Guerra all'Irak, e quelli fritti siamo noi Un re giordano per l'Irak? - Conflitto imminente -

Un re giordano per l'Irak? - Conflitto imminente -

UN RE GIORDANO
PER L'IRAK?


Nella rivista "ANALISI DIFESA", n. 27/2 del settembre 2002
Claudio Maria Polidori fa un'interessante ipotesi, e cioè che si
stia lavorando sott'acqua per trovare il successore di Saddam.
Si tratterebbe del Principe Hassan di Giordania, fratello
del defunto re Hussein e zio dell’attuale monarca Abdallah II Si
sostiene testualmente che "L’incontro di Kensington town hall (che fa seguito a quello avvenuto ad
Aprile, a Washington, fra il principe giordano ed il
vicesegretario alla difesa USA Paul Wolfowitz) conferma,
infatti, l’esistenza di un accordo fra Gran Bretagna, Stati
Uniti e Turchia, volto a sostituire, in tempi relativamente
brevi, il rais di Bagdad con il principe Hassan, restaurando in
Iraq la monarchia hashemita, terminata tragicamente il 14 luglio
1958 con l’assassinio di re Faisal II e della sua famiglia".
L'analisi prosegue con le valutazioni positive, su questa
ipotesi, di tutti Paesi dell'area.


Conflitto
imminentE


Quanto sopra viene ritenuto un ulteriore segno del fatto che
l'attacco americano possa essere imminente.

In effetti Bush si é spinto a tal punto che non può tornare
indietro, confortato dal fatto che i sondaggi lo confortano in
ordine ai sentimenti degli americani che, come già illustrato in
precedente articolo, devono avere "un nemico" contro cui
prendersela. Era Bin Laden, e dopo lo squagliamento
dell'impossibile regime dei talebani, anche se dello sceicco si
sono perse le tracce per cui non si può avere per "nemico" un
fantasma. Saddam, che é lì in carne ed ossa, fa al caso loro.

Un tempo, quando all'Università c'era ancora la goliardia, il
pass obbligatorio per le matricole era rappresentato dal
cosiddetto "papiro" che doveva possedere tutta una serie di
requisiti talmente fitta, e anche magari volutamente
contraddittoria, da rendere quasi impossibile il via libera
senza avere pagato pegno. Nelle rare volte che gli "anziani" non
riuscivano a trovare qualcosa fuori posto, od omesso,
sollevavano il papiro con le mani e lo lasciavano andare,
ovviamente verso terra. Era trovata la lacuna: "Questo papiro
non vola!" e la matricola doveva quindi pagare. Abbiamo
l'impressione che "l'anziano" Bush si comporti analogamente con
"la matricola" Saddam...

Aggiungiamo che il costo della guerra pare non siano un
problema, tanto più che larga parte di queste risorse
alimenteranno il circuito produttivo costituendo un tonico per
l'economia interna degli USA.
Abbiamo letto stime diverse su quanto costerà la guerra. C'é chi
ritiene che si tratterà di 200 miliardi di dollari. Per capire
cosa sia questa cifra basti pensare che nel 2001 solo 26 Paesi
nel mondo hanno avuto un PIL (cioè la totale ricchezza prodotta
in un anno) superiore al costo stimato della guerra. Andando
alla stima più contenuta, intorno ai 60 miliardi di dollari,
anche in questo caso si tratterà di una cifra ben superiore al
PIL della maggior parte dei Paesi del mondo. Solo 57 hanno un
PIL sopra i 60 miliardi.

E poi c'é il petrolio.

IL PETROLIO

Premesso che quando si sentono dati petroliferi l'uso della
misura specifica, il barile, mette quasi tutti in condizioni di
non valutare la quantità abituati come siamo al Kg e relativi
sottomultipli e multipli.
E' bene allora chiarire che
il barile é
l'unità di volume corrispondente a 159 litri. Un barile di
greggio corrisponde a circa 137 Kg. .


Cinque Paesi del Golfo Persico detengono circa il 62% delle
riserve mondiali.

Arabia Saudita 25%, Iraq 10.7%, Emirati Arabi Uniti 9.3%, Kuwait
9.2%,  Iran 8.5%. Seguono Venezuela, Russia, Messico, USA,
Libia, Cina, Nigeria. Nel Mare del Nord, condominio petrolifero
anglo-norvegese, non c'é molto, solo l'1,5% delle riserve
mondiali e con il ritmo intenso attuale di estrazione, salvo
nuove scoperte, in dieci anni si arriverà all'esaurimento, cos'
come gli USA che hanno tante riserve ma estraggono a più non
posso.

L'Arabia ogni giorno produce quasi 9 milioni di barili, circa
sette esportati. Gli USA sono circa sullo stesso livello di
produzione ma ne debbono importare altrettanti, anzi qualcosa di
più. Gli inglesi ne producono circa 3 milioni di cui il 60% é
consumato e l'altro 40% resta disponibile per l'esportazione.

Gli Stati Uniti non avranno grosse ripercussioni sul versante
petrolifero. Neppure la Gran Bretagna che ha un saldo attivo in
quanto di petrolio ne esporta.


E NOI?


Per quanto ci riguarda nell'anno 2000 abbiamo importato petrolio
greggio e non convenzionale, liquidi di gas
naturale, semilavorati e prodotti 2.163.000 barili/giorno
296.331 tonnellate. Quasi 110 milioni di tonnellate in un anno.

L'energia elettronucleare soddisfa il 18% del fabbisogno
elettrico mondiale, il 25% nei paesi dell'OCSE e il 35% in
Europa. In questi ultimi anni in Italia quasi un quinto della
energia consumata é arrivata da fuori, Svizzera e Francia, ove é
stata prodotta nelle centrali nucleari.

