Moet et Chandon in crisi per le richieste di Dom Pèrignon dall'on. Berlusconi. Destinazione Ulivo.
 
 ORE DI INTENSO LAVORO A SARAN
 Nella
 Maison Moët & Chandon, a Saran, nel comune di 
 Chouilly, sul pendio dove sono coltivati i vini bianchi, con la 
 montagna di Reims di fronte e la valle della Marne a ovest, si 
 vivono ore di intenso lavoro. Quello splendido champagne, unico, che ha 
 preso il nome da 
 Dom Pierre Pèrignon (1639-1725), 
 procuratore dell'abbazia di Hautvillers, deve essere predisposto 
 in grandissima quantità, per essere spedito in Italia.
 Il committente dell'ordinativo - non ancora giunto ma probabile 
 data la successione degli eventi - dovrebbe essere un 
 personaggio molto facoltoso ma, quel che più conta, inquilino in 
 questo momento di una prestigiosa sede romana: Palazzo Chigi, in 
 altri termini Presidente del Consiglio italiano.
 Cosa si festeggia?
 Cosa festeggiano i cugini italiani, o meglio il Capo del Governo 
 con il suo entourage, nonostante il momento non sia dei più 
 propizi per i festeggiamenti con i chiari di luna 
 economico-finanziari e i venti di guerra che partono da Oltre 
 Atlantico e finiscono in terra Assiro-Babilonese?
 uNA 
 PARTE AL CENTRO-DESTRA
 Una parte di queste preziose bottiglie dovrebbe andare in 
 brindisi di Ministri, Sottosegretari, dirigenti di Partito et 
 similia, per le prospettive nel tempo che il centro-destra vede 
 aperte davanti a sé. Il grosso della fornitura comunque dovrebbe essere spedito 
 a una serie di personaggi dell'Ulivo, dall'intellighenzia romana 
 via via sino a molte periferie.
 uNA 
 PARTE AL CENTRO-SINISTRA
 La vicenda politica che si é consumata nei giorni scorsi con lo 
 sbocco politicamente carnevalesco (per non dir di peggio) dello 
 schieramento alternativo a quello di Governo, quello che 
 dovrebbe porsi come alternativa prossima, é forse la pagina più 
 significativa di analfabetismo politico che il Parlamento 
 repubblicano abbia registrato nel suo oltre mezzo secolo di 
 vita.
 Dallo schieramento alternativo, al Governo sino a ieri e 
 autocandidato a tornarci domani, su una questione così delicata 
 come l'invio dei 1000 alpini in Afghanistan, sono sbucate mozioni 
 come funghi, ben cinque, da altrettante forze politiche.
 Già con l'Ulivo al Governo in frangenti simili era stato 
 necessario il voto dell'opposizione, ma allora la divisione nel 
 centro-sinistra era stata tra favorevoli, quasi tutti, e 
 contrari, l'estrema sinistra parlamentare.
 Realpolitik avrebbe voluto, visto il riproporsi di questa 
 dicotomia, che le mozioni fossero due: i favorevoli, magari con 
 qualche alchimistico distinguo rispetto alla maggioranza, e i 
 contrari con qualche alchimistica omissione di emotive 
 intransigenze. L'analfabetismo politico ha portato l'Ulivo a 
 fondo, ben oltre la Fossa delle Marianne che sino ai giorni 
 scorsi era la profondità massima esistente sul pianeta.
 ALTERNANZE DI 
 GOVERNO
 Molto tempo fa, prima degli eventi (dopo sono tutti bravi a 
 commentare, come giocare i numeri al Superenalotto dopo che sono 
 stati estratti), avevamo scritto che era politicamente giusto 
 che l'on. Berlusconi vincesse le elezioni. Lui aveva avuto la 
 sua possibilità quasi dieci anni fa. L'aveva fallita. Dopo 
 alterne vicende era toccato all'Ulivo con Prodi, anzi, per 
 essere non solo precisi ma anche acuti, con l'accoppiata 
 Prodi-Veltroni. Fallimento. Prodi a casa, poi D'Alema e a casa 
 anche lui. Infine Amato, con il mandato a termine, e quindi con 
 un biglietto di andata e ritorno (a casa) per Palazzo Chigi. Di 
 nuovo Berlusconi. 
 Scrivemmo ancora che il Paese ha bisogno di 
 stabilità e di un respiro strategico per qualsiasi Governo che 
 abbia il mandato di insediarsi alla guida dell'Italia.
 Scrivemmo ancora che il pallino era in mano del centro-destra. 
 Superando la prova avrebbe avuto il tappeto rosso per il domani. 
 Il centro-sinistra doveva riorganizzarsi e puntare 
 all'alternanza, non sbagliando e contando sugli errori altrui.
