Sondrio 15.2 QUELLO CHE NON VI DICONO GLI ALTRI: SALVATORI E SALVATI A IOSA IN QUESTE ELEZIONI

Nessuno ha detto, o scritto, che mai come in queste elezioni politiche era successo che il fattore dominante fosse quello dei salvataggi. Se ci sono salvataggi ci sono salvatori e salvati. Vediamoli.

Il caso più vistoso é quello della discesa in campo di Monti, le cui ragioni non sono state indagatre a fondo, anzi per niente. Lo davano tutti per succedere a Napolitano che lo aveva financo elevato alla dignità di senatore a vita. Lui stesso aveva solennemente dichiarato e ribaditoche finita la 'vacanza a Palazzo' Chigi sarebbe tornato alle occupazioni domestiche, e magari anche a quelle bocconiane.

Le ragioni ci é capitato di esporle, ma questo ci porterebbe lontano. Stiamo al suo ruolo di salvatore. C'era qualcuno in difficoltà. Una certa ressa di personaggi Casini, Fini, Montezemolo, Rutelli, Pezzotta ecc.) ma ciò nonostante una notevole carenza di elettori. A qualcuno importava la sopravvivenza di questo centro, chi per ragioni nobili, chi per ragione di interessi (legittimi, sia chiaro). L'arrivo di Monti nel gruppo con la sua leadership (magari in condominio) ha salvato il centrom anche se l'operazione non ha ottenuto, meglio non otterrà, i risultati troppo frettolosamente previsti da qualche neofita della politica che magari pensava a magici richiami sol con lo spendere il suo nome.

Saltiamo da un'altra parte. Di Pietro, che per anni ha scelto il ruolo di coscienza critica del Paese talora eccedendo col risultato di inimicarsi il suo alleato con il quale aveva fatto insieme la precedente campagna elettorale, era in braghe di tela. Lui stesso se n'era uscito inn una battura ripresa dalla TV, "non ci vuole più nessuno". Personaggi dell'Italia dei Valori erano stati oggetto di indagini, lui era stato fortemente criticato, i Sindaci di Napoli e Palermo gi avevavno voltato le spalle, parlamentari suoi fedelissimi lo avevano salutato e se ne erano andati. Arriva Ingroia. E' un'ancora di salvataggio. Lui non cala i toni, vorrebbe parlare ancora di vittoria, che però sarebbe simile a quella di un certo re dell'Epiro che dopo avere sconfitto i Romani disse "un'altra vittoria come questa e io sarò perduto".

Altro volo verso destra con due salvataggi.

PdL. Il primo é quello che vede protagonista Silvio Berlusconi. Si era ritirato nel deserto, quantomeno nel deserto politico e le acque nel PdL si stavano intorbidando con varie tendenze centrifughe, insofferenze verso il governo, anche convenienze personali. Il tutto mentre opinione generale era che Bersani marciasse a vele spiegate per Palazzo Chigi senza opposizioni concretamente incisive. E' cominciato una sorta di balletto: arriva? Non arriva? Poi é arrivato e ha designato il delfino, Alfano. Non era la stessa cosa di quando c'era lui. Interrogativi sciolti. Il PdL che era sceso a percentuali catastrofiche ha invertito il trendcon notevole recupero che potrebbe incrementarsi con il voto di quella parte di "indecisi" che indecisi non sono affatto, dicendo solo di esserlo. Capita ad ogni elezione e l'esperienza dice che i più restii a palesarsi sono in gran parte moderati, commercianti in primis. Non é detto che il disegno vada in porto ma finora ha funzionato.

