MA QUESTO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO!
 
PREMESSA
 Una e-mail di Valerio Delle Grave ha portato alla nostra 
 attenzione un testo a lui pervenuto da altra persona (ne 
 pubblicheremo il nome se debitamente autorizzati). Un testo 
 suggestivo, leggibile da taluni come sottolineatura arguta del 
 problema del conflitto di interessi ma trattato indubbiamente 
 con garbata ironia, da altri con connotazione politica, da altri 
 ancora in termini sociologici e di costume. Noi lo prendiamo a 
 spunto di alcune considerazioni di carattere generale, "neutre", 
 obiettive, di ampia portata. Prima però la lettura del testo:
IL TESTO
Salve, mi chiamo Mario 
 Rossi e vivo a Milano, in un palazzo costruito dall'attuale 
 Presidente del Consiglio. Lavoro in un'azienda dove l'azionista 
 principale è... il Presidente del Consiglio. Anche 
 l'assicurazione dell'auto con cui mi reco al lavoro, è del 
 Presidente del Consiglio. Mi fermo tutte le mattine a comprare 
 il giornale, di cui è proprietario il Presidente del Consiglio. 
 Al pomeriggio, esco dal lavoro e vado a far spesa in un 
 supermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti 
 realizzati da aziende del Presidente del Consiglio. Alla sera, 
 quasi sempre guardo le TV del Presidente del Consiglio, dove i 
 film (spesso prodotti dal Presidente del Consiglio) sono 
 continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia 
 pubblicitaria del Presidente del Consiglio. Allora mi stufo e 
 vado a navigare un po' in Internet con il provider del 
 Presidente del Consiglio. Soprattutto, guardo i risultati delle 
 partite, perché faccio il tifo per la squadra del Presidente del 
 Consiglio. Una volta a settimana più o meno vado al cinema, 
 nella catena del Presidente del Consiglio, anche lì vedo un film 
 prodotto dal Presidente del Consiglio, e gli spot iniziali sono 
 realizzati dall'agenzia del Presidente del  Consiglio. La 
 domenica rimango a casa, leggendo un libro, la cui casa editrice 
 è di proprietà del Presidente del Consiglio.  Naturalmente, 
 giustamente, come in tutti i Paesi democratici anche in Italia è 
 il Presidente del Consiglio che fa le leggi, che vengono 
 approvate da un Parlamento dove la maggioranza è saldamente in 
 mano al Presidente del Consiglio. Che ovviamente  governa 
 nel MIO esclusivo interesse.
 X Y
IL 
 COMMENTO, OBIETTIVO ED IMPARZIALE
 Hanno osservato alcuni 
 commentatori politici che il nodo non é tanto rappresentato 
 dalle molteplici attività economiche del Presidente Berlusconi 
 bensì dal fatto che nella flotta imponente di imprese di vario 
 tipo c'é una supercorazzata rappresentata da Mediaset, colosso 
 economico ma di importanza ben maggiore rispetto alle pur 
 imponenti poste di bilancio.
 Il giornale ha già scritto su questo argomento, in particolare 
 citando due aspetti. In primis il misterioso stop alla legge sul 
 conflitto di interessi, problema che non é nato ieri ma quasi 
 otto anni fa, ad opera dell'Ulivo dopo la quasi plebiscitaria 
 approvazione alla Camera. In secondo luogo la constatazione che 
 pur in presenza di questo problema gli italiani hanno dato all'on. 
 Berlusconi il consenso popolare.
 Il problema va visto ab-initio, va visto considerando cioè come 
 é avvenuta la discesa in campo dell'on. Berlusconi e il suo 
 travolgente successo, unico esempio nelle democrazie 
 occidentali.
 La storia dimostrerà come dalla Liberazione a tutti gli anni '80 
 il Governo del Paese sia stato prerogativa della politica, con 
 un esercizio largamente positivo, un certo qual degrado - e non 
 generalizzato come si vorrebbe far credere -, essendosi 
 manifestato solo negli ultimissimi anni quando venne meno 
 l'egemonia politica della DC. 
 E' un dato che nei Paesi ove vien meno l'egemonia politica, non 
 importa quale ne sia il colore, l'instabilità conseguente é 
 terreno fertile per gruppi di pressione, lobbyes, gruppi di 
 potere. La verità é che nell'esercizio del Governo i conti con i 
 cosiddetti "poteri forti" non possono essere elusi. Riteniamo 
 che Giulio Andreotti meglio di ogni altro abbia compreso e 
 risolto questo problema. Con lui, a nostro avviso, vi é stato il 
 punto più alto per i poteri di rappresentanza popolare nel, per così dire, condominio fra 
 quelli e i poteri forti.
