LA CRISI DELL'ULIVO, I PROBLEMI DEL POLO Editoriale
 
PREMESSA
 Quando la Gazzetta di Sondrio fece il suo esordio in rete, a 
 gennaio del 2001, fra gli articoli pubblicati ve n’era uno con 
 titolo “Tocca al Polo”.
 Non era affatto articolo di parte, era analisi del tutto 
 obiettiva ed imparziale, quel tipo di analisi che in Italia è 
 difficile avere, anche perché questo o quel “politologo” non è 
 in realtà imparziale, come non lo sono giornali e riviste che 
 ospitano i loro articoli.
 Il nostro giornale, come chi scrive, è obiettivo perché 
 imparziale, sia pure con quel tanto di soggettività, comunque 
 non di parte, che non può non accompagnare qualsiasi valutazione 
 di chicchessia.
 Non é una sorta di proclama: chiunque può andare a verificarlo 
 leggendo quell'articolo, scritto oltre un anno fa, nella sezione 
 “Politica interna”.
 Ne riportiamo una parte: 
“Cosa manca al nostro Paese? Lo dicono tutti, dentro e fuori 
 Italia: la stabilità di Governo. In un Paese occorre infatti una 
 forza trainante egemone (che non vuoi dire totalitaria o 
 dimentica dell'esistenza di una minoranza che non è né può 
 essere, se si ha a cuore l'interesse del Paese, sempre 
 opposizione, come il modello inglese insegna, o dovrebbe 
 insegnare. L'Italia ha bisogno che la guidi qualcuno per due o 
 forse anche tre mandati legislativi per affrontare i nodi 
 strutturali avendo il tempo di scioglierli, dato che non basta 
 per questo fare le leggi, ma occorre anche applicarle, e occorre 
 poi controllarne i risultati, e occorre infine apportare le 
 correzioni che la realtà concreta evidenzia come necessarie”.
OGGI
 Fatta questa premessa analizziamo la situazione attuale.
 Un leit-motiv della campagna elettorale dell’Ulivo era la 
 ipotizzata disomogeneità dello schieramento opposto, con Bossi 
 dipinto come mina vagante. In realtà finora la maggioranza ha 
 dimostrato compattezza ed anche qualche sprazzo dialettico 
 interno è stato molto sommesso. Sorprendentemente la bagarre è 
 invece esplosa dentro l’Ulivo e, all’interno dell’Ulivo, dentro 
 la sinistra.
 Va anche detto che complessivamente la compagine di governo si 
 dimostra all’altezza del compito, e che la produttività in 
 questi primi mesi c’è stata, si concordi o meno sulle scelte 
 compiute e sulle decisioni assunte.
 Lo stesso segretario dei DS, Fassino, ha ammonito parlando di 
 fronte ad una grande platea, a meditare sul fatto che l’on. 
 Berlusconi è accreditato dai sondaggi, non di parte, di un 
 consenso in crescita fra la gente. 
 L’Ulivo non gli ha dato retta, e non medita, soprattutto con 
 riferimento a quella che dovrebbe essere una dicotomia 
 avvertita, fra Paese legale e Paese reale. Sosteneva infatti 
 tempo fa un autorevole “politologo” che la cosiddetta opinione 
 pubblica non è tale. In realtà quella che molti ritengono tale è 
 la voce di un Palazzo, sia pure allargato a addetti ai lavori, 
 giornali e commentatori, che in Italia conta poche decine di 
 migliaia di persone, quasi mille volte meno rispetto alla 
 popolazione del Paese.
 Ne sono specchio le battaglie politiche che l’Ulivo sta 
 conducendo.
IL CONFLITTO DI INTERESSE
 Cominciamo dal “conflitto di interessi”. 
 Esiste e paradossalmente il primo che dovrebbe essere 
 interessato – bisticcio lessicale ma realtà obiettiva – è lo 
 stesso on. Berlusconi per togliersi di torno una sorta di mina 
 vagante che poi qualche influenza può averla anche oltre 
 confine.
 Esiste e va risolto. In maniera esauriente.
 Ciò precisato a scanso di equivoci, due aspetti negativi su 
 questa scelta dell’Ulivo di assumerlo come punta di diamante 
 dell’offensiva contro il Governo.