Lega. Il secondo é quello della Lega che era finita fra i marosi per le vicende che avevano coinvolto Bossi, o, meglio, il suo entourage, figlio compreso. Per i militanti era stata una sberla e il rischio di spappolamento forte. In politica bisognerebbe sempre avere riserve, per ogni evenienza. Se non le si hanno capita il momento in cui bisogna pagare dazio. La Lega una riserva la aveva per fronteggiare i problemi su due fronti. Su quello esterno c'dera, ovviamente, un attacco concentricoe un isolamento totale. Situazione difficilissima. Sul piano interno c'era bisogno di evitare il collasso, non tanto effettivo quanto psicologico, con dati preoccupanti che venivano dai sondaggi. La Lega ha avuto la fortuna di avere un politico di lunga data che la politica l'aveva masticata fin dai tempi dell'università. Con una sua personalità, tanto che nel 1995 Bossi l'aveva addirittura espulso dal partito, per poi tornare sui suoi passi dopo qualche asettimana.

Maroni aveva buoni voti sulla sua pagella di Ministro a cominciare dal fatto che dopo anni e anni di latitanza una trentina dei più persicolosi e potenti boss della mafia sono finiti tutti in regime di 41 bis, una volta definito carcere duro.

Dopo i primi successi qualcuno aveva cercato di minimizzare dicendo che il merito era di Magistratura e Forze dell'Ordine. Non reggeva. Era evidente a tutti che era cambiato qualcosa al timone. Interrogato il Ministro aveva risposto che aveva preso 'un piccolo provvedimento', quello di sequestrare i beni non solo dei boss ma anche dei loro parenti, cosa che era piombata laggiù come una frana tagliando i condotti dell'ossigeno, fondamentali, alla mafia.

Prima dentro, poi fuori. Poi, uno da una parte uno dall'altra, con Di Pietro opposizione secca fin dal primo momento al governo Monti. Poi braccio di ferro con il PdL e la scelta, rischiosa, di correre per la Regione.

Il PD. Partito ad un bivio nella ricerca di conquistare il ruolo-guida che Berlusconi aveva avuto con errore strategico, pur con vittoria tattica come scrivemmo allora, licenziando Fini e con lui una pattuglia di parlamentari abbastanza decisiva per le votazioni in Parlamento. La posizione inizialmente promettente al riguardo si era andata via via ispessendo per vari e concomitanti fattori, Grillo compreso. E' arrivato Renzi che ha colto il desiderio di novità diffuso nel Paese. Non sarebbe stato un bene che avesse vinto lui perché guidare un Paese come l'Italia cercando di tenere testa a gente come la Merkel non é uno scherzo ma non lo é neppure procedere a slalom continui nel giro dei molteplici poteri che ci sono e degli ancora più complessi ciondizionamenti che sono il pane quotidiano. L'esperienza l si fa con la gavetta, non é possibile improvvisarla. Non ha vinto ma ha dato occasione al suo partito con la gente alle primarie di far vedere che le folle non le porta solo Grillo con la sua denuncia. Non é il solo salvatore, lo é certamente anche Bersani in gran parte, essendocene poi anche una nel ruoklo di salvato.

Grillo. Apparirà paradossale, per qualcuno fantapolitica, per altri provocazione, vedere Grillo nel ruolo di salvatore. E' vero, la sua é denuncia, anzi addirittura denuncia portata all'estremo con proposte non realistiche ma indispensabili per lo schema, che é quello che ha fatto da calamita. Ricordiamolo a Sondrio, qualche sera fa. Tra le 2500 e le 3000 persone in Piazza Garibaldi. I passaggi più significativi sottolineati da applausi. Se qualcuno ha il filmato della serata può verificare che grossomodo applaudiva un terzo dei presenti. Questo la dice lunga in quanto non é sminuire l'ex comico, ora politico a tutti gli effetti, genovese, anzi é vero il contrario. Questo significa infatti che il suo richiamo é stato così forte da richiamare altri, non suoi fans, in numero così elevato In altri termini Grillo ha lanciato una gomena a quei 5 o 6 milioni - come ha detto in piazza - di italiani che avrebbero in larga parte finito ad associarsi in un calderone pericoloso per la vita stessa della democrazia. Certo, lui ha traversato a nuoto, impresa notevole, lo stretto di Messina ma dal 26 febbraio in poi lo attende, nei due rami del Parlamento in combinazione con la piazza, un'altra traversata a nuoto, Via Tirreno - Tevere, quella da Genova a Roma.

GdS

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