L'URLO E L'ENFASI, OVVERO L'ITALIA DI OGGI
 
LA RAGIONE PER LA SOSTANZA NON PER I DECIBEL
 Una volta si diceva che tanto più sono valide le nostre ragioni 
 e tanto meno dobbiamo alzare la voce per sostenerle. In 
 casi-limite parlano addirittura da sole, nel silenzio più 
 totale, con la sola eloquenza dei contenuti. 
 Oggi invece si urla, in un crescendo di decibel, o, per stare ai 
 giornali, si titola vistosamente, sempre con enfasi.
 C'é il Consiglio Comunale di un piccolo paese, e nasce la 
 discussione su qualche aspetto della vita della comunità, 
 generalmente con le critiche dell'opposizione nei confronti 
 della Giunta. La sostanza e il dibattito meriterebbero un 
 titolino a due colonne. No, quattro o cinque colonne e spesso e 
 volentieri compare il termine "bufera", quasi una costante 
 nonostante poi che il termine non rientri nel linguaggio 
 corrente della gente. Una normalissima discussione con 
 normalissime critiche dei consiglieri di minoranza vengono fatte 
 assurgere al ruolo di "turbine con pioggia, neve, grandine" 
 (definizione del Palazzi).
 Se fosse solo questo...
BISCARDI
 Biscardi
 Non è stata una bella innovazione, qualche anno fa, il processo 
 calcistico di Biscardi. Oggi Mosca, che con i suoi interventi 
 urlati e (apparentemente) sguaiati aveva segnato quel tempo, 
 appare un dilettante a fronte di tanti che sulle televisioni 
 cosiddette “locali” (ma che in realtà raggiungono un territorio 
 con svariati milioni di persone) fanno a gara nell’urlo, a 
 censurare innanzitutto l’arbitro e poi questo o quel giocatore, 
 certe volte meritevole di impiccagione per aver svirgolato un 
 tiro in porta. 
 Non tutti sono così. Basti l’esempio dell’ex giocatore Serena 
 che commenta le partite in perfetta coerenza con il suo cognome, 
 e cioè serenamente, al punto di rimproverare aspramente un 
 collega cronista che era esploso contro un giocatore avversario 
 per quello che lo stesso Serena ha definito “un normale falletto 
 di gioco”. Ma è l’unico, o quasi, dato che gli altri non si 
 chiamano Serena e non sono affatto sereni. Sicuramente 
 l’enfatizzare ogni passaggio, immedesimandosi con il più 
 accanito tifoso, giova all’audience perché tanti si ritrovano in 
 questo modo di fare, per cui l’arbitro è per definizione 
 “cornuto” se fischia, non importa se a ragione, contro la 
 propria squadra. Se poi la cosa è di tutta evidenza allora viene 
 un altro ragionamento: “sì questa volta il fallo c’era, ma tre 
 mesi fa quando contro la Juve (o la Roma, o il Milan ecc., 
 dipende dalla squadra di cui si è tifosi…) c’è stata una 
 situazione di questo genere lui non ha fischiato…
 E così poi gli arbitri, gli allenatori, i giocatori, i dirigenti 
 delle squadre, i giornalisti vengono influenzati dal clima
 Se la moviola venisse usata come per il calcio, poniamo, per il 
 Papa, apriti Cielo! Ha stortato la bocca quando parlava quello e 
 diceva…, si è pizzicato il naso, ha guardato in quella direzione 
 e quindi…, si è stufato, si è arrabbiato, e così via...
 Tutto per fare audience, per cercare di acquisire consenso, a 
 poco prezzo s'intende, e per giunta di quello che non dura, che 
 non può durare posto che ci sia. Il vero consenso nasce dalla 
 riflessione non dall'emotività.
BORRELLI
"Resistete, resistete, resistete"
Non si è sottratto al richiamo delle moderne sirene 
 dell’urlo e dell’enfasi neppure il Procuratore Generale della 
 Repubblica di Milano dr. Borrelli. Contenuto in fatto di 
 decibel, di portamento elegante, affabile nei modi, le sirene lo 
 hanno attratto nelle loro dolci spire sulla sostanza.
 Il suo triplice “Resistete, resistete, resistete”, durante 
 l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano è stato 
 certamente lontano mille miglia da quel che si attende da una 
 persona investita di altissima e dedicata responsabilità.
 Non censuriamo la sostanza, senza entrare nel merito quindi, 
 sottolineiamo l’abito indossato, quello di moda, da iscritti al 
 Club dell’urlo e dell’enfasi..
POLITICA
 Figurarsi se poteva sottrarsi al clima da corrida la politica!
 Parlano tutti. Naturalmente chi usa un linguaggio riflessivo, 
 chi espone concetti é un perdente in partenza. Lo scoop viene da 
 chi esce in qualche espressione fuori misura, o da chi usa anche 
 solo sfumature diverse da un collega della stessa parte o della 
 stessa Istituzione.
 Il caso del conflitto in atto fra mondo sindacale e Governo é 
 emblematico.
 Si dirà che ci sono grossi problemi di sostanza. In parte é 
 vero, in parte no.
 Abbiamo visto situazioni ben più complesse nel tempo trascorso, 
 quando era in auge la cosiddetta "Prima Repubblica" - di cui 
 oggi quando se ne parla é solo per parlarne male, un falso 
 storico con il peccato di omissione di troppi che per pavidità 
 non rivendicano i meriti, che magari essi stessi avevano 
 concorso a determinare! -. Ebbene più di una volta un dibattito 
 accesissimo, in tempi in cui la contrapposizione aveva in parte 
 una matrice mondiale, si é improvvisamente sciolto come neve al 
 sole. Non per una novella illuminazione sulla strada di Damasco, 
 ma perché capita molto spesso che forma e sostanza si miscelino, 
 e sia la forma a creare il clima di corrida. Quel clima che 
 radicalizza le posizioni e che impedisce la mediazione, elemento 
 essenziale per qualsiasi sintesi di Governo. Questa é l'essenza 
 della politica, che, pur con problemi che tutti abbiamo 
 riscontrato, ascrivibili però all'ultimo periodo, aveva piena 
 cittadinanza nella cosiddetta "Prima Repubblica".
 VOLEEETE SMEEETTEERE DI URLAAARE, PEEER FAAAAVOOOREEE?????
 Tutti, e non solo i politici.
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 GdS 28 III 02
                                       
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