La guerra all'Irak vista da Sondrio Premessa - Il problema non é risolto - Il petrolio irakeno - Le armi di distruzione di massa - Le risoluzioni dell'ONU non rispettate - Ma il mondo é in pericolo - Saddam - E allora?

di Alberto Frizziero Premessa - Il problema non é risolto - Il petrolio irakeno - Le armi di distruzione di massa - Le risoluzioni dell'ONU non rispettate - Ma il mondo é in


PREMESSA


Qualcuno sorriderà, scettico a dir poco, all'idea di un commento
proveniente dall'estrema periferia alpina su fatti così grandi.
Probabilmente scettici, a dir poco, lo erano - e se non loro
altri - all'indomani dell'11 settembre 2001 leggendo quanto
pubblicavamo su questo giornale, di fronte a tanti
commenti, autorevoli e autorevolissimi, in TV e su testate
diffusissime. Ma gli
analisti e i commentatori dal nome prestigioso, su testate
prestigiose italiane e non, un po' di tempo dopo hanno scoperto
le cose che, proprio da questa estrema periferia, avevamo scritto,
subito e non dopo, noi
(questo é un giornale che non cancella gli articoli precedenti e
quindi chiunque può andare a verificare leggendo). E lo stesso Bin Laden, a mesi di distanza, ha confermato quanto avevamo,
subito, supposto.

Ed é così che da questa estrema periferia del Paese, su un
giornale on-line che, sì, ha un considerevole e crescente numero
di lettori ma non certo confrontabile con quello delle grosse
testate, diciamo la nostra sulla "guerra" all'Irak in corso,
anche se non ancora guerreggiata. Guerra sulla quale siamo
sempre stati critici ma, contrariamente a molti di quest'avviso,
da amici degli USA e non da antiamericani.


Il problema non é
risolto


Saddam ha sorpreso tutti, improvvisamente decidendo di
accogliere nel suo territorio quegli osservatori dell'ONU che
fino a ieri aveva rifiutato di ricevere, condizionando
l'accettazione alla fine dell'embargo.

Tutto risolto allora?

No, il problema non é risolto, e per due ragioni.

Da un lato la mossa rientra nella mentalità araba di Saddam che
sa benissimo che essa dà un vantaggio mediatico, uno tattico,
uno temporale, ma che poi dal dire al fare c'é di mezzo il mare,
sotto forma di procedure, di modalità e quant'altro.

Dall'altro Bush deve incassare per cui facendo buon viso a
cattivo gioco, se non vuole alienarsi il mondo dovrebbe dire come a
poker "vedo". Scetticamente, ma deve dirlo, pensando ad una
nuova strategia per poter andare fino in fondo al disegno
delineato che é quello di far sparire Saddam da Bagdad a costo
di ritrovarsi con i fondamentalisti al potere.

Questa volta infatti, contrariamente a quanto pensavano,
evitando lo sforzo di fare analisi più accurate, molti al tempo
della Guerra del Golfo, questa volta sì che c'é di mezzo il
petrolio, e il potere che ad esso é associabile in tutto lo
scacchiere medio-orientale e non solo.


IL PETROLIO IRAKENO
Nel 2001 la produzione
mondiale di petrolio e di liquidi di gas naturale è stata di
75226 barili/giorno, come sostanzialmente nel 2000 con un
incremento di poco più di 2000 rispatto al 1997. L’Irak,
dodicesimo in graduatoria ha contribuito per il 3,16& con 2377
barili/giorno.

Il problema è che un conflitto potrebbe avere conseguenze sulla
produzione dei Paesi confinanti che nel 2001 è stata
rilevantissima.

Vediamo alcuni Stati: Arabia, primo produttore mondiale davanti
a Stati Uniti e Russia, 8528 barili/giorno, l’Iran 3775, gli
Emirati Arabi Uniti 2550, il Kuwait 1838, l’Oman 964.

Produzione rilevante dunque quella irachena ma non determinante, almeno sembrerebbe in
base ai dati sopra riportati. Nossignori. Il Vice di Saddam,
Terek Aziz, ha dichiarato in questi giorni che l'Irak si accinge
a diventare il principale produttore mondiale superando l'Arabia
Saudita. Probabilmente non é questione di tempi brevi ma non
bisogna dimenticare che l'Irak da solo detiene nel sottosuolo,
se la memoria non ci tradisce, quasi il 15& delle riserve
mondiali, e ci riferiamo a quelle accertate.

