Dai Vescovi ai politici: litigate meno

Premessa - Così il Cardinale Ruini, Presidente della CEI - Ascoltare per risolvere i problemi della gente


PREMESSA


Nella prolusione dello scorso 16 settembre al Consiglio
Permanente della Commissione Episcopale Italiana, il Presidente
Camillo Ruini ha dedicato la quarta parte alla situazione
politico-economica italiana.

La posizione, abbastanza in linea con quella recentemente più
volte espressa dal Presidente della Repubblica, merita di essere
riferita con la pubblicazione del testo integrale,
principalmente per la sua importanza ma anche, a latere, per un
motivo di soddisfazione del nostro giornale. In vari commenti,
sia sui fatti nazionali che su quelli provinciali, abbiamo
infatti più volte ritenuto indispensabile, per il bene del Paese
o della Provincia, in ogni caso per il bene della gente, qualche
urlo in meno e qualche attenzione in più per gli avversari
politici, troppo spesso indicati, quale sia lo schieramento
attaccato e quello attaccante, come i peggiori nemici, in ogni
caso catastroficamente in errore.

Riportiamo dunque quanto ha detto il Presidente della CEI.


COSI' IL CARDINALE RUINI, PRESIDENTE DELLA CEI

Il testo:

"4. Dopo l'11 settembre 2001, e per la verità già nei mesi
precedenti, la situazione economica internazionale è andata
deteriorandosi e appare contrassegnata da un'incertezza diffusa.
Ciò ha riguardato chiaramente anche l'Unione Europea, e in essa
l'Italia. E' diventato quindi più difficile affrontare quei
problemi della nostra società che da tempo chiedono una
soluzione.

Ma la difficoltà è stata senza dubbio acuita da una specie di
spirale in cui sembra essersi avvitata la politica italiana,
causa uno scontro continuo tra maggioranza e opposizione, che ha
assunto via via toni sempre più aspri e generalizzati.

Gli inconvenienti di questo tipo di scontro sono sotto gli
occhi di tutti: per la maggioranza, e per il Governo che essa
esprime, diventa più difficile attuare i propri programmi,
mentre la minoranza riesce raramente a far recepire un proprio
apporto critico ma anche costruttivo.


Dal canto suo, l'opinione pubblica può essere indotta a ritenere
che scopo della dialettica politica sia di fatto una lotta per
il potere fine a se stessa, e non il misurarsi concretamente con
le questioni reali. Così un senso di preoccupazione e di disagio
tende a diffondersi nel Paese.
E' dunque quanto mai importante invertire la tendenza a
radicalizzare gli scontri, come voci molto autorevoli hanno
suggerito, resistendo alle spinte in senso contrario che non
mancano dentro e fuori dalle aule parlamentari: su questo
terreno sono messe alla prova, in entrambi gli schieramenti, le
autentiche capacità di guida.


Proprio la delicatezza della congiuntura economica e finanziaria
sembra inoltre richiedere di scegliere alcune priorità,
concentrando l'attenzione e gli sforzi sui nodi essenziali per
lo sviluppo e per il bene comune. Tra questi vanno certamente
annoverati la riforma dello "stato sociale" - che chiaramente
non significa il suo smantellamento - e l'incremento
dell'occupazione, che ha registrato progressi significativi ma
che richiede ancora un lungo cammino, soprattutto in riferimento
all'occupazione giovanile e femminile, specialmente nel
Meridione, il cui sviluppo resta in concreto la nostra prima
grande questione nazionale. Anche riguardo alle opere pubbliche,
la precedenza va data a quelle socialmente ed economicamente più
utili, sebbene forse meno appariscenti, come ad esempio quelle
che riguardano l'approvvigionamento idrico o il sistema viario e
ferroviario.
Nella dialettica a più voci che caratterizza la vita
democratica molto dipende anche dall'atteggiamento dei diversi
corpi e rappresentanze sociali, chiamati certamente a sostenere,
ciascuno nella propria autonomia, specifici e legittimi
interessi, senza però perdere di vista il bene comune".



ASCOLTARE PER RISOLVERE I PROBLEMI DELLA GENTE
Nitida l'immagine di
quella "specie di spirale in cui sembra essersi avvitata la
politica italiana, causa uno scontro continuo tra maggioranza e
opposizione" con le conseguenze: "per la maggioranza, e per il
Governo che essa esprime, diventa più difficile attuare i propri
programmi, mentre la minoranza riesce raramente a far recepire
un proprio apporto critico ma anche costruttivo.".
In effetti la radicalizzazione, vista dai banchi del
Governo, porta ad una sorta di autolesionismo perché il cammino
diventa più ostico. Vista dai banchi dell'opposizione invece
pure, cioé porta ad una sorta di autolesionismo perché non
produce nulla dando l'immagine di non contare nulla.

Quello che interessa a noi, nell'interesse della gente, é che i
problemi vengano risolti. Persino gli orbi vedono che, com'é
scritto in latino nella vecchia sala consiliare del Comune di
Sondrio, "nella concordia crescono anche le piccole cose, nella
discordia vanno in rovina anche le più grandi".

Non siamo a chiedere il consociativismo.

Il compromesso non é il meglio. Il meglio é invece la sintesi,
il prendere cioè quello che c'é di buono anche nelle proposte
altrui.

Lo spazio per il confronto dialettico é amplissimo. Non ci sia a
360 gradi. Si risparmino alcuni, ben precisi, problemi di fondo
sui quali far cadere, come nell'antichità, un sia pur breve
"periodo di pace olimpica", beninteso non generalizzata ma
limitata ai problemi citati.

Si ascolti il Presidente della Repubblica, si faccia tesoro di
quanto ha affermato il Presidente della CEI per affrontare, nel
Paese e in provincia, meglio i problemi della gente, specie
quelli, seri, che potrebbero attenderci prossimamente.
***


GdS 8 IX 02 -
www.gazzettadisondrio.it

***
Politica