 Noi, politicamente al di fuori e al di sopra della dialettica 
 politica, con il vantaggio quindi di cercare di vedere le cose 
 con obiettività massima, possiamo dire tranquillamente che 
 qualche chanche l'opposizione l'ha avuta perché qualche 
 incidente di percorso, e non secondario, il Governo e la sua 
 maggioranza lo hanno registrato. C'é però il piccolo particolare 
 che il centro-sinistra anziché cogliere le opportunità 
 offertegli su un vassoio d'argento é riuscito a collezionare una 
 serie di errori fino al tonfo della settimana scorsa.
 Giustificato quindi pensare all'ordine di treni di Dom Pèrignon. 
 Festa per una seconda Legislatura pressoché assicurata, 
 ringraziamento a chi, di fatto, gli ha steso il tappeto rosso 
 per il futuro. E con il Quirinale - ci riferiamo al dopo-Ciampi 
 - da mettere il gioco, secondo quale sarà la revisione dei 
 poteri del Presidente della Repubblica.
 RUTELLI EX LEADER DELL'ULIVO
 Il 18 settembre scorso abbiamo riportato, commentandolo, 
 l'invito dei Vescovi italiani alla intera classe politica di 
 ridurre la litigiosità in nome del bene comune. Abbiamo 
 l'impressione che questo invito valga non solo per i rapporti 
 tra maggioranza e opposizione ma addirittura, visto come sono 
 andate le cose, persino per l'Ulivo stesso. Ed é il colmo!
 Dieci giorni prima, dopo l'analisi della situazione del 
 centro-destra, scrivevamo: "L'Ulivo é, di fatto, uno 
 schieramento senza Leader. C'é Rutelli ma é evidente a tutti la 
 sua sostanziale debolezza quando sarebbe necessario il massimo 
 di autorevolezza per ottenere la credibilità. Non é certo colpa 
 sua, ma frutto di una situazione complessa ed anche un po' 
 ingarbugliata. Aggiungiamo che le cose si sono ulteriormente 
 complicate dopo la sconfitta elettorale e poi ancora di più 
 quando Rutelli é 
 diventato il Leader della Margherita. La situazione é 
 profondamente diversa rispetto al centro-destra, e qui la 
 coincidenza delle leadership di schieramento e di un Partito che 
 fa parte dello schieramento stride fortemente. Mettiamoci poi il 
 movimentismo interno alla sinistra e il quadro é completo."
 Neanche un mese e i fatti ci hanno dato conferma.
 CENTRO-SINISTRA E SINISTRA-CENTRO
 Si rileva l'irrealistica e utopistica visione, di molti, di una sinistra 
 che riesca a conquistare il potere. Non ci sono le condizioni e 
 non sarebbe neppure l'interesse del Paese. Il "sinistra-centro", 
 così caro a Bertinotti, Girotondisti, Morettiani e quant'altri, 
 é perdente, anzi straperdente, oggi e domani.
 Può dire la sua, 
 probabilmente non più domani ma solo dopodomani, solo il 
 centro-sinistra con ruolo fondamentale del centro non solo nel 
 convincere gli elettori ma soprattutto nel condizionare la linea 
 politica e i provvedimenti conseguenti. Così del resto come nel 
 centro-destra ove il centro, numericamente debole, cerca - e 
 finora c'é anche riuscito in qualche misura grazie anche a Berlusconi che questo aspetto lo ha capito - di mantenere una 
 sua visibilità e a dir la sua sulle politiche.
 IL MESSAGGIO DEI VESCOVI. LO SI LEGGA.
 Noi siamo sempre stati dell'idea del "vinca il migliore" e non 
 del "vinca il più furbo". L'abbiamo sostenuto anche quando 
 questa scelta poteva ritorcersi a danno delle posizioni nelle 
 quali ci trovavamo. Non era autolesionismo. Era la conseguenza 
 di una scelta gerarchica. In primis infatti vanno messi gli 
 interessi generali, poi quelli particolari, anche se sono i 
 nostri.
 In questa logica riteniamo che, per dirla con Garcia Lorca, 
 siamo alle cinque della sera. Vinca il migliore, oppure in 
 variante vinca chi commette meno errori. 
 E' finito il tempo per il centro-sinistra della polemica dell'altroieri, 
 magari di ieri, magari, per alcuni di oggi, perché a una serie 
 di argomentazioni, alcune fondate altre più strumentali, si può 
 sentir dire che prima di guardare il bruscolino negli occhi 
 altrui cerchi di vedere la trave che ha nei suoi di occhi.
 Per contro il centro-destra, sicuramente galvanizzato dal tonfo 
 dell'Ulivo, non dimentichi che chi é al Governo c'é sì per 
 mandato popolare ma c'é anche una parte consistente di italiani, 
 sia pure in questo momento male rappresentati, le cui 
 aspirazioni vanno, perlomeno in qualche misura, considerate.
 Gli uni e gli altri, quel messaggio dei Vescovi che abbiamo 
 richiamato, vedano per piacere almeno di leggerlo. E qualcuno di 
 loro, i più responsabili, magari ci riflettano anche su.
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