 è Primo aspetto i piedi 
 di argilla. Nella precedente Legislatura una legge sul 
 conflitto di interessi stava per uscire. Alla Camera la proposta 
 aveva ottenuto un voto quasi plebiscitario. Per qualche arcana e 
 strana ragione la maggioranza di centro-sinistra a quel punto 
 pigiò il pedale sul freno. Risultato: oggi il centro-destra ha 
 facile gioco a controbattere gli avversari chiedendo perché 
 allora sia stato pigiato il freno e non l’acceleratore, visto 
 che in un mese o poco più il Senato avrebbe potuto varare 
 definitivamente la legge.
 è Secondo aspetto il 
 responso delle urne. Il conflitto di interesse c’era prima 
 delle elezioni e ciò nonostante gli italiani hanno scelto 
 Berlusconi. Ne andrebbe tenuto conto. Andrebbe tenuto conto che 
 per la maggioranza degli italiani questo non è il problema 
 prevalente.
 Giusta allora una posizione del centro-sinistra per la soluzione 
 del problema, ma sbagliato mettere al centro della battaglia di 
 opposizione questa questione che per la maggioranza degli 
 italiani non è stata ritenuta determinante. Al pensionato, al 
 lavoratore precario, all’imprenditore in difficoltà non importa 
 il conflitto di interesse ma importa il suo interesse e cioé che 
 i suoi problemi vengano risolti.
I PROBLEMI INTERNI DELL'ULIVO
 Vediamo poi l’altra battaglia, quella tutta interna, quella che 
 veniva data per certa nel centro destra e che invece travaglia 
 ora il centro-sinistra e, in particolare, la sinistra. 
 C’è il problema di una debolezza di leadership in quanto Rutelli 
 non è il leader di uno schieramento coevo. Non dimentichiamo che 
 quando é nato l'Ulivo non c'era al vertice solo Prodi, ma la 
 coppia Prodi-Veltroni. 
 Ci sono frizioni fra Margherita e DS, ci sono frizioni fra 
 sinistra “tradizionale” e DS, ci sono problemi interni ai DS. 
 Tutto questo è lo specchio di una carenza di strategia.
 La rivolta degli intellettuali contro la classe dirigente, la 
 piazza che torna prepotentemente alla ribalta sono elementi di 
 pressione per una politica più incisiva e più qualificata a 
 sinistra. Questo può portare a una soluzione dei problemi della 
 sinistra, e anche dei DS, ma ne crea sul versante centrista. E 
 una rivincita dell'Ulivo è possibile solo se tale coalizione riesce ad 
 acquisire consensi al centro.
 La soluzione dei nodi, la definizione di una strategia, la 
 ricostruzione di una leadership autorevole non sono cose di poco 
 conto. Si tratta di un processo che richiede, oltre al resto, 
 anche tempo, Difficile pensare che basti quello della presente 
 Legislatura. 
 Può cambiare le cose solo Berlusconi, salvo ovviamente 
 maxi-eventi imprevedibili, o per inciampi di governo, o per 
 insorgenza di problemi interni alla coalizione che peraltro oggi 
 non si profilano all’orizzonte. 
 Senza autogol la storia politica 
 anche della prossima XVa Legislatura appare già segnata.
I PROBLEMI DEL POLO
 Un problema grosso lo ha anche il centro-destra - che la gente 
 continua a chiamare Polo e non già Casa della Libertà.- anzi 
 specificatamente Forza Italia. Le ultime elezioni, calcolando i 
 suffragi avuti nel proporzionale che rappresenta la cartina di 
 tornasole della consistenza dei vari Partiti, le hanno dato un 
 peso elettorale paragonabile a quello che aveva la DC, Un 
 Partito di massa non può essere un partito di rappresentanti che 
 hanno avuto la delega dagli elettori ma deve essere presente 
 nella società. O meglio può anche esserlo, inizialmente é anche 
 un vantaggio, ma col passare del tempo, con magari l'inevitabile 
 profilarsi di difficoltà, salgono i rischi.
 Per fare un esempio un tempo la DC in provincia era arrivata ad 
 avere anche 106 sezioni, ben più dei 78 comuni della provincia. 
 Aveva, grossomodo un iscritto ogni 10 famiglie. Presenza 
 massiccia dunque, articolata e approfondita nella società. Oggi 
 i Partiti, ma in particolare il primo, e cioè Forza Italia, ha 
 qualche sezione e un numero di iscritti che può stare nel 
 rapporto di un iscritto ogni 100 famiglie.
