LA FAVOLA DELLA LEGGE ELETTORALE DA CAMBIARE

Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno una sola é la voce stentoreamente proveniente da ogni dove: cambiare la legge elettorale, definita gentilmente "una porcata". Per la verità qualcuno dice che sarebbe da chiedersi come mai se era così una porcata non si é provveduto per tempo a cambiarla ma la risposta é semplice. Con questa legge i leaders, anche quelli di mini-partiti, scelgono chi mandare a Montecitorio e a Palazzo Madama e chi, quelli scomodi, lasciare fuori. Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e così capita poi quello che é capitato nelle ultime elezioni con i deputati del PD dislocati in larga parte dell'emiciclo mentre i loro colleghi senatori, 109, malinconicamente devono guardare gli altri, in numero di 216, dei quali solo 15 della medesima area di centro-sinistra.

Il diavolo ride, anzi, da vernacolo, si sganascia nel vedere così coronato il suo sogno, quello dell'un contro l'altro armato, allontanando il terribile spettro della pace, degli accordi, delle intese.

E allora che fare? Si deve cambiare.

Tutti d'accordo.

Lo strano é però che d'accordo é anche il diavolo. Incomprensibilmente visto che il suo pane, il suo terreno preferito é quello delle lotte, del disaccordo eretto a sistema? Per nulla. Buttata nel cestino "la porcata" alla contentezza iniziale diffusa qualche problema nasce. E comincia la tiritera. Il problema, lo si é visto sia con Prodi che con Berlusconi, é la legge per l'elezione del Senato in quanto richiede una modifica della Costituzione. Per farlo occorre una doppia lettura.

La legge fondamentale della Repubblica nella Sezione II - Revisione della Costituzione. Leggi costituzionali, all'art. 138

definisce la procedura da usarsi per eventuali modifiche che risulta quindi la seguente:

"Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti".

Qui dunque il primo ostacolo: il tempo, ossia quell'ingrediente di cui l'attuale Legislatura non ne dispone salvo una limitata dose.

Qualcuno allora dice di abolire "la porcata" con il che ritorna automaticamente in auge la legge precedente, il cosidetto "Mattarellum", ossia la legge che ha preso il njome dall'on. Mattarella che l'aveva particolarmente curata.

Due punti:

1) Gli uffici del Senato hanno compiuto una rigorosa simulazione andando av vedere cosa sarebbe successo alle recenti elezioni se fosse stato applicato il Mattarellum, partendo dai voti così come espressi dagli italiani. Una conferma e una modifica: la conferma dell'ingovernabilità del Senato, la modifica che nemmeno alla Camera il centro-sinistra avrebbge avuto la maggioranza.

2) Perfino autorevoli costituzionalisti hanno fatto splash, dando l'ipotesi di cui sopra visto e considerato che c'é anche il problema dei sei senatori e dodici deputati eletti dagli italiani all'estero.

Nuova legge

Unica strada, se si vuol cambiare veramente, una nuova legge. Dato e non concesso che poi venga comunque risolto il problema del senato, tutti entusiasti: si cambia. Già, mka come? Si sceglie il bianco o il nero, il grigio scuro o il grigio chiaro, il grigiomoderato chiaro o il grigio moderato scuro, eccetera. Ogni forza politica ha la sua proposta che va dal presidenzialismo alla francese ai collegi uninominali, al turno unico o al doppio turno eccetera eccetera. L'uomko della strada lancia la sua invettiva: "si mettano d'accordo!". Poi, la sera, lo stesso in una discussione infinitamente meno importante, e quindi dalla soluzione infinitamente più facile, é proprio lui che nell'assemblea del condominio tiene i condomini e l'amministratore alzati sino a notte, ferocemente abbarbicato alla sua proposta...

Questo per dire che si rischia di non poter andare oltre qualche pannicello caldo, come ad esempio la parziale introduzione delle preferenze (e riflessi sul finanziamento pubblico).

GdS

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