Referendum: libertà di coscienza ma andiamo a votare
 Se qualcuno ieri ha letto “Il Foglio” vi ha trovato il mio 
 pensiero personale intorno ai referendum sulla fecondazione 
 assistita. Sottolineo il mio pensiero personale, perché su 
 questo terreno noi pattisti abbiamo sempre affermato la piena 
 libertà di coscienza. Espongo quindi le mie convinzioni (e i 
 miei dubbi) da cattolico, da liberale, da cittadino. Lieto se 
 qualcuno mi risponderà e vorrà dialogare, perchè sono temi 
 fondamentali che tutti dobbiamo approfondire.
 Primo punto: bisogna andare a votare. Considero un grande 
 sbaglio l’invito del cardinale Ruini all’astensione. Il mondo 
 cattolico italiano ha sempre esaltato la partecipazione come un 
 grande valore che rinforza le istituzioni democratiche. Dobbiamo 
 cambiare linea proprio adesso? E perché? 
 Perché, si dice, questa legge, sia pure malfatta, contiene 
 aspetti positivi, come il divieto di fecondazione eterologa e la 
 difesa dell’embrione anche a costo di sacrifici nella ricerca 
 scientifica. E’ vero, sono punti positivi e importanti. In 
 particolare vi è un punto fondamentale che viene in ballo: 
 l’embrione è vita, e quindi va difeso? Io credo di sì. Credo che 
 questo sia un punto importantissimo, sul quale non ho difficoltà 
 a fare una battaglia a viso aperto, dicendo che è un grande 
 valore, che una società che sta perdendo ogni valore di fondo e 
 sta scendendo verso l’effimero, ha bisogno di avere punti fermi. 
 Sono pronto a dichiarare a viso aperto che questa non è una 
 battaglia oscurantista, che i valori non hanno tempo. Ma si può 
 fare questo chiedendo l’astensione? Si può iniziare una grande 
 battaglia dicendo in partenza che non riusciremo mai a 
 convincere gli italiani, e che puntiamo sulla indifferenza? Non 
 si può perdere, dice Cossiga. Ma Giovanni Paolo II ebbe paura di 
 perdere quando scese in campo per l’aborto? E ne uscì diminuito, 
 lui e la Chiesa? 
 Considero invece effimera e, a lungo termine controproducente, 
 una vittoria basata sull’astensione. Se il 40% degli it aliani 
 andrà a votare e i sì saranno la quasi totalità, se ci saranno 
 cioè quindici o diciotto milioni di sì accanto a pochissimi no, 
 la legge sarà delegittimata. Ed è illusorio pensare che comunque 
 resterà. In un campo come questo il progresso impetuoso della 
 scienza obbliga le leggi a cambiare velocemente. Non è una norma 
 (fatalmente provvisoria) a salvare questi principi. E’ la 
 coscienza dei cittadini. Predicare l’astensione ci impedisce di 
 parlare delle cose, ci fa sprecare una grande occasione. Ecco 
 perché farò campagna per andare a votare.
 Avrete già capito che il mio voto sarà in prevalenza un no. 
 Questa legge afferma comunque due valori in cui credo: la difesa 
 dell’embrione e il no alla fecondazione eterologa. Non accetto 
 questa, soprattutto nel modo in cui è strutturata, perché 
 consente la nascita di un essere umano che in linea di principio 
 viene privato di un diritto fondamentale: quello della 
 paternità, e non solo di avere, ma addirittura di conoscere il 
 padre. E mi p are che allora, nel legittimo desiderio di venire 
 incontro al desiderio della donna di avere un figlio, si 
 calpesti il diritto di un altro soggetto, che invece deve essere 
 preso in considerazione, e cioè proprio il figlio.
 Mi riservo invece di approfondire un punto che mi lascia molto 
 perplesso: quello della sorte degli embrioni congelati. Sono 
 convinto che non sia lecito tutelare una possibilità di vita o 
 di un suo miglioramento a prezzo del sacrificio di un’altra vita 
 (l’embrione). Ma sino a che punto gli embrioni congelati da anni 
 e destinati a non essere mai utilizzati possono considerarsi 
 vivi e vitali? E se sono veramente vivi, come si può permettere 
 che rimangano in uno stadio di mancato sviluppo in eterno? E che 
 senso ha, per altri profili, una legge che preclude l’uso 
 scientifico dell’embrione, ma permette invece che quell’embrione, 
 se trapiantato e diventato feto, possa poi essere sacrificato 
 nei casi in cui la nostra legge consente l’aborto?
 Ecco, cari amici, le mie idee, le mie convinzioni e i miei 
 dubbi. Chiedo scusa di questi ultimi, ma non credo che sia colpa 
 mia. E’ uno dei grandi problemi del futuro, un tema del 
 millennio, ha detto qualcuno. 
 Ci vorranno anni di studio e di dibattito per chiarire 
 veramente. L’importante è che lo facciamo sul serio. Questa 
 campagna elettorale ci costringe a farlo. Prendiamo almeno il 
 lato buono della situazione.
Mario Segni
 GdS 10 II 2005 - www.gazzettadisondrio.it
