DOPO L'ECCIDIO ATTI CONSEGUENTI
 i NOSTRI MESSAGGI 
 Appena appresa la notizia del massacro di italiani in Irak 
 abbiamo subito inviato questi due messaggi:
 "Al Comando Carabinieri di Sondrio
 e, p.c., S.E. il Prefetto
 A nome de “La Gazzetta di Sondrio” e del “Comitato Cittadini 
 Consumatori Valtellina” la nostra commossa partecipazione al 
 lutto delle famiglie e dell’Arma.
 Auspichiamo concordia di intenti e di sentimenti in una 
 giornata di lutto cittadino e nazionale per il sacrificio di 
 giovani vite al servizio della pace e della solidarietà, 
 valori profondamente radicati nel popolo italiano".
 iL RICORDO DI 
 KINDU
 Una voce modestissima la nostra ma inviata anche per conto 
 di tanti, tantissimi con gli stessi sentimenti. Di "pietas", 
 quella intraducibile parola latina così straordinariamente 
 ricca di significato, di immedesimazione nelle famiglie 
 colpite ed anche, visto che non siamo santi, di rabbia.
 Il pensiero é andato subito ad un altro eccidio, e ci spiace 
 che non lo abbia ricordato nessuno: quello dell'11 novembre 
 1961 dei nostri 
 aviatori a Kindu, aviatori che non erano andati là con 
 cacciabombardieri ma con i C 116 che trasportavano 
 medicinali e viveri per la povera gente in condizioni 
 spaventose trucidati con ferocia inaudita da "soldati" - 
 chiamiamoli così, congolesi.
 DATA E MODALITà 
 NON CASUALI
 Data e modalità non casuali ma frutto di una regia molto 
 sofisticata.
 Attentato alla vigilia dell'incontro tra il Presidente 
 Ciampi e il Presidente Bush, destinato a influire nei 
 colloqui - non quelli da resoconti per la stampa ma quelli 
 riservati tipici di queste occasioni -. In una monito per il 
 Giappone che dopo le elezioni debbono decidere chi e quanti 
 mandare in Irak e per gli altri Paesi con i quali si sta 
 discretamente trattando.
 Modalità pure non casuali. Colpire gli italiani significa 
 colpire quelli che più di ogni altro sanno in queste 
 situazioni dialogare con la gente del posto ed acquisirne la 
 fiducia. Gli americani, ed in parte anche gli inglesi, hanno 
 il dono di riuscire antipatici localmente soprattutto in 
 quei Paesi che sono distanti per cultura e tradizioni al 
 vivere occidentale.
 Piangiamo i nostri Caduti, ma non basta.
 REAGIRE
 I Caduti americani e inglesi possono essere considerati 
 vittime di una guerra la cui fine é stata decretata da Bush 
 195 giorni fa ma fine che in realtà non c'é mai stata non 
 avendo le dichiarazioni unilaterali il potere taumaturgico 
 di tradursi in realtà.
 Il Caduto polacco di pochi giorni fa e i nostri odierni non 
 sono "perdite di belligeranti" ma vittime di una barbarie, 
 di quella stessa che uccide impunemente innocenti bambini e 
 cittadini inermi e che colpisce chi é là non in forza di 
 decisioni politiche ma di scopi umanitari come la Croce 
 Rossa.
 Occorre reagire. La rabbia é cattiva consigliera per cui 
 censuriamo le sue proposte, lasciando spazio alla 
 razionalità.
 Legittimo pertanto almeno pretendere da quanti sono ospiti 
 nel nostro Paese, magari attraverso le loro organizzazioni, 
 una condanna irrevocabilmente durissima di quanto é successo 
 e della linea che sta alle spalle.
 Altrettanto ai Paesi arabi che, dopo le autorevoli parole 
 del Governo USA nei giorni scorsi - meglio tardi che mai: 
 noi lo avevamo scritto oltre due anni fa, subito dopo l'11 
 settembre - dovrebbero aver compreso che sono in realtà loro 
 i principali bersagli di Bin Laden, tappe di una escalation 
 che si propone Riad come obiettivo finale.