 Chi governa deve ricercare il giusto equilibrio fra i cosiddetti 
 "poteri forti" e il "potere di rappresentanza". L'autorevolezza, 
 e quindi la forza, di questo si basa non solo sui voti ma 
 soprattutto nella effettiva presenza nella società.
 A questo aggiungasi un eccesso di dirigismo centralista (si veda 
 una dichiarazione ufficiale apparsa sui giornali: prima di 
 discutere con gli alleati sulle prossime amministrative del 
 capoluogo occorre attendere le indicazioni degli organi 
 regionali del Partito, ma si vedano altri fatti, nel merito dei 
 quali ovviamente non entriamo).
 Ultimo aspetto da sottolineare, - cosa che peraltro se vede più o 
 meno tutti i partiti sullo stesso piano non significa che il 
 peso sia lo stesso: qui si sta parlando 
 infatti del "Partito-guida", per consenso elettorale -, l'assenza di 
 iniziative di formazione dei propri quadri, politici ed 
 amministrativi.
 Sono problemi non di oggi, ma di un domani prossimo quando le 
 contingenze inevitabilmente richiederanno un'articolazione da 
 Partito e non, sostanzialmente, da movimento elettorale e da 
 consesso degli eletti.
 Per fortuna sua Forza Italia ha del tempo davanti per affrontare 
 questi problemi, vista la crisi in cui si dibatte l'opposizione,. 
 Una fortuna che vale sul piano meramente politico dato che le cose sono diverse 
 sul piano amministrativo, e non mancherà occasione di 
 parlarne.
 Infine, tema che riguarda tutta la maggioranza, ma anche 
 l'opposizione, e vale a Roma, a Milano, a Sondrio, la scelta fra 
 modello inglese e modello veronese.
LA SCELTA FRA MODELLO INGLESE 
 E MODELLO VERONESE
 Ricordiamo al riguardo l'articolo pubblicato il 14 dicembre scorso, e 
 tuttora leggibile in altra sezione del giornale. Ricordiamo 
 alcuni passi a cominciare da quello iniziale: "La saggezza popolare ci ha tramandato il detto "Tutti sulle 
 mura", sintetizzando la priorità numero uno: se c'é un assedio 
 ogni bega, ogni divisione va lasciata da parte per impiegare 
 ogni energia a respingere gli attaccanti". E poi si 
 ricordavano, e illustravano, alcuni precedenti significativi, in 
 provincia, di applicazione di quello che può essere definito "il 
 modello inglese: la Statale del lago, il caso Fossati, il Piano 
 della Comunità Montana unica di Valtellina, le calamità del 1983 
 e del 1987. E poi si diceva che in provincia - ma il discorso 
 vale anche per Roma, un po' meno a Milano - oggi risulta essere 
 quello "veronese" ovvero del modello che ci viene dalla tradizione 
 letteraria, da Shakespeare, con la storia delle famiglie Capuleti e Montecchi, in dissidio 
 permanente. Si scriveva "Non c'é un solo problema, e ne abbiamo di solidi sul tavolo, per 
 il quale valga il detto "Tutti sulle mura".
 Su alcuni temi, fondamentali per lo sviluppo della provincia,
 unire le forze ci sembra che dovrebbe essere la priorità, 
 visto che é in gioco l'avvenire delle nuove generazioni. 
Unire le forse, beninteso nel rispetto dei ruoli, senza 
 confusioni.
 Unire le forze non significa consociativismo, perché se si 
 trattasse di trovare soluzioni di compromesso allora meglio 
 lasciar stare. 
Unire le forze invece per realizzare una 
 sintesi, al punto più alto possibile, questo sì".
 In questi giorni il Presidente della Repubblica sta insistendo 
 parecchio su questi concetti.
 IL CASO 
 DI ARDENNO (E QUELLO DI SONDRIO)
Vale, didascalicamente, la 
 pena di richiamare un gustoso episodio di tempo fa. Ardenno aveva un grosso 
 problema. Il Segretario provinciale della DC, Partito allora di 
 maggioranza assoluta, intervenne sul Ministro Valsecchi che 
 riuscì a trovare a Roma la soluzione. La segreteria DC ne informò 
 il capogruppo DC che diede la notizia durante una seduta di 
 Consiglio Comunale. L'indomani il Sindaco Covaia faceva 
 pervenire alla Segreteria DC di Sondrio il ringraziamento suo e 
 della popolazione per questo intervento con preghiera di 
 trasmetterlo anche al Ministro Valsecchi. 
