CONQUISTATO IL BIPOLARISMO DOBBIAMO ARRIVARE AL PRESIDENZIALISMO, AL SINDACO D'ITALIA
Riceviamo e pubblichiamo:
Per riprendere la newsletter ho voluto aspettare che le elezioni fossero davvero finite. E in realtà sono terminate solo ieri, con la vittoria di Alemanno a Roma. Poiché mi ero riproposto di tacere per tutta la campagna elettorale, ho voluto farlo sino in fondo.
Il cambiamento è stato enorme. La destra che è uscita dalle elezioni è qualcosa di molto diverso dalla destra liberaldemocratica ed europea per la quale molti di noi hanno lavorato, ed è molto diversa dalla destra che oggi governa in Francia e Germania. E' una destra marcata dal successo della Lega, il vero vincitore di queste elezioni. E quindi ha un carattere fortemente antiburocratico e antistatalista, e questo è un bene. Ma ha anche una forte connotazione antieuropea e antiunitaria. Rivendica i diritti del Nord e non quelli degli italiani. Esprime le paure e le chiusure di un pezzo dell'Italia ricca che non vuole le rogne degli immigrati, dei meridionali, dei poveri. In questo senso è vecchia, non moderna, perché il mondo di oggi è sempre più aperto, e chi si isola inevitabilmente perde. Quale delle varie anime prevarrà è impossibile dirlo. La Lega è sempre un oggetto misterioso.
Ma fermiamoci a quello che noi, referendari e riformisti, dobbiamo fare. E cerchiamo di chiarire una cosa. E' vero, come dicono tanti, che il referendum ha già vinto senza essere neppure celebrato, che anche sotto la spinta dell'opinione che abbiamo suscitato l'Italia è già arrivata al bipartitismo?
Diciamo che è vero per metà. Non c'è dubbio che il bipolarismo ha vinto ancora una volta, che nonostante tutti gli inviti a fare il centro, a creare gli inciuci, dalle urne è uscita un'Italia più bipolare che mai. La sfida bipolare, lanciata nel '93 col referendum sul maggioritario, è più forte che mai. Ma, dobbiamo dire con altrettanta chiarezza, il cammino è compiuto? No, assolutamente no. L'Italia non ha ancora una politica in grado di decidere, di governare, di guidare il corso degli eventi come è necessario che sia. Certo dalle elezioni, anche grazie alla nostra raccolta di firme (assai più che per merito di Veltroni) è uscita un'Italia meno frammentata, non ci sono più quei terribili mezzi leader che vedevamo tutte le sere ai tg, Mastella ha pagato a caro prezzo la sua eterna battaglia contro la chiarezza. Ma per affrontare sul serio i temi della sicurezza, dell'economia e del degrado generale l'Italia avrebbe bisogno di certezze, di uno Stato forte, di assoluta stabilità.
Noi spingeremo questa maggioranza (è comunque un bene che ci sia una maggioranza ampia) non solo ad affrontare i problemi immediati, ma a completare le riforme. Conquistato il bipolarismo dobbiamo arrivare al presidenzialismo, al sindaco d'Italia. Sul referendum la cosa migliore sarebbe che ce lo lasciassero fare. Ce la farà la nuova destra a curare lo Stato? Speriamo. Ma noi dobbiamo sapere che la nostra battaglia non è finita, e che dobbiamo continuare a rimboccarci le maniche.
E' per questo che ripreso a scrivere. Da oggi ci sentiremo spesso
Mario Segni