6 10 DIBATTITO. QUESTA VOLTA "YES - MAN"
Gli yes - man (uomini si) sono quelle persone che, per convinzione o per convenienza, ritengono che il capo ha sempre ragione. D'altra parte ci sono "capi" che chiedono esplicitamente l'adulazione, che premiano il servilismo, che non sopportano la critica e men che meno divergenze di opinione dalle sue.
Una figura così ce la troviamo a capo del governo italiano. Non sopporta che lo si contraddica. Avete osservato l'ultima sua performance fatta alla assemblea della Confindustria? Lui voleva la signora Marcegaglia, presidente della associazione, come ministro del suo governo in sostituzione del dimissionario Scaiola; la assemblea e la stessa presidente hanno detto no! Lui ci é rimasto male, si è arrabbiato, e ha risposto in modo sgarbato: "e allora non prendetevela con il governo".
Sulla manovra da quasi 25 (24,9) miliardi (di euro) si sta sviluppando uno spettacolo inedito: il capo è entrato in conflitto col suo ministro (superministro) dell'economia, poi con il suo ministro della cultura e anche con alcuni suoi amici governatori delle regioni, (capofila quello della Lombardia), oltre a suoi fedeli presidenti di provincia e sindaci di vari comuni. E' vero che il "capo" che conosciamo è uso dire, disdire e smentire allo stesso tempo, però questa volta la cosa sembra essere più complessa se, come risulta dai resoconti mediatici, il "capo" ha ritenuto di dover ricorrere alla copertura politica del Presidente della Repubblica per far "passare" la sua rabberciata manovra economico finanziaria. Staremo a vedere.
Al di la delle descritte schermaglie con pochi personaggi, rimane pur tuttavia compatto l'esercito degli yes-man. Queste figure, infatti, o accettano di stare al gioco dettato dal comandate, oppure vengono emarginati, perché la loro eventuale propensione a ragionare con la propria testa non è ammessa. Quanto detto vale per tutte le organizzazioni a struttura piramidale soprattutto se il centro decisionale si sposta di continuo verso l'alto e per di più si concentra nelle mani di pochi, se non di una sola persona. In questo caso è facile capire che i margini di protagonismo e di iniziativa "degli altri" si restringe sempre di più. E così, con il tempo, gli yes-man si convincono che soltanto in quel modo riescono a rimanere sulla scena e, illusoriamente, a contare qualcosa.
L'esercizio della responsabilità, lentamente ma inesorabilmente, non viene più praticato perché trovano più comodo delegare al "capo" ogni decisione, giusta o sbagliata che sia, salvo poi mugugnare o applaudire. E siccome ne mugugno ne applauso producono effetti di cambiamento, la deresponsabilizzazione procede spedita e inesorabile. Da abituale agnello (per non dire coniglio), lo yes-man diventa un leone se suppone che una qualsiasi critica possa nuocere alla immagine "del capo". Ciò che gli sta a cuore non è la dialettica democratica tesa a far convivere opinioni diverse in direzione del bene comune o delle convivenza civile. Lo yes-man ha ben altro conficcato in testa: "ciò che non coincide con il pensiero del leader è eresia e, quindi, il dissenziente va condannato con la riduzione al silenzio, con l'emarginazione e, in qualche caso, con il pubblico (mediatico) ludibrio. Vi ricordate il caso delle dimissioni del direttore di Avvenire? O le recentissime schermaglie, per non dire liti, fra il "capo del governo e il Presidente della Camera?
Ovviamente io concordo con chi sostiene che una qualsiasi organizzazione aziendale, politica, culturale e sindacale, non possa vivere a lungo se insiste col emarginare il dissenso, perché sono convinto che la lungimiranza del leader, per quanto carismatico e capace, non basta. Un vero leader si qualifica come tale solo se è capace di far crescere attorno a sé un gruppo dirigente in grado di assumersi le proprie responsabilità in una gestione collegiale del potere conferito pro-tempore dall'elettorato o dagli azionisti, non se si comporta come chi pensa che: "dopo di me il diluvio". Di solito, in questi casi, il diluvio prima o poi arriva, ma il primo ad essere travolto (come sempre è successo) sarà proprio il leader. Mentre gli yes-man vagheranno smarriti scodinzolando in cerca di un nuovo capo da osannare e da servire……..se lo troveranno.
Valerio Dalle Grave