Contro la guerra in Irak, proprio perché amici degli USA Editoriale Gazzetta di Sondrio Contro la guerra - Con realismo. Gli equilibri nello scacchiere - L emotivazioni odierne - perché no alla guerra - L'opinione di un americano, non uno qualunque - N

Editoriale Gazzetta di SondrioContro la guerra - Con realismo. Gli equilibri nello scacchiere - L emotivazioni odierne - perché no alla guerra - L'opinione d



CONTRO LA
GUERRA


Siamo contro la guerra e quindi anche contro la guerra in
Irak e all'Irak. All'Irak, non a Saddam Hussein.

Chi fa questa distinzione sbaglia perché non va dimenticato
che il popolo irakeno é con lui. Si dica quel che si vuole,
si richiamino anche durezze, e magari efferatezze, del
regime, ma non va manipolata questa realtà. Basti pensare
che é stato impossibile girando il mondo trovare oppositori
di un certo rilievo in esilio.


CON REALISMO.
gli equilibri nello scacchiere


Con realismo. La guerra del Golfo era oggettivamente
inevitabile dopo l'invasione del Kuwait. Non solo per il
rispetto della legalità internazionale ma per forti
motivazioni di tipo strategico. Una serie di analisti,
alcuni seri e altri "della domenica", avevano allora
individuato come causa scatenante del conflitto il petrolio.


Nessuno di loro era andato a vedere, riflettendoci su, i
dati essenziali economico-finanziari, e relativo trend, dei
due Paesi, invasore e invaso, come il PIL, il debito estero,
le disponibilità della Banca Centrale kuwaitiana. Men che
meno gli equilibri, militari compresi, nello scachiere.

Quali cioé prima dell'invasione e quali sarebbero stati
senza intervento con il Kuwait annesso all'Irak.

Non dimentichiamo inoltre la mossa, strategicamente abile, a
guerra ormai vinta di non infierire con le forze migliori di
Saddam. Duecento Km della strada da Bassora verso nord con
una serie ininterrotta di mezzi militari. Sarebbe stato
facile gioco per pochi aerei farne un falò gigantesco. Fosse
stato fatto però, poco dopo quando gli iraniani attaccarono
a Bassora, non avrebbero trovato resistenza, e gli equilibri
nello scacchiere sarebbero stati turbati, questa volta a
favore dell'Iran.


le motivazioni
odierne


Questa volta le motivazioni sarebbero la disponibilità
irakena di armi di distruzione di massa, batteriologiche,
chimiche e, forse forse, nucleari.

Queste motivazioni non reggono, non perché teoricamente sia
sbagliato, ma perché, se questa é una via giusta, allora va
praticata in toto.

Quanti sono i Paesi che posseggono armi di distruzione di
massa? Partiamo dai 44 Paesi che posseggono reattori
nucleari per arrivare a quelli che posseggono ordigni
nucleari e a quelli che possono arrivarci in breve tempo.

Ancor più ricco il club dei Paesi con un arsenale chimico e
batteriologico, relativamente facile da approntare

Si legga in proposito l'articolo in materia di Martin
Fleischfresser sul sito

www.peacelink.it/tematiche/disarmo/documenti/batteriologiche/
nel quale oltre a USA e altri Paesi occidenteli si parla di
Iran e gli Stati dell'ex Unione Sovietica, seguiti da
Giappone, Iraq e Israele come sospettati di avere un
programma di ricerca sulle armi biologiche sono Cina,
Taiwan, Corea del Nord, Siria, Egitto e Cuba. Ma l'autore
aggiunge che la lista probabilmente è molto più lunga.

E allora perché solo l'Irak?

Le regole devono valere per tutti, così come le risoluzioni
dell'ONU che, ad esempio, nessuno si sogna di far rispettare
ad Israele con la forza, sia pure tenendo conto degli
eccessi e dei massacri anche degli oltranzisti palestinesi.


PERCHE' NO ALLA GUERRA


Perché no alla guerra?

In primo luogo evidentemente per quello che una guerra
comporta: vite umane, distruzioni, spreco di risorse che
potrebbero ben diversamente essere impiegate.

Poi alcune motivazioni specifiche:

- comunque venga presentata,
la guerra é destinata a rinfocolare l'astio, e in alcuni
settori l'odio, di parte cospicua degli arabi nei confronti
non solo degli USA ma anche di tutto l'Occidente e per un
tempo non breve;

- il terrorismo riceverà da un conflitto linfa vitale, anche
come alibi ed anche come supporto che troverà, in soldi e
armamenti;

- l'economia avrà notevoli
contraccolpi. Magari quella statunitense avrà una spinta per
le risorse che verranno destinate all'industria di guerra,
specie nei settori a tecnologia avanzata con i benefici
conseguenti per le produzioni destinate al mercato civile.
Quella occidentale, con esclusione forse di quella inglese
che si giova del petrolio del Mare del Nord;

- in Irak (e non solo lì) Saddam Hussein, se deposto,
diventerà il martire dell'autonomia araba, un ruolo che
obiettivamente non gli si addice...;

- il dopo-Saddam, posto che ci si arrivi, pone sul piano
interno di quel Paese gravissimi problemi. Non c'é infatti
una classe dirigente di ricambio. Quand'anche si trovasse il
modo di rabberciare un Governo "amico", il problema riguarda
in realtà tutta l'organizzazione del Paese e, in ogni caso,
il problema del consenso;

- in questo fragilissimo contesto é facile prevedere la fine
dello "Stato laico", quale comunque va riconosciuto oggi
essere l'Irak. Il fondamentalismo troverebbe campo libero
con rischi molto seri;

- non dimentichiamo neanche Bin Laden. Se vivo sicuramente
non aspetta altro che l'inizio delle ostilità per
riprendere, in tal caso con appoggi e complicità che oggi
non ha, la sua campagna anti-USA e anti-Occidente;

- l'equilibrio nello scacchiere verrebbe profondamente
mutato. Qualcuno pensa che in tal modo Israele avrebbe
maggiore respiro, anzi qualcuno pensa a respiro egemomico.
Errore strategico catastrofico.

