Elezioni: riunito a Roma il Consiglio Nazionale del Patto

dMario Segni

Per la prima volta dopo le elezioni si è riunito ieri l’intero gruppo dirigente del Patto. Vi erano state riunioni regionali, incontri informali, incontri di varie aree, del Sud soprattutto. Era ormai tempo di fare una riflessione generale. Con qualche assenza dovuta alla data (siamo ormai al 22 luglio) c’eravamo tutti. E ne è venuta una bella e franca discussione.

Tutti hanno espresso, con molta convinzione, il desiderio di continuare la battaglia. Del resto è la prima cosa che ho detto ieri in apertura, e che avevo già anticipato in una newsletter all’indomani delle elezioni. Elettoralmente abbiamo perso, ma la linea è giusta, e i fatti la stanno confermando ogni giorno. Quindi dobbiamo proseguire. Naturalmente nei modi e nelle forme in cui la realtà ci consente. Qui la discussione è stata complessa, perché non è facile trovare i modi, nella situazione di oggi. Ma prima di questo vi è un punto che è propedeutico, e va chiarito in modo assoluto. Buo na parte della discussione è stata sulla strategia di fondo, ed è giusto che sia così. Ma c’è una cosa che non dobbiamo dimenticare, e che deve essere la premessa di tutto.

Il Patto è nato con una strategia. Questa è stata netta, chiara, sin dal 21 giugno dell’anno scorso. Il Patto nasce per creare un centro destra diverso, libero dall’ipoteca leghista e soprattutto dai veleni del berlusconismo con i suoi conflitti di interessi le sue leggi ad personam e così via. Quindi un centro destra che abbia un leader diverso e un diverso contenuto politico. Un centro destra veramente liberaldemocratico, come noi siamo, perché non vi è liberaldemocrazia nel partito azienda e nelle leggi contro il pluralismo dell’informazione, a cominciare dalla Gasparri. Ma abbiamo sempre detto a chiare lettere che in quanto liberaldemocratici siamo alternativi alla sinistra. Proprio per creare un centro destra diverso non entriamo nella Casa delle libertà, perché è una coalizione nata sulla potenza mediatica, finanziaria e organizzativa di Berlusconi e chi entra là dentro ne deve condividere tutte le conseguenze, sino alla strenua difesa degli interessi di Mediaset. Ma in quanto liberaldemocratici non entriamo nella sinistra e nell’Ulivo. Del bipolarismo, di cui siamo gli artefici, vogliamo costruire la gamba di destra, mettendola sulla linea di De Gasperi e di Einaudi, invece che su quella di Bossi e di Berlusconi.

Che questa fosse una linea difficile lo sapevamo sin dall’inizio. Che fosse difficile non solo prendere i voti, ma anche spiegarla, ce lo siamo detti migliaia di volte. Che ci siano stati errori di comunicazione è possibile. La gente, che vuole le semplificazioni, soprattutto oggi, divide l’Italia in due, Berlusconi da una parte e la sinistra dall’altra, e quando diciamo che c’è un’altra Italia spesso si arrabbia. Ma intendiamoci, noi nasciamo proprio per contestare che esista solo la sinistra e i berlusconiani. Se quello che abbiamo fatto ha un v alore è proprio nel dimostrare che se non si sblocca questa antitesi l’Italia sarà sempre un caos, che bisogna liberare il centro destra dalle follie leghiste e da chi lo usa solo per interessi.

Questa è la linea, cari amici. E dico subito che almeno per quanto mi riguarda non sono affatto disposto a cambiarla. Perché la ritengo difficile, anzi difficilissima, ma giusta. Perché sono convinto che l’Italia ha bisogno di questo. Perché io faccio solo le battaglie in cui credo, ed altre non ne faccio.

Del resto tutto quello che sta capitando dopo le elezioni si incarica di dimostrare che abbiamo ragione. La maggioranza si sta sfasciando, e non sta crollando per colpa di Tremonti, ma perché non si governa l’Italia se non si ha una linea politica, una chiarezza programmatica e uno slancio ideale. Tutto questo non è compatibile con una maggioranza azienda, che nella difesa di interessi particolari ha l’unico punto in comune. Sin che le cose vanno bene si galleggia. Quando arrivano i problemi la coalizione esplode. Di fronte a tutto questo che vogliamo fare? Entriamo nella Casa delle libertà proprio quando si sta sfasciando? Saltiamo sul carro di un Ulivo trionfante che probabilmente (e legittimamente) vincerà le prossime elezioni e cerchiamo di occupare l’ultimo angolino libero? Via ragazzi. Non dimentichiamo una cosa: sui nostri manifesti elettorali abbiamo scritto una parola: siamo un movimento serio.

Tutto questo non risolve i nostri problemi, sia ben chiaro. E sono problemi difficilissimi, a molti dei quali oggi non ho risposta. Proprio per questo abbiamo deciso di rivederci subito dopo agosto, perché è probabile che in quel momento le cose siano più chiare. Ma almeno una cosa dobbiamo saperla. Non partiamo da zero: abbiamo una strategia ben precisa, la domanda è come attuarla.
Mario Segni


GdS 20 VII 2004 -
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Mario Segni
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