Lettera aperta all'on. Bossi. Prima rifletterci su, poi casomai fucilare
 FUCILAZIONI
 Secondo Lei, on. Bossi, si dovrebbero fucilare tutti i 
 democristiani, i socialisti e i sindacati perché è colpa 
 loro il debito pubblico che oggi è la palla al piede 
 dell’Italia.
IL DEBITO CALCOLATO PER OGNI FAMIGLIA
 Egregio onorevole, chi scrive ha ripetutamente scritto, anni 
 fa più o meno così “noi stiamo assumendo un grave debito con 
 le future generazioni”, proprio in relazione al fatto che si 
 spendeva in Italia più di quanto non si produceva, caricando 
 la differenza sul bilancio dello Stato. E per far capire 
 alla gente non davamo la cifra globale del debito. Dire un 
 milione di miliardi di lire, o 100.000 o 10.000, é più o 
 meno lo stesso in quanto si tratta di cifre al di fuori 
 della comprensione comune.
 Per far capire noi usavamo un sistema semplice: siccome lo 
 Stato siamo noi dividevamo il debito pubblico per il numero 
 di italiani, ricavando così il nostro debito individuale 
 medio. E per far capire ancora meglio usavamo il criterio 
 famigliare. Mancava la percezione di quelle cifre immense ma 
 la gente capiva benissimo quando scrivevevamo che ciascuna 
 famiglia, di quattro persone, aveva un debito di 100 
 milioni, poi di 115 e così via sino ai quasi 200 di oggi.
 Eravamo però molto in pochi a pensarla così, e, soprattutto, 
 a prendere questa posizione pubblica, rischiando il 
 linciaggio, se non quello fisico certamente quello morale.
 Lei allora c’era
 Lei allora c’era.
 L’obbligo scolastico lo aveva assolto già da parecchi anni 
 per cui era perfettamente in grado di intendere e volere. 
 Già, anzi, si interessava di politica, quindi queste cose 
 non dovrebbero esserle una novità.
IL DILUVIO SUL MINISTRO DEL TESORO
 Lei non dovrebbe avere dimenticato che il Ministro del 
 Tesoro di turno, quasi sempre un democristiano, facendo il 
 suo dovere di responsabile della spesa, regolarmente 
 resisteva alla pioggia, meglio al diluvio, di richieste di 
 soldi da ogni parte, e diventava regolarmente il cattivo, 
 l’orco della situazione, finendo ad andare sotto per una 
 sorta di generale convergenza. Si trovavano tutti 
 nell’assalto alle diligenza, dai “padroni” ai “proletari”. E 
 non può ad aver dimenticato che in prima linea si trovavano 
 anche quelli che poi sono diventati i suoi primi, e secondi 
 e terzi, elettori…
E LA STAMPA
 E c’era, massicciamente, anche la stampa che andava a nozze 
 con i titoloni.. L’inflazione correva, aumentava tutto e 
 quindi anche le spese. Ma, guarda caso, chi faceva andare i 
 treni, i tram, i telefoni, l’acqua, il gas, i rifiuti e ogni 
 altro pubblico servizio, doveva fare gli acquisti a prezzi 
 maggiori, doveva pagare di più i dipendenti ma non avrebbe 
 dovuto aumentare le tariffe. L’inflazione era cresciuta del 
 10%? Chi aumentava le tariffe, spesso neppure del 10% al di 
 sotto dell'inflazione, si trovava alla gogna e il titolo di 
 prammatica, a caratteri cubitali, era “stangata” (che però 
 non compariva quando aumentava il prezzo del giornale o 
 quello dei prodotti di questo o quell'editore di giornale, 
 quasi tutti in mano a imprenditori, pochissimi essendo gli 
 editori "puri"...).
L'ESEMPIO DELLA VALTELLINA
 Vede onorevole, é bene fare l’esempio della Valtellina.
 Se Lei andasse a riprendere la stampa locale degli anni 
 settanta troverebbe molti spunti di riflessione. Facciamo il 
 caso dei trasporti pubblici.
