Maggioritario, Partiti, Italiani individualisti. Da dove la stabilità?

di Alberto Frizziero

ANALISI MA...

La soluzione di tutti i problemi italiani, secondo analisti del
centro o anche qui della periferia, stava nell'adozione del
maggioritario. Le elezioni con il metodo proporzionale avevano
indubbiamente favorito una frammentazione massiccia, all'insegna
del fatto che un piccolo gruppo può contare come uno molto più
grande. Quello che ha il 49% ha bisogno, per governare, almeno
del 2%. Il gruppo che collabora, anche se infinitesimo, di fatto
viene a contare come l'altro dato che pesa, espressa o
inespressa, la spada di Damocle del ritiro dell'appoggio e
quindi della crisi.

Taluni, noi fra questi, sostenevamo che non c'era bisogno del
maggioritario per garantire la governabilità e quella stabilità
per tanto tempo mancata. Bastava introdurre, come in Germania,
lo sbarramento del 5%. Chi non l'avesse raggiunto, anche di
poco, sarebbe rimasto fuori dal Parlamento.

L'esempio degli Enti Locali che hanno visto calare verticalmente
le crisi ricorrenti deriva essenzialmente dall'aver introdotto
l'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia. Se
uno di questi signori viene sfiduciato, o comunque va sotto, si
chiude bottega. Non ci sono i tempi supplementari. Non c'é più
il sistema "caccio te per andare in sella io".

La decantata stabilità a livello locale viene da questa novità
introdotta pochi anni fa, in una con un premio di maggioranza
alla coalizione che ha sostenuto il candidato-Sindaco o
Presidente. Abbiamo visto stabilità, sia pur difficile, persino
con Sindaci che si sono trovati con un Consiglio nel quale i
loro sostenitori erano in minoranza...

IL MAGGIORITARIO DI PER SE' NON GARANTISCE

Il maggioritario non é garanzia, di per sé, di stabilità. Lo é
se la maggioranza é coesa, se le forze che la compongono
riescono a marciare con una sostanziale unità d'intenti trovando
adeguate sintesi anche sui problemi che oggettivamente vedono
posizioni inevitabilmente differenziate in relazione al
substrato sociale dell'elettorato dei singoli Partiti.

Non dimentichiamo il carattere degli italiani, per certi versi
fortunatamente, di un forte individualismo che poi, nelle
coalizioni, anche non in politica, si traduce talora in spinte
centrifughe dei singoli gruppi.

Il maggioritario presuppone poi sostanzialmente due
schieramenti, entrambi coesi, l'uno sollecitato dalle esigenze
di Governo, l'altro cementato dal ruolo di opposizione. Noi
siamo lontani mille miglia dal sistema inglese che vede da
sempre contrapposti Labour e Tories, con il terzo incomodo, il
Partito Liberale, che pur avendo raggiunto un livello di voti
anche da secondo Partito italiano, conta quasi nulla in quanto
col sistema uninominale secco non riesce ad avere rappresentanza
parlamentare.


DUE FEDERAZIONI

Da noi gli schieramenti appaiono sostanzialmente due
Federazioni.

Uno dei due, quello al Governo, ha fatto tesoro del patatrac di
sette anni fa ed ha cominciato a funzionare da Federazione, tesa
al Governo senza eccessiva politicizzazione, ben prima delle
elezioni, preparandosi per tempo e successivamente aggregando
anche la Lega, operazione risultata la carta vincente.

L'altro, quello all'opposizione, non ha tratto insegnamenti da
quanto successo agli avversari e degli errori commessi durante
il quinquennio di Governo, anzi di Governi, cinque anni "trita-Presidenti
del Consiglio".

Oggi di fatto ha ragione Cofferati quando sostiene che l'Ulivo
non c'é più. Non c'é, né può esserci se viene inteso come
soggetto politico, perché appare ardua impresa conciliare le
posizioni politiche di Mastella o della Margherita con quelle di
Bertinotti, e non solo le sue.

L'Ulivo avrebbe ragion d'essere e forse di prosperare se
procedesse in forma bivalente. Il Governo-ombra dovrebbe operare
come se avesse la maggioranza, con un suo programma definito nei
contenuti e nei suoi limiti. Sul piano politico, sia pure con
responsabile fair-play d'obbligo fra alleati, le singole forze
politiche, non avendo gli onori e gli oneri propri di chi guida
il Paese, potrebbero avere una certa libertà di movimento. Per
fare un esempio i "girotondisti" in questo quadro potrebbero
anche starci, mentre rappresentano una controindicazione nel
caso della scelta dell'Ulivo come soggetto politico. Difficile
pensare infatti all'elettorato moderato, il cui voto é
determinante, che si unisca, di fatto, ai "Morettiani",


LA STABILITA'


Da dove quindi la stabilità?

Il Paese comunque ne ha bisogno perché questo é il requisito
primo per affrontare i nodi strutturali. In questo momento essa
dipende dal grado di compattezza della Casa delle Libertà.

Negli ultimi mesi vi sono state diverse effervescenze.

Non vanno sopravvalutate perché nelle fila della maggioranza si
sa bene che spingere diversità di posizioni, in parte emerse in
parte no, oltre certi limiti farebbe correre rischi al Governo
che non può permettersi, salvo a pagarne lo scotto, neppure un
rimpasto.

Non vanno neppure sottovalutate perché qualche malessere esiste
e la compattezza su certi provvedimenti, caso-limite la Cirami
(non magari per i contenuti ma per la tortuosità delle vie
seguite pur di imprimere all'iter parlamentare un ritmo da
Schumacher!), c'é stata e c'é nel voto, non nei convincimenti.

Valutate quindi nella giusta misura non si vede come possano
minare la maggioranza, atteso che ci vorrà ancora del tempo, non
sicuramente breve, perché l'Ulivo corregga una rotta ora
decisamente fuori fase.
Alberto Frizziero


GdS 28 X 02 -
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Alberto Frizziero
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