giorni fa Bush dichiarava finita la guerra in Irak...

di Amarilli

Lavoro
concluso

467 giorni fa.

Festa del Lavoro, in tutto il mondo, o quasi.

Il Presidente degli Stati Uniti informava il mondo che il lavoro
era concluso: la guerra in Irak era finita. In questi giorni il
generale Franks, Comandante in capo della guerra e da pochi
giorni a riposo, quindi libero di parlare, ha detto che ci
vorranno cinque anni per una stabilizzazione in Irak,
naturalmente con la presenza dei soldati della coalizione.

Difetto
di conoscenza letteraria


Appassionati come sono di business & C., esclusi taluni
ristretti ambienti scientifici e culturali di altissimo livello,
là non é che conoscano molto la letteratura italiana, in
particolare Alessandro Manzoni, che tanto avrebbe da insegnare a
chiunque si trovi a governare Nazioni, città ecc. ecc.

Sconosciuto quindi Don Ferrante, quel personaggio che
analizzando questo strano fenomeno che era la peste, non essendo
essa sostanza ma neppure accidente, concluse che non esisteva.
La peste di filosofia nulla sapeva e quindi, non sapendo di non
esistere, il Don Ferrante se lo prese e se lo portò nella
tomba.

Bush, e il suo staff, come Don Ferrante. Non é bastato infatti
che venisse la dichiarazione, pur da un personaggio autorevole
come il Presidente degli Stati Uniti, che la guerra era finita.
Un proverbio antichissimo del Paese dove la cultura, quella
dotta ma anche quella popolare, conta e cioè l'Italia,
ammonisce a non fare i conti senza l'oste. Può infatti
succedere come il famoso Alonzo della barzelletta che informava
di avere catturato molti nemici ma all'invito di portarli nelle
nostre linee rispondeva che non lo lasciavano venire...

Difetto
politico


Al di là della parafrasi pseudo-letteraria la realtà vera é
che c'é stato un pauroso difetto politico. Mei programmi
informatici quando c'é qualche area di disfunzionamento si
parla di bug. Alla Casa Bianca, e forse ancora di più al
Pentagono retto da chi non passerà alla storia se non in
negativo, Rumsfeld, la politica non é stata di casa. Nessuno ha
cercato di guardare al di là del naso, tutti affascinati
dall'idea di un blitz, di una guerra lampo che avrebbe
determinato la sollevazione popolare, la cacciata di Saddam, la
sostituzione a Bagdad del monumento al tiranno con quello a Bush.

Un autorevole Ministro del Governo Blair se ne é andato dicendo
che questo era il quadro che era stato prospettato a Blair, che
evidentemente pensava a quel monumento inieme a Bush: B-B (per
la verità la BB era un'altra cosa...).

Il generale Franks, citato all'inizio, salva Bush ma é molto
duro con "i burocrati di Washington", Rumsfeld in
testa.

Non
c'é peggior sordo...


Non c'é peggior sordo di chi non vuol sentire.

Gli inviti alla prudenza che arrivavano dal nostro continente
erano le voci, secondo quel Rumsfeld che non ne ha indovinata
una ma resta al suo posto, "della vecchia Europa". Si é visto che
avevano ragione il Papa, Prodi e tutti gli altri, quelli delle
voci "della saggia Europa".

Il Papa pensasse agli affari suoi.

Francia, Germania e Russia erano dei reprobi smidollati.

L'ONU? Umiliata.

Lancia in resta per eliminare il pericolo delle armi di
distruzione di massa, una delle balle più clamorose nella
storia della politica internazionale (a
cui questo giornale non ha mai creduto. Si leggano gli articoli
di quel tempo che lo dimostrano sulla base di elementi oggettivi
- NdD).

Le armi, ovviamente, non sono state trovate. E questo Bush lo
sapeva. Quello che non immaginava era come sarebbe andata a
finire, in tutti i settori. Il fiasco militare é davanti agli
occhi di tutti con addirittura in questi giorni vere e proprie
battaglie con armi pesanti e intervento di aerei, a 467 giorni
dalla annunciata fine del conflitto.

La nostra saggezza popolare dice che il diavolo fa le pentole ma
non i coperchi. E così é saltato anche il quadro
economico-finanziario, non solo con costi spropositamente
lievitati ma addirittura con l'impossibilità di attuare quel
sistema, teorizzato alla vigilia, che avrebbe consentito con il
petrolio di pagare le spese della guerra.

L'aspetto
più drammaticamente grave


E c'é poi l'aspetto più drammaticamente grave. Gli Stati Uniti
avevano avuto l'11 settembre la solidarietà di tutto il mondo,
forse per la prima volta così ampia. Un patrimonio che, se
gestito "con la saggezza europea", con cultura
politica, con visione strategica, avrebbe giovato enormemente
non solo agli Stati Uniti ma anche all'Occidente e alla pace
mondiale.

Quel patrimonio é stato dilapidato con conseguenze pesanti che
tutto il pianeta sta pagando. L'insicurezza domina. Il
personaggio mondiale numero uno oggi non é, come tanti credono,
il Presidente degli Stati Uniti.

E' Osama Bin Laden. Ci si pensi su.

In Irak, ahimé, le cose stanno andando come allora i vari
articolisti di questo giornale avevano previsto. E chissà cosa
riserva ancora il futuro.

L'economia sta risentendo dell'insicurezza che é il primo virus
e su una situazione che definir fluida é ancora poco si sta
inserendo prepotentemente chi non ha problemi di insicurezza,
chi é stato alla finestra preparandosi a sfruttare gli eventi:
la Cina.

E il grave é anche che se gli americani manderanno a casa, come
merita, Bush, non é che Kerry potrà far miracoli, tanto
deteriorata é la situazione.

America,
perché?


L'interprete che accompagnava i soldati americani che hanno
catturato Saddam ha raccontato come sono andate le cose. Quella
che é interessante e significativa é la frase due volte
ripetuta da Saddam al momento della cattura: "America,
perché?", "America, perché?".

10 anni di guerra all'Iran, fatti sì per l'Irak ma con un
enorme interesse di USA ed Europa. Quel misterioso "via
libera" dell'ambasciatrice USA per l'invasione del Kuwait.
Quelle armi di distruzione di massa che l'America che conta
sapeva benissimo che non c'erano. Cosa volevi, America?

La storia é più complessa di quel che può sembrare. E il caso
di Saddam, come quello di Milosevic, richiedono molti
approfondimenti.

E grandissima attenzione, perché la civiltà, almeno quella
europea per i suoi valori e il suo patrimonio ideale, vuole
certo la Giustizia ma senza quel caposaldo che invece si sta
profilando: la legge del più forte, perché questa é la legge
che vige nella giungla, conseguenza della catena alimentare,
senza alternative.

Amarilli



GdS 10 VIII 2004 - www.gazzettadisondrio.it

Amarilli
Politica