 Il particolare 
 interessante é che il Sindaco Covaia era comunista. 
 Orbene, la DC non aveva guardato al colore dell'Amministrazione 
 di Ardenno, ma ai bisogni della gente. Il Sindaco non aveva 
 pensato alla propria tessera e al fatto che la sua lettera 
 avrebbe anche potuto essere utilizzata propagandisticamente 
 dalla DC (che non lo fece).
 Non si tratta solo una questione di fair-play, ma, appunto, di 
 etica politica: prima i problemi, poi il resto.
 E sarà quello che risponderà Formigoni ad una annunciata strana lettera, 
 di cui si parla avanti, dato 
 che lui stesso, in più occasioni, ha espresso la stessa linea.
 La strana lettera, ovvero 
 dopo il caso di Ardenno, il caso di Sondrio: abbiamo letto che i 
 capigruppo della Casa delle Libertà vorrebbero 
 scrivere a Formigoni per far tirare le orecchie al consigliere 
 regionale Bordoni perché se la intenderebbe troppo con il 
 Sindaco Molteni (con gli esempi del Museo del Vino, di un 
 intervento urbanistico che Bordoni avrebbe appoggiato a 
 Milano, ecc. ).
 Premesso che il Museo del Vino é idea che viene da lontano - 
 l'aveva lanciata l'allora Assessore alla Cultura a Sondrio 
 Rossattini nei primi anni '80! - la cosa, se non smentita, ha 
 veramente del paradossale, e non c'é bisogno neppure di spiegarne 
 le ragioni. 
 Etica vorrebbe infatti che in primis vengano i problemi, poi le 
 convenienze di parte. Mancherebbe altro che nelle diverse 
 Istituzioni i vari rappresentanti mandino avanti solo i problemi 
 cari ai loro amici politici e cerchino di affossare gli altri! 
 Proviamo ad immaginare Provera, Scherini e Parolo impegnati a 
 Roma in questa direzione, Bordoni a Milano, Tam a Milano in 
 senso opposto, e così via. Saremmo alla schizofrenia della 
 politica.
 C'é da augurarsi che si sia trattato 
 solo di un infortunio di percorso (qualcuno ha parlato di 
 scherzo di carnevale in ritardo) e che autorevolmente i moniti 
 del Presidente della Repubblica, a parole condivisi da tutti, e 
 più modestamente il caso richiamato di Ardenno, almeno qui in 
 provincia facciano riflettere.
 L'INTERESSE CHE CONTA
 Tornando al tema é evidente la disaffezione della gente per la 
 politica e per i partiti. 
 E' interesse di tutti - meno per qualche potere forte come 
 Bruxelles insegna - che la politica, con adeguata 
 partecipazione, torni ad avere, in Italia e in provincia, il 
 ruolo che é indispensabile per uno sviluppo nella crescita anche 
 morale e culturale. 
 E' interesse di chi governa, per poter governare meglio, per 
 limitare l'impatto negativo delle decisioni impopolari che 
 qualche volta sono inevitabili, per assicurarsi un futuro più 
 agevole. 
 E' interesse dell'opposizione per attrezzarsi e prepararsi per 
 cercare di sostituirsi a chi governa.
 E sarebbe anche auspicabile un maggior rispetto reciproco: il 
 pensarla diversamente, tenuto poi conto che é raro trovare chi 
 possiede la verità tutta intera (a memoria pare di non ricordare 
 altri oltre a Chi é nato or sono 2001 anni e due mesi domani), 
 non é un delitto. Ascoltare anche le ragioni altrui, pur senza 
 alcuna confusione, può essere motivo di miglioramento delle 
 proprie tesi e delle proprie proposte.
 Perché, si veda, al di là, anzi al di sopra, dell'interesse di 
 chi governa o dell'interesse di chi é all'opposizione, ci sta 
 l'interesse della gente.
Ed.
 GdS 24 II 02
                                       
 
                                                
                                                 
 
 
