La fusione fredda ci sarebbe già, ma solo per usi militari!

di Stefano Serafini

L'Ing. Mauro Quagliati aveva parlato tempo fa su Culturaviva dell'ipotesi
del prof. Del Giudice (ma l'idea originale risale allo
stesso Fleischmann),

secondo cui i proiettili all'uranio impoverito utilizzati in
Yugoslavia
sarebbero mini-cariche atomiche a fusione fredda. L'ipotesi
si basa sui
principi teorici della cold fusion e sugli effetti bellici:
sostituibilità
del palladio con l'uranio impoverito e dell'induzione
elettrica con lo shock
da impatto; corpi anneriti o ridotti a ombre sulle pareti
dei bunker,
lamiere fuse, segnali di forte irraggiamento gamma.

Mi è giunta un'altra notizia. Ricordate la Bomba
tagliamargherite, o Blue
Bomb? Area di 500 m di effetti devastanti: impossibile per
un'arma
convenzionale. Il suo precedente storico, utilizzato in
Vietnam, sfruttava
un aerosol incendiario, ma il paragone non regge.

In ambienti fisici da un po' si parla invece di bomba
atomica tattica basata
sulla tecnologia della fusione fredda che usa l'uranio
impoverito invece del
palladio. Niente fall-out (non occorre esplosivo), solo un
flash di
irradiazione sterminatrice. L'arma finale sarebbe stata
sperimentata in
Afghanistan, "pulendo" senza rumore interi settori da ogni
forma vivente,
con i giornalisti ben lontani dalle zone di guerra.

C'è un gran silenzio ufficiale sulla fusione fredda, e di
contro un gran
parlare sottovoce in certi ambienti accademici negli ultimi
mesi. La stampa
tace, con la lodevole eccezione italiana di Report (RAI 3)
della scorsa
settimana, i Verdi o sono ...omissis..., o messi
a tacere.

L'energia pulita - la rivoluzione più importante dell'età
moderna -
sarebbe insomma imbavagliata o rallentata per due ragioni
tutt'altro che
inimmaginabili:

1) mantenere o ribilanciare l'equilibrio
economico e
geo-politico mondiale basato sul petrolio;

2) il suo
sviluppo è diventato un
segreto militare americano.

Paradosso: se tutto ciò è vero si fa la guerra per il
controllo del greggio,
con mezzi tecnologici il cui sfruttamento civile renderebbe
inutile il
greggio.

Corollario: mentre ai tempi di Enrico Mattei poteva esistere
un interesse
nazionale capace di opporsi, poniamo, ai voleri delle Sette
Sorelle, oggi
persino il Giappone privo di petrolio, che aveva investito
risorse ufficiali
nella fusione fredda, inchina il capo agli interessi super
partes di un
sistema "globale" ed armato.

Ipotesi azzardata: l'attacco al mondo mediorientale e ai
corridoi del
petrolio, ed il silenzio della Russia, assumerebbe
tutt'altra luce se
preludesse allo scardinamento del sistema energetico
mondiale per l'avvento
prossimo di tale tecnologia a livello industriale.
Stefano Serafini


GdS 8 XII 02

 

Stefano Serafini
Politica