MANCA ANCORA UNA VERA POLITICA CHE SIA IN GRADO DI FARE LE RIFORME!

Riceviamo e pubblichiamo:

Non c'è il due senza il tre. Anche questa volta Di Pietro ce l'ha fatta. E' riuscito ad ottenere da Veltroni l'alleanza elettorale facendogli escludere brutalmente la sinistra e lasciandogli credere che la sua formazione si sarebbe sciolta nel Pd ad elezioni avvenute. Se solo avesse chiesto un consiglio ad Occhetto, Veltroni non si sarebbe rivelato agli occhi di molti un vero sprovveduto. Infatti, con una fava Di Pietro ha preso due piccioni: si è garantito prima l'elezione al Parlamento e poi, non diluendosi nel PD, otterrà pure il rimborso elettorale pari a qualche milione di euro. Una ennesima spina nel curriculum di Veltroni che, imbarcando una componente di destra (… perché Di Pietro è forse di sinistra?), ha eliminato dalla scena politica italiana tutto il mondo della sinistra, di cui lo stesso Veltroni è proprio figlio ultralegittimo, e ha rinnegato così ancora una volta la sua storia.

Dopo aver perso nelle consultazioni amministrative roccaforti importanti tra cui Roma, nel PD cominciano ad affiorare i primi dissensi e ad apparire i primi coltelli. Una prima critica esplicita alla leadership arriva dai dalemiani i quali rimarcano la campagna elettorale ostile alla sinistra autentica e l'alleanza elettorale sbagliata con i Radicali e con L'Italia dei Valori, un partito ritenuto da molti come una compagine giustizialista. Il fatto che l'opposizione abbia eletto alla Camera come vicepresidente un uomo dell'Udc, un posto richiesto e ambito da Di Pietro, sta a dimostrare che è già in atto un qualche iniziale ripensamento sulle strategie fin qui adottate dal Partito Democratico.

La corte che Veltroni sta facendo a Casini per poterlo avere come alleato all'opposizione in Parlamento mette però in difficoltà tutta l'Udc, un partito che oramai nessuno più sa dove si trova: se al centro, a destra o a sinistra. Il malessere che serpeggia tra gli iscritti produce nelle periferie molto malcontento e intolleranza verso la dirigenza: le rivolte e le critiche sono all'ordine del giorno e stanno mettendo a dura prova la tenuta di tutto il partito con il pericolo non remoto dell'azzeramento politico. La strategia errata di Casini, e più precisamente quella di annettere i componenti della Rosa Bianca, si è dimostrata decisamente fallimentare. Del resto lo avevamo già previsto anche noi con largo anticipo. Oggi infatti Baccini sta guardando con simpatia il PdL mentre Tabacci e Pezzotta guardano verso sinistra. Hanno cioè utilizzato l'UdC solo per farsi eleggere e adesso veleggiano disinvolti verso altri lidi. Un "bravo" a Casini che li ha ospitati, li ha rifocillati e… non ha avuto neppure un cenno di riconoscenza. Tutte queste vicende contribuiscono a creare nei suoi elettori una grande confusione e purtroppo proiettano il suo partito verso una dorata nicchia che, in un futuro molto prossimo, potrebbe rivelarsi l'anticamera della estinzione.

L'esito elettorale ha messo in evidenza un punto molto importante: ha vinto la spinta delle istanze referendarie. Sotto la pressione dell'opinione pubblica l'Italia si è avviata verso il bipartitismo ma, per quanto sia uscito un Parlamento meno frammentato e con pochi partiti, l'obiettivo dei referendari non è ancora stato raggiunto. Manca ancora una vera politica che sia in grado di fare quelle riforme necessarie e innovative che tutti aspettiamo da qualche decennio.

Ci auguriamo che in questa legislatura maggioranza e opposizione, al di là dei loro ruoli, sappiano confrontarsi senza pregiudizi e con responsabilità per la modernizzazione del Paese.

Nando Maschera (x)

(x) Coordinatore Regionale "Moderati-Riformisti

Nando Maschera (x)
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