Siamo in una condizione,
a pensarci bene, quasi disperata. Dipendere dall'estero per
l'80% del fabbisogno energetico vuol dire correre rischi
gravissimi.

Abbiamo rinunciato al nucleare, anche nell'impressione che
Cernobyl aveva suscitato. I proponenti sostenevano che dopo
l'Italia sarebbero arrivati gli altri Stati. Sono arrivati? No.
Loro continuano con le loro centrali che sono un pericolo,
potenziale, tale e quale lo poteva essere quello delle centrali
italiane.

Tant'é. Fra dipendenza dal nucleare straniero e dipendenza dal
petrolio mediorientale, rischiamo di finire in padella, fritti,
nel caso di una guerra
.

E' vero che l'Arabia ha dichiarato che
in questo caso aumenterà la produzione e non per filantropia ma
per non perdere i mercati, visto il movimentismo russo che ha
assicurato agli USA la fornitura per le sue riserve strategiche.
Ma se anche non vi fosse un calo della produzione la navigazione
delle petroliere da quelle parti in caso di conflitto non é che
verrebbe agevolata. Posto che il loro via vai continuasse noli e
costi assicurativi non resterebbero gli stessi. La quantità
trasportata, sia per nave che con oleodotti, non é certo che
resterebbe la stessa. Le borse ove si forma il prezzo non é che
resterebbero calme come nulla fosse.

Paesi europei, Gran Bretagna esclusa, e Giappone hanno tutto da
temere. Aggiungiamo infine che spazzato via Saddam, posto che ci
si riesca, il rischio che l'Irak, oggi paradossalmente forse lo
Stato più laico del mondo arabo, veda affermarsi il
fondamentalismo islamico é forte. Un pericolo per l'area ma
anche un elemento destinato a influire sulle economie quanotmeno
degli Stati europei, e più di tutti dell'Italia.

Se le cose vanno così siamo, appunto, fritti.
***

"NE' CON BUSH NE' CON SADDAM"

P.S. Il Corriere della Valtellina in edicola dedica una pagina
all'argomento con titolo "Né con Bush né con Saddam". Per la
verità gli articoli di Rinaldi e Biavaschi non
giustificherebbero tale titolo, anche se una considerazione di
Battista Rinaldi non può essere accettata. Ci riferiamo al passo
in cui, in sostanza, afferma che non contano solo i numeri.

No,
la delegittimazione della maggioranza espressa dalle urne, quale
essa sia, é una mina per la democrazia. Una volta che il popolo
si é espresso bisogna adeguarsi al responso, quale esso sia e
come esso si sia determinato. Nel nostro Paese, ad esempio,
l'on. Berlusconi é andato a Palazzo Chigi in un quadro, quello
televisivo e quello del conflitto di interessi, determinati dal
centro-sinistra che era al Governo e che avrebbe potuto
modificarlo a a sua volontà, cosa che non ha fatto.

E così Bush
sarà sì espressione delle "lobbyes belliche e petrolifere" ma ha
preso i voti degli americani, ed é legittimato a rappresentarli,
tanto più poi che non si é attenti solo ai Consigli di
Amministrazione che contano ma vi é una maniacale abitudine dei
sondaggi con i quali quasi quotidianamente si tasta il polso
della Nazione.

Ciò detto torniamo a quel titolo che, ahimè, evoca quello
disgraziatissimo di tempo fa "Né con lo Stato né con le (proto,
attenzione: vanno lasciate le iniziali minuscole!) brigate
rosse", sul quale si allineò anche un Moravia affetto da psicosi
senile.

E' improponibile, anche se in termini provocatori, mettere sullo
stesso piano i leaders statunitense e irakeno.

Noi siamo con Bush, anche se non siamo d'accordo con
l'atteggiamento verso Saddam. Non solo l'attuale, ma, come
scriviamo da tempo, anche il precedente con il no sistematico
alla fine dell'embargo, sollecitata da moltissimi Paesi, e anche
dal Papa.

L'Italia é sempre stata al fianco degli USA, taluni la
definivano un satellite. Ma appunto perché amici sinceri, non
abbiamo mancato in momenti cruciali di dire la nostra, e non
abbiamo mancato di avere una politica estera, ad esempio con gli
Arabi, che proprio non entusiasmava Oltre Atlantico. Ricordiamo
solo due grandi episodi: Andreotti che rompe intelligentemente
l'isolamento internazionale, dopo i fatti di Tien An Men, della
Cina invitando a Roma, con fortissimo disappunto americano, Deng
Xiao Ping; Craxi che a Sigonella fa schierare i nostri soldati
rifiutandosi di consegnare agli americani il leader palestinese
a bordo dell'aereo dirottato a Catania dai jet USA.

Da amici degli americani possiamo permetterci di dire che se si
deve colpire Saddam perché non ottempera alle risoluzioni
dell'ONU, la logica della parità dei piatti della bilancia vuole
che lo stesso si faccia con Israele - di cui non siamo
assolutamente avversari! -, che considera, anche con
dichiarazioni ufficiali, quelle dichiarazioni carta straccia.

Infine se si vuole insistere sarebbe meglio correggere quel
titolo così: "Nè con Bush-Blair né con Saddam". Gli USA non sono
isolati, hanno da sempre al fianco l'UK, governato fra l'altro
da un Blair che non é un conservatore ma un laburista. E allora,
prima di guardare a Washington sarebbe meglio guardare non a
Londra ma a Bruxelles e lavarci i panni in casa visto che
l'Europa, se c'é, dovrebbe dire a Blair di scegliere. Se si sta
col Continente é un conto, e sennò, visto che la Gran Bretagna é
un'isola anziché prendere il traghetto della Manica si prenda il
transatlantico per New York.

 


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