- il rischio infine  di carattere militare. Non
pensiamo infatti che i generali irakeni siano così
sprovveduti da accettare, senza copertura aerea e contro
mezzi soverchianti, il confronto aperto. Potrebbe non essere
quella "passeggiata" che qualche analista ritiene probabile;

- infine l'opinione pubblica internazionale e, se non si
trattasse della "passeggiata" di cui sopra, magari anche
quella interna americana.

No quindi a questa inutile guerra, detto da amici degli
Stati Uniti. Così come, del resto, la pensa anche qualche
americano come Robert Bowman.


L'OPINIONE DI UN AMERICANO,
NON UNO QUALUNQUE


Vale la pena in coda citare alcuni stralci della lettera
inviata al Presidente Bush da Robert Bowman, ex-tenente
colonnello ed ex-combattente in Vietnam dove ha volato in
101 missioni di guerra. Non solo quindi un reduce, ma dopo
quegli eventi ha cambiato vita ed ora é Vescovo cattolico di
Melbourne Beach, Florida.

..."Lei ha detto che siamo bersaglio del terrorismo

perché difendiamo la democrazia, la libertà e i diritti
umani nel mondo.

Che assurdo, signor Presidente! Siamo bersaglio dei
terroristi perché, nella maggior parte del mondo, il nostro
governo difende la dittatura, la

schiavitù e lo sfruttamento umano. Siamo bersaglio dei
terroristi perché

siamo odiati. E siamo odiati perché il nostro governo ha
fatto cose odiose."...

..."Racconti la verità al popolo, signor Presidente, sul
terrorismo. Se le

illusioni riguardo al terrorismo non saranno disfatte, la
minaccia continuerà fino a distruggerci completamente. La
verità è che nessuna delle nostre migliaia di armi nucleari
può proteggerci da queste minacce. Nessun sistema di Guerre
Stellari (non importa quanto siano tecnologicamente avanzate
né quanti miliardi di dollari vengano buttati via con esse)
potrà proteggerci da un'arma nucleare portata qui su una
barca, un aereo, una valigia o un'auto affittata. Nessuna
arma del nostro vasto arsenale, nemmeno un centesimo dei 270
miliardi di dollari spesi ogni anno nel cosiddetto "sistema
di difesa" può evitare una bomba terrorista. Questo è un
fatto militare"...

..."Il popolo canadese gode di democrazia, di libertà e
diritti umani, così come quello della Norvegia e Svezia. Lei
ha sentito mai dire che una ambasciata canadese, svedese o
norvegese siano state bombardate? Noi non siamo odiati
perché pratichiamo la democrazia, la libertà e i diritti
umani. Noi siamo odiati perché il nostro governo nega queste
cose ai popoli dei paesi del terzo mondo, le cui risorse
fanno gola alle nostre compagnie multinazionali. "...

La lettera é amara, determinata ma amara, anche troppo.

La politica estera degli USA é certo suscettibile di molte
censure, forse troppo attenta, fra le tante etnie che
formano il popolo americano, alla cultura anglosassone, che
ha nei cromosomi la linea di un altezzoso Impero Britannico
scarsamente attento alle aspirazioni e ai problemi delle
popolazioni locali, e meno attento alla cultura latina che
invece nei cromosomi ha ben altra storia. Ai Barbari giunti
dal nord bastava poter conseguire il diritto di fregiarsi
della cittadinanza, "cives romanus sum", e poi loro, venuti
dal nord, tornavano a presidiare i confini di quell'Impero
che era diventato anche il loro. Una lunga storia, con i
fasti del Rinascimento ma anche la Rivoluzione francese (la
citazione del Canadà viene a proposito per ricordare lo
scontro anglo-francese) da cui vennero i semi per la Guerra
di Secessione e quindi per l'unità degli Stati Uniti.

Non é un caso che la politica estera americana abbia toccato
il vertice quando essa era condotta da un ebreo tedesco di
nome Kissinger...

Detto tutto questo non va però dimenticato che se oggi tanti
possono liberamente esprimersi proprio contro gli USA é
perché due grossi pericoli per l'umanità, nazismo e
comunismo, sono stati non solo sconfitti ma entrati nella
storia e nelle coscienze come un male da evitare. Senza gli
USA non v'é dubbio che vivremmo nel segno della svastica o
della falce e martello!

Né va dimenticato che se é vero che la politica di alcune
multinazionali, soprattutto americane, ha prodotto e produce
seri guasti in tutto il mondo, é però anche vero che una
serie di innovazioni nella vita di tutti i giorni che hanno
migliorato significativamente la condizione di vita sono
venute proprio da loro, in campo sanitario, nel settore
tecnologico ecc. ecc.


NATALE


In clima natalizio, ma non solo per quello, l'auspicio di
non vedere ripetere in TV le cosiddette "bombe intelligenti"
centrare perfettamente i bersagli. Anche perché le bombe
intelligenti sono ben altre. Per esempio quelle due che,
durante la guerra, sono esplose una al di là del muro della
camera dove dormiva chi scrive mentre l'altra tre metri 
dallo spigolo opposto della casa. Così come l'altra che
nell'edifixio antistante l'ha attraversato tutto dal tetto
sino a piano terra senza esplodere, dimostrando appunto
un'intelligenza sopraffina.
La Gazzetta di Sondrio


GdS 8 XII 02

 

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