Esperti e cialtroni

A proposito del Codice di Camaldoli

Si è concluso con un buon successo il convegno provinciale sul Codice di Camaldoli, promosso dalla CISL con altre categorie interessate al tema.

I relatori che si sono succeduti al tavolo (accademici esperti delle varie discipline) hanno, pressoché unanimemente, sottolineato la consonanza del pensiero degli uomini ideatori e promotori del Codice (Vanoni, Saraceno, Paronetto e Capograssi) con la Dottrina Sociale Cattolica (di seguito DSC). Hanno anche, e in più riprese sottolineato, come il Codice abbia influenzato l'orientamento dei costituenti chiamati a redarre la Costituzione Italiana nel momento in cui l'Italia aveva un forte bisogno di riprendere a vivere, risollevandosi dall'immane tragedia della guerra.

Gli autori del codice lavorarono in clandestinità e a rischio e pericolo della loro vita (siamo nel 1943), sorretti solo dalla loro fede, dalle loro convinzioni, dal loro sapere scientifico e dall'amore per l'Italia.

A distanza di anni dalla redazione del Codice (pubblicato solo nel 1945), alcuni cialtroni politici (non mi riesce di chiamarli in altro modo) hanno tentato in varie occasioni di mettere mano alla Carta costituzionale, ritenendola vecchia e superata dagli eventi della storia. E ancora oggi, sono alla ricerca di grimaldelli per poterla scardinare con interventi camuffati da pseudo riformismo.

Rovinare la Carta, compromettendo la democrazia e la libertà di questo Paese, penso che sia possibile se i cittadini, veri e unici titolari del patrimonio dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione, non vigilano e, eventualmente, non si mobilitano a tutela e difesa del loro patrimonio giuridico fondamentale.

Sul tema del rapporto Codice - Costituzione - DSC hanno insistito particolarmente i professori Bruno di Giacomo Russo e Pier Luigi Porta aggiornando il tema alla situazione odierna di grave crisi. Invero la DSC non si ferma ad essere annunciata solo con parole, ma deve essere vissuta concretamente nella vita della persona e della società. Ancora di più, la DSC o è "annuncio incarnato della verità dell'amore di Cristo nella società" oppure è un semplice elenco di buone intenzioni.

E i nostri autori del Codice (ad eccezione di Paronetto scomparso nel 1945) non si fermarono certamente all'annuncio di buone intenzioni ma diedero corpo alle loro idee con iniziative legislative, con indirizzi politici, con proposte operative per concretizzare coi fatti le loro idee.

Un esempio, il loro, che potrebbe, anzi dovrebbe, essere emulato dai politici cattolici i contemporanei, che invece danno l'impressione di essersi ammosciati e appiattiti sul cosiddetto "pensiero debole" dominato dal consumismo, dall'individualismo, dall'indifferenza rispetto ai veri e reali bisogni della società contemporanea che grida la volontà di cambiare un sistema, che si dimostra sempre più vicino agli interessi personali e sempre più lontano dal bene comune.

La crisi antropologica conseguente alla crisi economica mondiale, vede l'affermazione della perdita del senso dell'essere umano. Vede il trionfo del pensiero debole, dell'egoismo irrazionale. Vede l'esclusione della fraternità, della gratuità e del dono, dalla sfera civile ed economica.

Pensiamo, per esempio al capitalismo finanziario a trazione tecnologica, che ha dato vita ad una globalizzazione le cui fondamenta fanno crescere le disuguaglianze, distruggono l'ecosistema (il creato) e l'uomo, rendendo, come ha affermato Papa Francesco, la vita di miliardi di persone "vite di scarto".

Oppure pensiamo alla crisi delle istituzioni internazionali e alla mancanza di progettazione di altre istituzioni che sappiano gestire una globalizzazione più equa, solidale e sostenibile. Pensiamo anche alla affermazione della tecnocrazia a scapito della democrazia.

A tale proposito è illuminante la recente Enciclica del Papa Emerito Benedetto XVI "Caritas in Veritate", la dove, richiamandosi alla DSC, recita che "la globalizzazione, per rispondere al bene comune deve favorire un orientamento culturale personalista e comunitario, aperto alla trascendenza del processo di integrazione planetaria. La globalizzazione, a priori, non è ne buona ne cattiva, sarà ciò che le persone ne faranno.

I cristiani, quindi, con la DSC quale strumento di evangelizzazione, devono saper discernere un nuovo modo di vivere la "città terrena". Per incarnare questa missione, i cristiani sono chiamati a sviluppare e diffondere strumenti interpretativi, progettuali e istituzionali fondati, da una parte, sulla parola di Dio, sulla memoria storica dei carismi dei vari fondatori (appunto quelli del Codice di Camaldoli) attenti alla evangelizzazione del sociale. Dall'altra dal dialogo interdisciplinare con le scienze umane, affinché si possa proporre all'uomo e alla società postmoderna uno sviluppo integrale, solidale, fraterno, comunitario, sostenibile e inclusivo.

Quello di Morbegno è stato davvero un grande evento che dovrà proseguire con altri momenti di approfondimento, di riflessione e di dibattito.

Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
Politica