REFERENDUM: "FACCIAMO CHIAREZZA" DI MARIO SEGNI'

Riceviamo e pubblichiamo:

Di seguito il testo della lettera aperta inviata al quotidiano Europa.

L'on. Franceschini ha riconfermato l'appoggio del Partito Democratico al referendum e l'abbiamo ringraziato per la chiarezza e la determinazione. Ma dentro e fuori il PD si levano voci fermamente contrarie. Nel pieno rispetto di queste opinioni, approfitto della sua cortesia per chiarire ulteriormente le ragioni della nostra iniziativa

Ma prima di tutto va fatta chiarezza sull'argomento che oggi fa più scalpore, sulla accusa più pesante che ci viene mossa: il referendum farebbe un enorme regalo a Berlusconi, perché darebbe al suo partito la possibilità di avere, in Parlamento, la maggioranza assoluta. Ma chi dice queste cose ha visto i sondaggi di questi giorni, che danno al PDL oltre il 40%, con un distacco di circa 15 punti sul secondo partito, il PD? In questa situazione Berlusconi non ha alcuna necessità della modifica referendaria per conquistare, da solo, la maggioranza dei seggi. Può già farlo con la legge vigente. E' quindi il Porcellum, che già oggi permette gli squilibri che tanti evocano.

La critica quindi è infondata. Ma diventa insopportabile se fatta da chi, non solo per tanti anni è stato corresponsabile delle anomalie apportate da Berlusconi all'equilibrio del sistema (attacco al pluralismo dell'informazione, leggi ad personam), ma è stato il primo responsabile della attuale legge elettorale. Mi riferisco all'on. Casini. Il Porcellum, anche se porta la firma di Calderoli, partì dall'UDC, non dimentichiamolo. Oggi Casini è il più fiero oppositore del referendum. Ne ha tutto il diritto, ed anzi gli riconosco una assoluta coerenza, perché si è sempre battuto per il proporzionale. Ma non ha alcun diritto di accusarci di incoronare Berlusconi "imperatore", lui che a questo risultato ha tanto contribuito.

Con questo torniamo al vero, grande problema che abbiamo davanti: eliminare la legge elettorale vigente. Legge scellerata, vulnus autentico alla democrazia, perché ha totalmente distrutto il rapporto tra eletto ed elettore, perché ha prodotto nel 2006 una frammentazione rovinosa, (e non è detto che non possa ripetere questo effetto), perché permette il pernicioso fenomeno della presentazione di candidati in tutti i collegi, fenomeno che vediamo anche in questi giorni alle europee.

Ebbene solo il referendum ha riaperto il problema. Se il tema è di nuovo all'ordine del giorno, se la stessa Lega dice di studiare una riforma, se l'opinione pubblica ha preso coscienza di un problema cui rischiava di assuefarsi, è solo perché 820.000 persone hanno firmato il referendum. E chiunque abbia un minimo di onestà deve ammettere che se il referendum fallisse si chiuderebbe ogni possibilità di riforma.

Ai critici del referendum chiedo quindi ad alta voce: ma voi che cosa avete fatto per cambiare le cose? E soprattutto che cosa proponete di fare? Siamo noi i primi a dire che il referendum non raggiunge tutto ciò che vorremmo. Avremmo voluto cancellarla del tutto, ma i limiti tecnici del referendum ci costringono a demolirne solo dei pezzi. Ma crediamo che una vittoria del sì aprirebbe un processo di cambiamento assai più ampio.

Ma intanto perché non tentare subito il cambiamento immediato? Basta una legge di un articolo per cancellare il Porcellum e tornare al collegio uninominale, e Parisi e Ceccanti hanno già presentato la proposta di legge. E' semplicissimo, basta volerlo fare. Si sentono già le solite scuse: non c'è tempo, non è il momento giusto. Scuse che non reggono se sono smascherate, se si chiarisce ai cittadini che basta un articolo per cancellare la vergogna delle liste bloccate.

Mi rivolgo a tutti quelli che vogliono cambiare, dentro e fuori il Partito Democratico. Uniamoci subito, in questi giorni, in una battaglia perché il tema venga portato in Parlamento, perché la proposta Parisi - Ceccanti venga subito discussa, perché non si perda questa occasione. Si vincerà? Non so, ma so con certezza che almeno capiremo e faremo capire chi vuole cambiare davvero e chi in realtà vuole tenersi il Parlamento dei nominati. Signor direttore, perché il suo giornale non diventa il paladino di questa campagna?

Mario Segni

Mario Segni
Politica