 Il successo di Berlusconi é un regalo della classe politica che 
 per una serie di ragioni, che sarebbe troppo lungo analizzare 
 in questa sede, é 
 riuscita a realizzare non un autogol ma molte autoreti. Per la 
 verità nel Festival delle autoreti era entrata, dopo la prima 
 vittoria elettorale, anche la 
 maggioranza del Polo, aprendo la via a un rientro nei 
 ranghi certo dell'Ulivo ma soprattutto della Politica. 
 Dopo un andare a tentoni, con alcune positive "zampate" di 
 Governi tecnici che, appunto perché "tecnici", hanno avuto lo 
 spazio per pesanti misure di riassetto economico-finanziario del 
 Paese, l'Ulivo aveva avuto la sua occasione con il binomio Prodi-Veltroni. L'ha sprecata. Al di là dei vari fatti 
 contingenti che conosciamo la vera ragione sta nel deficit di 
 Politica, quella con la P maiuscola.
 Freddezza di analisi politica vuole che si dica quello che in 
 troppi si ostinano a non riconoscere: che cioè la Casa delle 
 Libertà, pur con qualche contraddizione su cui il giornale si é 
 già intrattenuto, facendo tesoro degli errori passati, ha saputo 
 trovare la via di un ritorno alla Politica. Basti pensare alla 
 coesistenza Fini-Bossi sulla quale solo pochi mesi prima nessuno 
 avrebbe scommesso mille lire contro centomila.
 Per contro neppure la sconfitta elettorale ha dato lo sprone 
 all'Ulivo, che pure ha un bagaglio di tradizione politica, ed 
 invece si dibatte tuttora in preda a incertezze - eufemismo - ed anche 
 qualche convulsione, come le vicende di questi giorni nell'UDEUR, 
 e le diverse altre dei mesi scorsi, dimostrano.
 L'apologo di XY resta suggestivo, ma trascura le considerazioni 
 che abbiamo fatto.
 Ed un'altra. 
 L'on. Berlusconi ha avuto tutto dal mondo 
 economico-finanziario. Il suo obiettivo, che lo realizzi o meno, ora é di gran lunga più ambizioso: un posto nella storia. 
 Venderebbe anche tutte le sue proprietà pur di arrivare a questo 
 risultato; la stessa assunzione in prima persona del Dicastero 
 degli Esteri, e un attivismo su più fronti internazionali, 
 rientra in questa logica.
 Sappiamo, obiettivi e imparziali come cerchiamo di essere, che 
 queste nostre valutazioni non troveranno molti consensi.
 Ora.
 Ne riparleremo più avanti, con la verifica alla prova dei fatti. 
 In fin dei conti in questi ultimi trent'anni sono state 
 tantissime le occasioni di scarsità di consensi nel momento 
 delle valutazioni e di abbondanza di riconoscimenti a posteriori 
 sulla loro effettiva validità...
Alberto Frizziero
GdS 15 III 02
S.GIUSEPPE DI SANGUE 
 (Nota aggiuntiva del 19. marzo)
Un'aggiunta tragica.
 Edizioni straordinarie dei telegiornali hanno dato notizia del 
 barbaro assassinio dell'economista Biagi, consulente del 
 Ministro del Lavoro.
 Una riflessione ispirata alla pietas latina, e un pensiero 
 d'affetto per la famiglia.
 Come commento, fra le tante dichiarazioni a caldo, ci ha colpito 
 quella del Ministro della Funzione Pubblica Frattini. "Il Governo 
 dell'Ulivo si accingeva alle Riforme ed é stato assassinato 
 D'Antona, consulente del Ministro del Lavoro. Questo Governo si accinge alle Riforme ed é stato 
 ucciso Biagi. 
 Un po' quello che, per altri versi, succede in Israeele: appena si profilano iniziative di pace le lobbyes 
 dell'estremismo, dell'una o dell'altra parte, fanno a gara per 
 ferocia. Qui appena si vuol cambiare - senza entrare nel merito 
 dei cambiamenti ipotizzati - ecco la fanatica barbarie.
 Di fronte a questa croce non si commetta l'errore di 
 invischiarsi in spirali polemiche: gli infami al tragico loro 
 successo, con il vigliacco assassinio di un inerme studioso, ne 
 aggiungerebbero un altro.
a.f.
 GdS 19 III 02
                                       
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