Referendum: libertà di coscienza ma andiamo a votare

di Mario Segni

Se qualcuno ieri ha letto “Il Foglio” vi ha trovato il mio
pensiero personale intorno ai referendum sulla fecondazione
assistita. Sottolineo il mio pensiero personale, perché su
questo terreno noi pattisti abbiamo sempre affermato la piena
libertà di coscienza. Espongo quindi le mie convinzioni (e i
miei dubbi) da cattolico, da liberale, da cittadino. Lieto se
qualcuno mi risponderà e vorrà dialogare, perchè sono temi
fondamentali che tutti dobbiamo approfondire.

Primo punto: bisogna andare a votare. Considero un grande
sbaglio l’invito del cardinale Ruini all’astensione. Il mondo
cattolico italiano ha sempre esaltato la partecipazione come un
grande valore che rinforza le istituzioni democratiche. Dobbiamo
cambiare linea proprio adesso? E perché?

Perché, si dice, questa legge, sia pure malfatta, contiene
aspetti positivi, come il divieto di fecondazione eterologa e la
difesa dell’embrione anche a costo di sacrifici nella ricerca
scientifica. E’ vero, sono punti positivi e importanti. In
particolare vi è un punto fondamentale che viene in ballo:
l’embrione è vita, e quindi va difeso? Io credo di sì. Credo che
questo sia un punto importantissimo, sul quale non ho difficoltà
a fare una battaglia a viso aperto, dicendo che è un grande
valore, che una società che sta perdendo ogni valore di fondo e
sta scendendo verso l’effimero, ha bisogno di avere punti fermi.
Sono pronto a dichiarare a viso aperto che questa non è una
battaglia oscurantista, che i valori non hanno tempo. Ma si può
fare questo chiedendo l’astensione? Si può iniziare una grande
battaglia dicendo in partenza che non riusciremo mai a
convincere gli italiani, e che puntiamo sulla indifferenza? Non
si può perdere, dice Cossiga. Ma Giovanni Paolo II ebbe paura di
perdere quando scese in campo per l’aborto? E ne uscì diminuito,
lui e la Chiesa?

Considero invece effimera e, a lungo termine controproducente,
una vittoria basata sull’astensione. Se il 40% degli it aliani
andrà a votare e i sì saranno la quasi totalità, se ci saranno
cioè quindici o diciotto milioni di sì accanto a pochissimi no,
la legge sarà delegittimata. Ed è illusorio pensare che comunque
resterà. In un campo come questo il progresso impetuoso della
scienza obbliga le leggi a cambiare velocemente. Non è una norma
(fatalmente provvisoria) a salvare questi principi. E’ la
coscienza dei cittadini. Predicare l’astensione ci impedisce di
parlare delle cose, ci fa sprecare una grande occasione. Ecco
perché farò campagna per andare a votare.

Avrete già capito che il mio voto sarà in prevalenza un no.
Questa legge afferma comunque due valori in cui credo: la difesa
dell’embrione e il no alla fecondazione eterologa. Non accetto
questa, soprattutto nel modo in cui è strutturata, perché
consente la nascita di un essere umano che in linea di principio
viene privato di un diritto fondamentale: quello della
paternità, e non solo di avere, ma addirittura di conoscere il
padre. E mi p are che allora, nel legittimo desiderio di venire
incontro al desiderio della donna di avere un figlio, si
calpesti il diritto di un altro soggetto, che invece deve essere
preso in considerazione, e cioè proprio il figlio.

Mi riservo invece di approfondire un punto che mi lascia molto
perplesso: quello della sorte degli embrioni congelati. Sono
convinto che non sia lecito tutelare una possibilità di vita o
di un suo miglioramento a prezzo del sacrificio di un’altra vita
(l’embrione). Ma sino a che punto gli embrioni congelati da anni
e destinati a non essere mai utilizzati possono considerarsi
vivi e vitali? E se sono veramente vivi, come si può permettere
che rimangano in uno stadio di mancato sviluppo in eterno? E che
senso ha, per altri profili, una legge che preclude l’uso
scientifico dell’embrione, ma permette invece che quell’embrione,
se trapiantato e diventato feto, possa poi essere sacrificato
nei casi in cui la nostra legge consente l’aborto?

Ecco, cari amici, le mie idee, le mie convinzioni e i miei
dubbi. Chiedo scusa di questi ultimi, ma non credo che sia colpa
mia. E’ uno dei grandi problemi del futuro, un tema del
millennio, ha detto qualcuno.

Ci vorranno anni di studio e di dibattito per chiarire
veramente. L’importante è che lo facciamo sul serio. Questa
campagna elettorale ci costringe a farlo. Prendiamo almeno il
lato buono della situazione.
Mario Segni


GdS 10 II 2005 - www.gazzettadisondrio.it

Mario Segni
Politica