IL TROPPO STORPIA

Dibattito

In qualsiasi modo la si voglia vedere, la campagna elettorale che vede protagonisti i leaders dei vari partiti, fatte salve alcune rare eccezioni (per esempio Veltroni del PD), è una campagna condotta all'insegna della denigrazione (fino all'insulto personale) dell'avversario.

Capocordata e maestro di questo modo di condurre la competizione è Berlusconi, il quale non perde occasione per appropriarsi di meriti non suoi e di scaricare addosso agli avversari il peggio degli aggettivi spregiativi contenuti nel vocabolario italiano. Lo segue a ruota il nostro Tremonti, il quale però preferisce cimentarsi sul terreno economico finanziario, illudendosi, e illudendo chi lo ascolta, di essere un super esperto della materia; la qual cosa invece è molto discutibile, specie dopo aver bene analizzato la politica economica del governo precedente del quale egli fu ministro dell'economia. E' ben vero che, essendo lui proprietario dichiarato di società off-shore, gli interessi suoi personali, dei suoi fan e anche di qualche mafioso riciclone, li ha difesi bene (si pensi alla politica dei condoni, ai privilegi per alcune categorie di evasori, al rientro dei capitali all'estero a bassa imposizione fiscale e al non controllo politico ed economico alla introduzione dell'euro).

Che il governo dimissionario non fosse il meglio di quanto il Paese avesse bisogno, è ormai cosa scontata. Il ricorso alle elezioni anticipate ne è la prova provata della precarietà della coalizione che lo sosteneva e delle contraddizioni politiche esistenti fra i vari ministri. Ma tra questa constatazione e la demonizzazione tout-court di tutti i suoi componenti, Prodi in primis, è una forzatura che nasconde in se la debolezza delle argomentazioni contrapposte, la inconsistenza delle proposte politiche e la inattendibilità della ex minoranza.

Per esempio, a chi non è disattento dei fatti politici, risulterà che nel luglio 2003 il Governo Berlusconi aveva sottoscritto con i sindacati il famoso "patto per l'Italia"; un accordo che prevedeva una serie di impegni economici, sociali e di prospettiva di sviluppo e che il medesimo governo ha disatteso riducendolo a carta straccia. Risulterà anche che malgrado le contrarietà delle parti sociali, il governo ha approvato quella iniqua legge (legge Maroni) che penalizzava fortemente i lavoratori prossimi alla pensione di anzianità. Per converso risulterà inoltre che il governo ha emanato quella legge liberticida che diminuiva le tasse ai ricchi sovvertendo il sistema della progressività dell'imposizione fiscale a seconda del reddito percepito. A questo proposito la sinistra non ha sufficientemente capito e quindi spiegato alla gente, che "il meno tasse per tutti" di Berlusconi in realtà significa "meno tasse per i ricchi e meno stato sociale per tutti".

Un'altro punto, sul quale non si fa mai sufficiente chiarezza, è l'enorme prezzo da pagare ogni anno per gli interessi del debito pubblico (70 miliardi di euro), che il precedente governo del centro-destra ha deliberatamente lasciato fuori controllo (fino a raggiungere il 106% del Pil) anziché ridurne la dinamica. A ciò si aggiunga che ogni anno questo povero Paese non solo deve pagare 70 miliardi di interessi passivi ma deve anche far fronte a circa 270 miliardi di tasse e imposte evase, ed eluse. 270 miliardi di tasse evase equivalgono a 540mila miliardi delle vecchie Lire; una cifra spaventosa che pesa e condiziona enormemente qualsiasi programma di sviluppo di qualsiasi governo. Con un terzo di quei soldi si potrebbero risolvere il 70% dei problemi di questo Paese.

Il governo Prodi, con molta fatica e non senza ostacoli provenienti anche dalla sua stessa maggioranza, aveva imboccato la strada giusta per il risanamento della finanza pubblica e per riportare i conti sotto controllo (si pensi all'Accordo Governo - Sindacati sul Welfare del luglio scorso, i risultati positivi della lotta all'evasione fiscale e altri benefici contenuti nella finanziaria 2008).

Ferme restando le responsabilità della sinistra estrema come causa dell' implosione della coalizione del centro-sinistra, Berlusconi e i suoi, non immuni da responsabilità, invece di usare un linguaggio tracotante e offensivo verso gli avversari, e adoperare un armamentario fatto di lusinghe e promesse fasulle che sanno di non poter mantenere, dovrebbero produrre qualche straccio di proposta che faccia capire come intendono far uscire il Paese dalla crisi in cui si trova e che permetta agli elettori di poter scegliere con cognizione di causa a chi conferire il consenso.

Invece di proposte sincere e fattibili, preferiscono la propaganda, esagerandone ed esasperandone i toni . Attenti però che il troppo storpia davvero.

Valerio Dalle Grave

valeriodallegrave@virgilio.it

Valerio Dalle Grave
Politica