LA FAVOLA DELLA RIDUZIONE DI PROVINCE E COMUNI

C'era una volta...

La favola delle Province che il cattivo, - sempre presente nelle fiabe ma con un'univoca e per lui infausta conclusione - voleva far annegare nel fiume dell'oblio, era cominciata tanti, tanti anni fa. Nelle vesti del cattivo l'allora Partito Repubblicano che, istituite le Regioni a Statuto ordinario con la prima elezione nel 1975 e con la pienezza di poteri dal primo aprile 1977, sosteneva fossero da sopprimere le province.

Per la verità allora non é che la Provincia fosse stracarica di lavoro. Aveva un bilancio assai rigido con voci di spesa preordinate ed entrate in gran parte consistenti in trasferimenti statali. Si occupava di strade, di alcune scuole (a Sondrio di ITI, Scientifico, Geometri/Ragionieri; gli altri Istituti facevano capo al Comune), dell'Ospedale psichiatrico, dell'asilo nido. Qualcosa ancorav di assistenza e poi caccia e pesca.

Con lo sviluppo delle attività regionali nel tempo la Provincia é andata assumendo un ruolo strategico sotto due profili. Da un lato come riferimento di area vasta, indispensabile cesura tra due realtà istituzionali, Regione e Comuni, 1544 in Lombardia, troppo lontane fra loro. Dall'altro pilastro territoriale attraverso gli strumenti di pianificazione oggi indispensabili.

Nel tempo però sono cresciuti tanti lupi cattivi con il chiaro intento robespierriano di condurre alla ghigliottina queste ritenute inutili e costose Province.

Ci siamo di nuovo. I lupi cattivi vorrebbero riaprire l'argomento con la stessa finalità, "Delenda Provincia". Non conta che l'Ufficio Studi del Senato abbia dimostrato che a sopprimerle non si risparmia una lira, anzi magari il costo sarà superiore. Conta poter dire "veni, vidi, vici" ingraziandosi così anche Grillo e i suoi.

Pazienza. Battaglia da riprendere se il nuovo Governo - ce ne sarà uno, no? - metterà questo argomento nella sua agenda.

C'era una volta anche chi voleva accorpare i Comuni. Troppi, dicevano e dicono. Erano, fine anni '70, 8086. Gli ultimi dati attuali parlano di 8092. Il canto delle sirene che volevano ammaliare per convincere i Comuni contermini a fidanzarsi (Unioni) come anticipo del matrimonio (fusioni) non risulta dal dato numerico avere registrato un lusinghiero successo, anzi semplicemente successo. L'argomento é stato ripetutamente analizzato dal nostro giornale introducendo nel dibattito un elemento cui nessuno pensa e che invece sarebbe determinante a spingere al fidanzamento virtuoso, quello cioé che conclude il processo con lo sposalizio. Ci riferiamo allo Stato Civile, funzione delicatissima ancorata oggi indissolubilmente al livello comunale come nel 1861 quando l'informatica non c'era. Non é un caso che ciascuno di noi abbia ancora nel portafoglio la carta d'identità con la sola modifica che oggi é palstificata.

28 anni fa in occasione dei campionati del mondo di sci alpino a Bormio il Credito Valtellinese distribuì la Tellcard una carta di credito con chip incorporato, innovazione che fece epoca anche se la Banca d'Italia, finito il periodo previsto non consentì la prosecuzione, ufficialmente "per impossibilità di controllo del circolante" (rimase un dubbio: ma se l'iniziativa fosse stata della Banca di Roma o del San Paolo o simili sarebbe andata così?). Negli anni successivi Bancomat e carte di credito a iosa ma carte d'identità elettroniche in pochi Comuni, oltre alla mancata integrazione per cui di carte elettroniche ne occorrono tre: quella d'identità, quella sanitaria, la patente e aggiungiamo anche quelle degli ipermercati quando tecnicamente sarebbe possibile averne una sola. Va però precisato che il 4 ottobre scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto definito "Agenda digitale". Il Ministero é infatti all'avanguardia, sono i Comuni ad essere in retroguardia. L'ultimo dato disponibile si riferisce a circa tre anni fa. Su 8092 Comuni solo 180 si erano muniti di carta di identità elettronica. Solo 1.800.000 italiani su una sessantina di milioni, avevano in tasca la card. Il nuovo ordinamento perevede che siano eliminati tutti i registri dello Stato Civile istituendo in tutti i Comuni un archivio informatico nel quale registrare e conservare gli atti di cittadinanza, nascita, matrimoni, divorzi, morte. Non ce ne voglia la benemerita categoria dei segretari comunali se li chiamiamo in causa visto che dovrebbero essere loro, quali responsabili primari della tenuta degli atti, a promuovere l'innovazione, peraltro una innovazione destinata a ridurre il loro ruolo e la loro necessità. La sperimentazione della C.I. Elettronica é cominciata nel 2000 al Viminale d'intesa con 156 Comuni. Dal 2006 si può procedere e in quattro anni in 7912 Comuni italiani, su 8092, non si é minimamente pensato di sostituire il carro a cavalli con un mezzo più moderno. L'atto, é vero, non lo si scrive più a mano, sono venute le macchina da scrivere e poi il computer con word ed Excel, ma é cambiato solo lo strumento e basta.

Da Verceia a Chiesa

Il Comune di Verceia, poco più di 1000 abitanti, provincia di Sondrio molti anni fa, grazie all'antiveggenza del Sindaco, prematuramente scomparso, e alla collaborazione del segretario (forse era una segretaria) non solo si era messo in pista per la C.I. Elettronica ma addirittura alle elezioni politiche aveva fiancheggiato la votazione cartacea con quella elettronica. Lo citiamo per dire che se tanti anni fa il motore era l'intraprendenza oggi dovremmo essere alla routine. E se si vuole andare avanti cominci il legislatore a definire un percorso obbligato in cui lo Stato Civile possa essere collegiale. Per fare un esempio a Chiesa vi sia l'unico della Valmalenco. Negli altri Comuni un semplice terminale.

Oggi

Se si vogliono risultati con la fuzione di piccoli Comuni contermini le grida manzoniane non servono come non servono le intese di vertice, fra Sindaci, se non si fa prima maturare il problema nella gente. Ricordiamo inoltre che la Francia, con consolidata tradizione di efficienza della pubblica amministrazione, di Comuni ne ha più del quadruplo rispetto all'Italia: circa 36.500 oltre quelli d'Oltremare.

In parallelo il resto.

GdS

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