Maggioritario, Partiti, Italiani individualisti. Da dove la stabilità?
 ANALISI MA...
 La soluzione di tutti i problemi italiani, secondo analisti del 
 centro o anche qui della periferia, stava nell'adozione del 
 maggioritario. Le elezioni con il metodo proporzionale avevano 
 indubbiamente favorito una frammentazione massiccia, all'insegna 
 del fatto che un piccolo gruppo può contare come uno molto più 
 grande. Quello che ha il 49% ha bisogno, per governare, almeno 
 del 2%. Il gruppo che collabora, anche se infinitesimo, di fatto 
 viene a contare come l'altro dato che pesa, espressa o 
 inespressa, la spada di Damocle del ritiro dell'appoggio e 
 quindi della crisi.
 Taluni, noi fra questi, sostenevamo che non c'era bisogno del 
 maggioritario per garantire la governabilità e quella stabilità 
 per tanto tempo mancata. Bastava introdurre, come in Germania, 
 lo sbarramento del 5%. Chi non l'avesse raggiunto, anche di 
 poco, sarebbe rimasto fuori dal Parlamento.
 L'esempio degli Enti Locali che hanno visto calare verticalmente 
 le crisi ricorrenti deriva essenzialmente dall'aver introdotto 
 l'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Provincia. Se 
 uno di questi signori viene sfiduciato, o comunque va sotto, si 
 chiude bottega. Non ci sono i tempi supplementari. Non c'é più 
 il sistema "caccio te per andare in sella io".
 La decantata stabilità a livello locale viene da questa novità 
 introdotta pochi anni fa, in una con un premio di maggioranza 
 alla coalizione che ha sostenuto il candidato-Sindaco o 
 Presidente. Abbiamo visto stabilità, sia pur difficile, persino 
 con Sindaci che si sono trovati con un Consiglio nel quale i 
 loro sostenitori erano in minoranza...
 IL MAGGIORITARIO DI PER SE' NON GARANTISCE
 Il maggioritario non é garanzia, di per sé, di stabilità. Lo é 
 se la maggioranza é coesa, se le forze che la compongono 
 riescono a marciare con una sostanziale unità d'intenti trovando 
 adeguate sintesi anche sui problemi che oggettivamente vedono 
 posizioni inevitabilmente differenziate in relazione al 
 substrato sociale dell'elettorato dei singoli Partiti.
 Non dimentichiamo il carattere degli italiani, per certi versi 
 fortunatamente, di un forte individualismo che poi, nelle 
 coalizioni, anche non in politica, si traduce talora in spinte 
 centrifughe dei singoli gruppi.
 Il maggioritario presuppone poi sostanzialmente due 
 schieramenti, entrambi coesi, l'uno sollecitato dalle esigenze 
 di Governo, l'altro cementato dal ruolo di opposizione. Noi 
 siamo lontani mille miglia dal sistema inglese che vede da 
 sempre contrapposti Labour e Tories, con il terzo incomodo, il 
 Partito Liberale, che pur avendo raggiunto un livello di voti 
 anche da secondo Partito italiano, conta quasi nulla in quanto 
 col sistema uninominale secco non riesce ad avere rappresentanza 
 parlamentare.
DUE FEDERAZIONI
 Da noi gli schieramenti appaiono sostanzialmente due 
 Federazioni.
 Uno dei due, quello al Governo, ha fatto tesoro del patatrac di 
 sette anni fa ed ha cominciato a funzionare da Federazione, tesa 
 al Governo senza eccessiva politicizzazione, ben prima delle 
 elezioni, preparandosi per tempo e successivamente aggregando 
 anche la Lega, operazione risultata la carta vincente.
 L'altro, quello all'opposizione, non ha tratto insegnamenti da 
 quanto successo agli avversari e degli errori commessi durante 
 il quinquennio di Governo, anzi di Governi, cinque anni "trita-Presidenti 
 del Consiglio".
 Oggi di fatto ha ragione Cofferati quando sostiene che l'Ulivo 
 non c'é più. Non c'é, né può esserci se viene inteso come 
 soggetto politico, perché appare ardua impresa conciliare le 
 posizioni politiche di Mastella o della Margherita con quelle di 
 Bertinotti, e non solo le sue. 
 L'Ulivo avrebbe ragion d'essere e forse di prosperare se 
 procedesse in forma bivalente. Il Governo-ombra dovrebbe operare 
 come se avesse la maggioranza, con un suo programma definito nei 
 contenuti e nei suoi limiti. Sul piano politico, sia pure con 
 responsabile fair-play d'obbligo fra alleati, le singole forze 
 politiche, non avendo gli onori e gli oneri propri di chi guida 
 il Paese, potrebbero avere una certa libertà di movimento. Per 
 fare un esempio i "girotondisti" in questo quadro potrebbero 
 anche starci, mentre rappresentano una controindicazione nel 
 caso della scelta dell'Ulivo come soggetto politico. Difficile 
 pensare infatti all'elettorato moderato, il cui voto é 
 determinante, che si unisca, di fatto, ai "Morettiani", 
 LA STABILITA'
 Da dove quindi la stabilità? 
 Il Paese comunque ne ha bisogno perché questo é il requisito 
 primo per affrontare i nodi strutturali. In questo momento essa 
 dipende dal grado di compattezza della Casa delle Libertà. 
 Negli ultimi mesi vi sono state diverse effervescenze. 
 Non vanno sopravvalutate perché nelle fila della maggioranza si 
 sa bene che spingere diversità di posizioni, in parte emerse in 
 parte no, oltre certi limiti farebbe correre rischi al Governo 
 che non può permettersi, salvo a pagarne lo scotto, neppure un 
 rimpasto.
 Non vanno neppure sottovalutate perché qualche malessere esiste 
 e la compattezza su certi provvedimenti, caso-limite la Cirami 
 (non magari per i contenuti ma per la tortuosità delle vie 
 seguite pur di imprimere all'iter parlamentare un ritmo da 
 Schumacher!), c'é stata e c'é nel voto, non nei convincimenti.
 Valutate quindi nella giusta misura non si vede come possano 
 minare la maggioranza, atteso che ci vorrà ancora del tempo, non 
 sicuramente breve, perché l'Ulivo corregga una rotta ora 
 decisamente fuori fase.
Alberto Frizziero 
 GdS 28 X 02 - 
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