 Allora fu varato il Consorzio tra i Comuni e la Provincia. E 
 poi fu varata la STPS, una società mista, uno dei primissimi 
 casi in Italia. Dove, per Statuto, il Presidente veniva 
 nominato dal pubblico e l’Amministratore Delegato, 
 l’operativo dunque, dai privati.
 Qualche tempo dopo ci fu un confronto e la STPS, nonostante 
 l’aggravio per il territorio fortemente montagnoso e la 
 ridotta densità demografica, esibì il suo costo chilometrico 
 medio: circa 700 lire, il più basso di tutti in Lombardia 
 con l’APAM, azienda provincializzata di Mantova, a quota 
 2700 nonostante che le sue linee fossero tutte in pianura e 
 in zone ad alta densità di utenti.
 Non fu affatto semplice. Nella stampa locale troverà cosa si 
 pensava e si sentiva. Troverà ad esempio che un autorevole 
 sindacalista, largamente stimato, sosteneva che il trasporto 
 era un servizio sociale e quindi doveva essere gratuito. A 
 carico della collettività dunque, che poi però non avrebbe 
 avuto – gli si obiettava – i mezzi per interventi prioritari 
 sempre nel sociale.
 La classe dirigente resistette, le tariffe, senza diventare 
 esose, furono congrue, la conduzione aziendale mirabile, i 
 risultati sono ancor oggi lì da vedere. C’era però un 
 piccolo particolare: la DC aveva la maggioranza assoluta e 
 quindi per le decisioni non c’era lo stillicidio delle 
 mediazioni, la palla al piede delle pressioni, l’aggressione 
 dei mass-media . Non solo, ma c’era una classe dirigente nel 
 suo complesso, opposizione dunque compresa, responsabile e 
 attenta al bene comune come da lunga tradizione valtellinese 
 di serietà amministrativa. Lei pensi, per fare un altro 
 esempio, che proprio alla vigilia delle elezioni del 1980 il 
 Consiglio Comunale non di Vattelapesca ma del capoluogo 
 della provincia, approvò un ventaglio di aumenti che 
 riguardava tutte le tariffe comunali. Lo fece all’unanimità.
 Chi a Roma avrebbe potuto resistere all’assedio proveniente 
 da ogni parte e con ogni parte munita di fior di argomenti?
 ANCHE I PREPENSIONAMENTI
 Quando l’ing. De Benedetti presentò il primo piano di 
 salvataggio dell’Olivetti, in una con altre determinazioni 
 previde il prepensionamento di circa un migliaio di 
 dipendenti, onere naturalmente a carico del pubblico. 
 L’allora Ministro dell’Industria Donat Cattin, nonostante 
 fosse piemontese come l’azienda di Ivrea, nonostante la sua 
 provenienza sindacale, si oppose strenuamente per il 
 contenuto e per questo strano metodo di decidere facendo 
 pagare un prezzo ad altri – lo Statio e quindi tutti noi – 
 senza neppure interpellarlo. Apriti cielo! Si trovò contro 
 l’universo mondo e alla fine fu messo sotto.
CASSINTEGRATI FIAT E INVALIDI DEL SUD
 E prendiamo l’esempio della FIAT. Quando ci furono le 
 massiccie messe in Cassa Integrazione, l’allora Sindaco di 
 Torino, Guido Novelli, un galantuomo cattolico militante nel 
 PCI, avanzò la proposta, con eco larghissimo in Italia, di 
 utilizzare i cassintegrati negli Enti Locali con il 
 pagamento della differenza sino a stipendio pieno. Coro 
 unanime di elogi ma non se ne fece niente. E perché? Perché 
 non lo si diceva ma andava bene così. Il cassintegrato che 
 aveva voglia di lavorare faceva gola a molte imprese. In 
 nero guadagnava bene lui e l’impresa risparmiava i 
 contributi. L’altro si accontentava della Cassa, non molto 
 meno dello stipendio, e aveva tutto il tempo libero…
 Vede, on. Bossi, si tuonava, Lei compreso, contro le false, 
 in tutto o in parte, pensioni di invalidità soprattutto del 
 Sud dimenticando però il costo dei cassintegrati e dei 
 prepensionamenti, soprattutto al Nord… 
 In una democrazia le decisioni dall’alto difficilmente si 
 riescono ad imporle, quand’anche giustificate. Mi pare che 
 anche Lei, on. Bossi, qualche volta – migliaia almeno – 
 questo concetto abbia ripetuto.