 REAGIRE, ANCHE IN 
 CASA NOSTRA
Avevamo pubblicato lo scorso numero "Irak - l'appello" con 
 una nostra nota il cui terzo punto riproduciamo:
 "3) La resistenza irakena é un dato reale e sintomatico, al 
 di là dell'esistenza di probabili apporti anche stranieri.
 Chi la condivide e la appoggia ha però un dovere morale. Dagli 
 attacchi ai soldati americani - é guerra che continua - si é 
 passati ad attentati il cui prezzo é stato pagato dai civili, 
 tanti bambini compresi, e da alcune Istituzioni come, allucinante, 
 la Croce Rossa Internazionale.
Il 6 dicembre a Roma - ma prima ancora, da subito, per tutte le 
 vie possibili, si faccia arrivare in Irak un messaggio di umanità.
Nessuna causa giusta può essere combattuta con metodi 
 sbagliati. Chi ha aderito o aderirà all'appello vede quindi con 
 favore la resistenza irakena ma non può vedere con favore 
 l'escalation che c'é stata vittime civili e bambini e non può 
 quindi tacere o giustificare".
Parole tragicamente 
 premonitrici.
 In Irak gli italiani ci sono per la pace. La Croce Rossa 
 Internazionale se ne va, ma la Croce Rossa Italiana resta. 
 Medici senza Frontiere, con i suoi medici italiani, resta. I 
 nostri soldati sono costruttori di pace, e non in senso 
 metaforico perché stanno lavorando sodo a favore della 
 popolazione.
 A questo punto ribadiamo quanto scritto nella richiamata 
 nota.
 Se per caso il sei dicembre vorrete ancora dimostrare a Roma fatelo. 
 In democrazia tutte le idee hanno diritto di cittadinanza 
 anche se tutto, buon senso compreso, dovrebbe indurre 
 quantomeno al rinvio. Se il buon senso risulterà minoritario 
 fatelo dunque, 
 ma almeno con una condanna a 360°, senza se e ma, neppure in 
 sessantaquattresimo, di metodi barbari, compresa la strage 
 dei nostri ragazzi.
 Chi non si associa alla condanna di simile atto barbarico é 
 come fosse colpevole complice degli assassini. E  
 mandante di altri futuri.
 ALLIBITI
 Allibiti abbiamo ascoltato i commenti dei leaders dei due 
 partiti "comunisti" e dei Verdi. Nessuno avrebbe potuto o 
 potrebbe chiedere ad essi di rinunciare alle loro posizioni 
 e a rivendicare quando sostenuto al tempo dell'invio dei 
 nostri ragazzi in Irak.
 Ci si poteva però aspettare un discorso del tipo: "Conoscete 
 la nostra posizione, di ieri e di oggi, ma per questo ci 
 saranno nei prossimi giorni tempi e modi per discuterne. In 
 questo momento tante famiglie, tante comunità, il Paese 
 intero é nel lutto. Ora dunque ci limitiamo a piegare a 
 mezz'asta le nostre bandiere".
 Si é preferito buttare subito in politica, anzi in polemica 
 politica, l'eccidio.
 Un comportamento inaudito che osiamo pensare non abbia 
 trovato e non trovi corrispondenza nella base di quei 
 partiti, fatta di gente comune che forse per essere lontana 
 dal Palazzo non ha dimenticato, come questi suoi leaders, la 
 cosa più importante: l'umanità.
 Alberto Frizziero
PS: 
 LA RAI
Il minuto di 
 silenzio con le Nazionali d'Italia e di Polonia schierate, e 
 i giocatori abbracciati nella commozione, era meno 
 importante degli spot pubblicitari che hanno avuto la 
 precedenza.
 Non condividiamo la levata di scudi contro la RAI perché di 
 questo incresciosissimo fatto c'é pure un responsabile. Se 
 poi la RAI non lo manda, com'é giusto, a casa, allora ci 
 sarà da chiedere che a casa ci vadano il Direttore e gli 
 amministratori.
 GdS 12 XI 03  www.gazzettadisondrio.it
