BERLUSCONI DIETRO LE SBARRE?

Dopo la condanna per il processo Mediaset adesso é arrivata la condanna per il caso Ruby. Il collegio giudicante non ha ancora provveduto ma il PM, la Boccassini , l'ha già condannato. La notizia, pur marginale nella sostanza, giornalisticamente é apparsa subito rilevante. Lei infatti al termine della requisitoria ha concluso: e dunque condanno... riprendendosi quasi subito dalla gaffe, correggendosi così ...ne chiedo la condanna. Qualcuno ha richiamato l'Ipermestra del Metastasio là ove si dice 'Voce dal sen sfuggita / poi richiamar non vale ', qualcun altro invece si é chiesto se anziché una gaffe non fosse una sottile e sofisticata scelta.

Sta il fatto - giusto o ingiusto che sia, sicuramente non positivo sotto il profilo istituzionale - che sentendo la gente quasi tutti preventivano la condanna di Berlusconi nei vari processi. Non é effetto soltanto della propaganda ma anche di altri dati. L'esempio Casini: ricordata la sua posizione criticissima contro Berlusconi tuttavia ha ripetutamente affermato di ritenere che contro di lui vi sia stato 'accanimento giudiziario'. Per la verità - l'obiettività é di rigore - non é che il Cavaliere sia stato indietro, inizialmente sbagliando a prendersela 'con la Magistratura' e solo dopo 'con una certa parte della Magistratura'. Ci sembra comunque che una cosa dovrebbe essere fatta. C'é stato chi in TV ha detto che il 90% dei magistrati che lo hanno inquisito erano e sono di Magistratura Democratica. Non sembra del tuttocredibile perché - diciamo noi - così fosse una notizia del genere non sarebbe rimasta a covare sotto la cenere. In ogni caso ci vorrebbe la risposta per tagliare la testa al toro e ragionare su dati certi.

Chi commenta deve cercare di essere 'laico', di ricercare dunque la massima obiettività possibile, cominciando da prendere le distanze di quello che pensiamo sia uno dei peggiori aspetti della natura umana, ovvero il manicheismo per il quale esistono solo bene e male, bianco e nero, lo splendore della luce e il rigore del buio.

Berlusconi non é né la quintessenza del male né un santo (e su questo peraltro concordano anche molti suoi fans). E' l'immagine, odiata da parecchi, del 'berlusconismo', pochi dei quali si rendono conto che il cosiddetto 'berlusconismo' nasce e si sviluppa sugli errori, taluni clamorosi, dei suoi avversari che avevano avuto diverse occasioni di voltare pagina fallendole clamorosamente tutte. Basti pensare al flop di Bersani nonostante il precedente di Occhetto che pure avrebbe dovuto insegnare qualcosa...

Tutto ciò premesso difficile pensare che dal Palazzo di Giustizia di Milano esca un verdetto a lui favorevole. Difficile pensare, al di là delle condanne di reclusione e pecuniaria, che non gli venga appioppata, come nel processo Mediaset, la pena accessoria della interdizione dei pubblici uffici, che la Boccassini ha richiesto non per un certo periodo bensì 'perpetua'.

Il cerchio a quel punto sarà chiuso. Berlusconi non potrà avere alcun incarico pubblico, neppure quello di fare lo scrutatore a un seggio del Comune di Arcore o il consigliere nel direttivo dell'asilo.

Fine del Cavaliere dunque?

Neanche per sogno.

Lui sa che il palcoscenico internazionale, quello dei vertici dei grandi della terra, ormai gli é precluso, rapporti personali, con Putin ad esempio, esclusi. Idem per i Palazzi romani che contano Tutti lo hanno sempre definito, riconoscendo questa sua caratteristica, un lottatore. Da aggiungersi uno che non si rassegna alle sconfitte.

Gli chiudono le porte istituzionali in faccia? Non é tipo da indossare le pantofole e mettersi a sonnecchiare in poltrona. Non basta sbarrargli le Istituzioni perché nessuno può vietargli di guidare un Partito, di fare politica, di organizzare l'organizzabile, di fare anche, e ve ne sono i segni, il martire. Protagonista alla ribalta ogni giorno: questo il suo futuro.

Con quali sviluppi?

Potremmo delinearne alcuni ma qui le variabili aumentano d'un lato in funzione di come andrà la cura dei problemi del Paese, dall'altro come uscirà la sinistra dalla sua crisi, forse la peggiore dal dopoguerra. E anche da come svilupperà l'azione del suo Partito.

Rispolveriamo quanto più volte scritto molto tempo fa. Il bivio: Partito del leader o leader del Partito? La sua formazione, la sua vita intera lo portano al primo dei due corni del dilemma, scelta della cronaca. Il secondo corno riguarda la storia di un Paese. Illustri esempi: Tito ha operato, applauditissimo, per la cronaca. Non ha costruito lasciando un edificio che in poco tempo é finito in macerie. Francisco Franco - non é il nostro un giudizio politico - non si é limitato alla cronaca pensando al futuro del suo Paese, e costruendogli un futuro basato su un re costruito passo passo in quel di Roma. E, incredibile riscontro trovato girando la Spagna quando il Caudillo c'era ancora, trovando là anche fra decisi oppositori il rispetto per chi, dicevano, aveva dato al Paese 'la tranquillidad'. Unico regime di fatto fascista sopravvissuto alla guerra oltre a tutto restandone fuori.

Sorvoliamo sui dubbi che il paragone potrebbe ingenerare sui lettori, nonostante la sua natura evidente di espediente strumentale per inquadrare le due possibilità.

Se, contro il suo vissuto, esiliato per sentenze dalle sedi pubbliche, si impegnasse per la trasformazione , sua e del Partito diventandone il democratico leader e non il padrone, la situazione si presenterebbe assai interessante, e ancor più interessante se almeno il PD, nella sinistra, archiviati i residui del post-comunismo e abbracciato, senza se, l'eurosocialismo, si calibrasse sul tempo che corre costruendo, lui pure, un leader del Partito, di un Partito che batte ogni record in fatto di demolizione progressiva dei segretari pro tempore.

Ma ce la farà lui, padrone del Partito, a passare il testimone a lui, leader democraticamente prescelto di un Partito che lasci le caratteristiche di movimento elettorale indossando l'abito che la politica richiede, elaborazione culturale come alimento compresa?

a.f.

 

a.f.
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