 questione-pensioni docet
 D’altronde la questione-pensioni docet.
 Sappiamo tutti che così non si può andare avanti, 
 indipendentemente da qualsiasi considerazione. La vita media 
 è aumentata straordinariamente. Gli anziani sono quasi 
 raddoppiati. Il periodo della pensione tra la fine del 
 lavoro e la fine della vita si è allungato. Le pensioni di 
 reversibilità scontano la eccezionale longevità femminile. 
 Il sistema non può reggere a lungo. Ma intorno a questo 
 problema si gira e rigira, in tutta Europa, senza riuscire a 
 venirne a capo, Lei per primo a tuonare contro il mettere 
 mano a questo problema.
RIFLETTERE PRIMA DI FUCILARE
 E allora, on. Bossi, prima di condannare alla fucilazione 
 qualcuno è bene riflettere un momentino. Magari qualcuno da 
 fucilare, metaforicamente, lo si può anche trovare, ma con 
 regolare processo, tenendo conto non dei cavilli ma del 
 contesto e delle situazioni.
 Ella, alla sua maniera, ha tuonato per questa fucilazione. 
 Il Premier, certamente attento ai Suoi voti in Parlamento 
 per le prossime scadenze, se l’è cavata dicendo che in 
 definitiva “Bossi parla ai suoi elettori”. Per la verità 
 dopo quella europea e l’altra dei magistrati tutti matti 
 questa è la terza clamorosa gaffe, anche se la stampa 
 nazionale non se ne è accorta. Dire così vuol dire infatti 
 prendere in un certo per scemi i suoi elettori. Ce ne sarà 
 qualcuno di scemo, come del resto negli altri Partiti o nei 
 senza-Partito, ma non ci pare che tutti meritino questo 
 peregrino, implicito, giudizio.
 Il suo, come leader politico, come Ministro della 
 Repubblica, è stato un giudizio “storico” con le conseguenze 
 che la storia,da Catilina in poi, ci insegna, dato che si sa 
 che la scrive è quello che vince. Un giudizio che ha 
 suscitato un pandemonio di reazioni molto accese, talune 
 taglienti come tagliente era stato il Suo dire.
 DIVERSA LA NOSTRA STRADA
 Noi abbiamo seguito una strada diversa. Sarebbe stato facile 
 anche per noi, visto che in qualche misura siamo stati 
 compartecipi di quel periodo, replicare magari anche in modo 
 colorito.
 Abbiamo preferito replicare collegando prima la bocca al 
 cervello, con doppio circuito per ragioni di sicurezza, per 
 evitare antipatici black-out.
 E dunque, in tutta umiltà, il semplice invito alla 
 riflessione.
 Se non altro per evitare una grossa spesa allo Stato 
 italiano. Per le ragioni che dicevamo prima se c’è da 
 fucilare qualcuno in questo caso, calcolando che il plotone 
 di esecuzione debba essere formato da almeno una decina di 
 fucilieri e tenuto conto che i responsabili da Lei additati, 
 quelli ancora in vita, si aggirano almeno sui trenta milioni 
 di persone, occorrerebbe acquistare alcune centinaia di 
 milioni di pallottole.
 A meno che non sia questa la ricetta per diminuire 
 drasticamente il costo delle pensioni…
Alberto Frizziero
 GdS 28 IX 03  www.gazzettadisondrio.it
