LA CADUTA (LA FINE DI UN'ERA DEFINITA "BERLUSCONISMO") 11 11 20 20

Riceviamo e pubblichiamo, con nostra nota. Dibattito aperto

Mercoledì 8 novembre, ore 16.30. Impassibile, scuro in volto Silvio Berlusconi si alza dal suo scranno di Montecitorio. Esce dall'aula come se stesse battendo in ritirata, stordito dopo aver visto, qualche minuto prima , consumarsi la definitiva sconfitta parlamentare che in serata lo ha costretto a presentare le proprie dimissioni.

Anche se in fin dei conti è stata un approvazione, la votazione sul Rendiconto dello stato si è trasformata in una vera e propria Waterloo politica per Berlusconi, che ha assistito impotente allo sfaldamento di una maggioranza parlamentare mai vista in Italia, ma soprattutto allo sfaldamento definitivo di quel ventennale impero politico ed ideologico definito" Berlusconismo".

Di fatto la seduta di mercoledì pomeriggio è stata solo la sconfitta finale di una guerra politica che per Silvio era già iniziata da un anno prima con la rottura di Fini. A novembre 2010 i continui tradimenti delle proposte elettorali, il prono asservimento ad ogni richiesta della Lega Nord avevano spinto i Finiani ad abbandonare l'alleato di sempre che sembrava ogni giorno di più appiattirsi sulle posizioni secessioniste padane; un duro colpo numerico per la maggioranza visto che circa 40 deputati passavano all'opposizione proponendo insieme al centro ed alle sinistre una mozione di sfiducia nei confronti del premier, la stessa mozione che tuttavia ha permesso al governo di boccheggiare fino all'altra settimana.

Il 14 dicembre 2010 di fatto falliva il tentativo delle opposizioni di scalzare il premier dal suo seggio di primo ministro, dopo un accurata e riuscita campagna acquisti parlamentare del centro destra che aveva consentito di bocciare la mozione di sfiducia sollevata dalle altre forze parlamentari.

Dopo la vittoria di dicembre il centrodestra era riuscito a rimettere in piedi una maggioranza assoluta alla camera dei deputati che poteva dunque assicurare una tenuta numerica del governo ma che non garantiva di certo una stagione di piena governabilità e riforme dato che le votazioni a Montecitorio sono sempre state appese ad uno o due voti e che spesso proposte emendative delle opposizioni erano state approvate, vista l'impossibilità dello schieramento destro di portare ad ogni votazione compattamente ogni parlamentare ministro o sottosegretario.

All'inizio del 2011 dunque si è venuta a creare una situazione di stallo e di immobilità politica che non è riuscita a far fronte alla ripresa della crisi del mercato finanziario che nel frattempo ha lentamente logorato la nostra situazione finanziaria con il suo picco proprio in questi giorni, quando lo SPREAD ha ormai raggiunto quota 500 punti base.

L a salita verso la vetta del 2013 si è rivelata sempre più ripida ed irraggiungibile per il governo , impantanato nella palude parlamentare e bersagliato nel frattempo dalle critiche dell'Unione Europea che avevano la finalità di stimolare l'esecutivo a varare misure economiche certe e rigorose.

Di fatto questa salita verso il 2013 negli ultimi due mesi è mutata in una travolgente ed inarrestabile discesa verso il baratro elettorale, con la crisi che imperversava nel paese, con l'Europa che criticava le misure anti-recessione del governo e con gli stessi fedelissimi del premier che poche settimane fa hanno deciso di abbandonare un presidente del Consiglio ormai solo e perso nel vuoto, come tutta la sua maggioranza.

Mercoledì si è consumata una sorta di disastro per il centrodestra italiano, che dal 1994 ha sempre di più convinto i cuori degli Italiani e che vede tuttavia terminare disastrosamente un esperienza governativa già di per se disastrata e che avrebbe dovuto dare l' esempio al resto dei Paesi occidentali affrontando con rigore e forza la crisi che sta imperversando nei mercati finanziari.

Questo almeno era l'obiettivo del 2008, tutto quello che Prodi non era riuscito a fare se lo caricava in spalla Berlusconi che mercoledì scorso dopo numerosi inciampi, è caduto, dopo aver lasciato precipitare fin dal primo giorno di governo la prospettiva di riforme che avrebbero risolto la tempesta economica che si sarebbe abbattuta sull'Italia.

Di tutto questo il risultato raggiunto è stata solo la derisione da parte degli altri paesi Europei, la beffa per le continue uscite infelici del nostro premier, lo scherno per la nostra situazione parlamentare e il dileggio per la nostra situazione economica dopo essere stati inseriti nella lista dei PIIGS (PORTOGALLO,ITALIA,IRLANDA,GRECIA,SPAGNA) ovvero quei paesi in pericolo economico quasi quanto la Grecia.

Quando Silvio dopo il voto di mercoledì ha definito "traditori" gli 8 deputati PDL che non hanno preso parte alla votazione, forse non si è reso conto che di fatto l'intero Paese ormai ride del governo e da mesi ormai ha tradito lo stesso Berlusconi, rimasto come il re nudo sulla scacchiera italiana sotto la scacco matto dei mercati finanziari.

Ma fino ad oggi tutto è sempre stato negato, nessuno ne sapeva niente, tutti si rifiutavano di ammettere che anche questo Paese stava andando a picco esattamente come la Grecia e la Spagna e vi era persino qualcuno che diceva che la crisi era già passata.

Sabato sera le tanto attese dimissioni sono pervenute a Napolitano,segnando la fine di un era politica, la fine di un impero ideologico capeggiato da Berlusconi, la fine della più grande maggioranza parlamentare di sempre o, se vogliamo, la fine della più grande agonia parlamentare di sempre.

Silvio questo lo sapeva già, quando uscendo dall'aula della Camera dei deputati ha rivolto l'ultimo sguardo alla porta di Montecitorio, per la quale sa che non vi passerà più, almeno da Presidente del Consiglio.

Francesco Marotta

Questo intervento, nel merito del quale non entriamo dando la possibilità a chiunque voglia esprimere la sua opinione

di dissentire o consentire ci offre l'occasione di richiamare tutti, pro o anti Berlusconi a un punto di sintesi. Lo spread rispetto alla Germani all'inizio di luglio era 183. All'improvviso, senza che nulla lo abbia stimolato o favorito, é scoppiato l'uragano, un uragano che ormai prescinde in gran parte dalla economia reale. Questi 'mercati' che all'indomani di colossali interventi finanziari di Obama non fanno una piega che mercati sono? Quelli delle patetiche spiegazioni dei commentatori in TV che motivano il meno 0,83 della borsa con la dichiarazione del cugino dell'amante frl funzionario della X istituzione internazionale e l'indomani prendono posizione opposta? Ricordiamo, ad esempio, che il Giappone ha un debito pubblico che grava sul PIL più di una volta e mezzo di quanto il nostro debito non gravi sul nostro PIL. Ma la speculazione internazionale, il 90% della massa monetaria, reale e virtuale, in movimento, come mai punto solo sull'area dell'€uro? E come mai la prima a vendere i nostri titoli di Stato é stata la banca xxxx?

Colpa dei governi europei (di destra o di sinistra non importa? Magari dell'Europa un bel po'... (ndr)

Francesco Marotta
Politica