Le conseguenze sono evidenti, anche in termini di turbativa
dell'equilibrio nello scacchiere, fragile ma che sinora ha retto
con una serie di intrecci politico-economici i pi§ variegati, ed
anche i più strani (vedansi alcuni tra Israele e Iran).


LE ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA


Crediamo meno a quello che mediaticamente ha più riscontro
nell'opinione pubblica e cioé delle armi di distruzione di massa
in mano, attuale e prossimo-futura, di Saddam, settore diretto
da Qusay Hussein, il suo figlio più giovane, delfino designato.

C'é, un po' più a levante del Medio-Oriente, una situazione
permanentemente esplosiva, quella tra India e Pakistan. Questi
due Paesi non sono alla vigilia di costruire la bomba atomica -
che poi, per essere operativa, richiede ulteriore tempo -, ma le
bombe atomiche ce l'hanno già nei loro arsenali, con un rischio
molto, molto più forte per tutti, non solo per chi abita in
quelle zone.

Ordigni nucleari sono negli arsenali di diversi Paesi. Le armi
chimiche e batteriologiche sono molto più diffuse nel mondo di
quanto non si creda. Ma a Bagdad c'é Saddam che potrebbe anche
usarle. Vogliamo ricordare però che nella Guerra del Golfo, pur allo
stremo, si é ben guardato di usarle...

La difesa aerea con 17.000 uomini e affidata ad un
efficiente generale Yasin Mohammed Shahin si era adeguatamente
attrezzata grazie alle forniture di una serie di Stati dell'ex
Est oltre che di Cina e Russia nonché sulla base di un patto di
ferro con la Siria.
Non solo armi ma anche una rete di cavi in fibre ottiche,
realizzata dai cinesi, supporto essenziale per la rete di
avvistamento a distanza e per la difesa missilistica.

Non va ovviamente sottovalutato il potenziale offensivo, in
grado di colpire Israele e alcune basi USA e occidentali. Nel
1991 furono 42 i missili Scud lanciati contro Haifa e Tel Aviv,
parte dei quali intercettati dai missili antiaerei, promossi con
successo antimissili, Patriot americani come abbiamo avuto
occasione di vedere in diretta TV. 42 testate esplosive; sarebbe
stato, e sarebbe, diverso se in quelle testate ci fossero stati,
o cui fossero, prodotti chimici o, peggio, cariche
batteriologiche.


LE RISOLUZIONI DELL'ONU NON RISPETTATE
Crediamo meno anche al
mancato rispetto da parte dell'Irak di, come ha ricordato Bush,
ben 16 risoluzioni dell'ONU.

E' vero che la risoluzioni, tutto o in parte, hanno fatto la
fine delle grida di manzoniana memoria, ma ce ne accorgiamo solo
adesso? Le forniture militari russi, cinesi, di Paesi dell'ez
Est sovietico come mai non sono state oggetto di valutazione in
sede ONU, collegate alle risoluzioni stesse?

Crediamo meno anche per un'altra ragione molto semplice: se si invoca
questo aspetto facile la risposta dell'Irak, e non solo, visto che in fatto di
non rispetto di tali risoluzioni Israele non é da meno.

Se si fa
la guerra all'Irak per questo allora come la mettiamo con
Israele?

Sinteticamente un elenco, valido anche per valutare la
situazione israelo-palestinese.

Risoluzioni ONU disattese:

- la
181 del 1947 (Sul
futuro governo di Palestina. Stabilisce la parità di diritti dei
due popoli di costituire Stati sul territorio dell'ex mandato
britannico di Palestina, i doveri di rispetto dei diritti delle
minoranze per entrambe le parti, lo status particolare di
Gerusalemme)
- la 194 del 1948
(Afferma
il diritto dei palestinesi a ritornare nelle loro case e nella
loro terra e a compensazioni per le perdite subite, il diritto
di ridispiegamento dei rifugiati palestinesi che scelgono di non
tornare, indennizzi per i danni subiti(.

- la 242 del 1967 e la 338 del 1973 (Sono le più invocate da parte palestinese. Impongono a Israele il
ritiro dai territori occupati nel 1967 e 1973 e reclamano
un'equa soluzione per il problema dei rifugiati)

- la 34/70 del
1979 (Stabilisce
che ogni soluzione al conflitto va trovata in accordo con il
diritto all'autodeterminazione, indipendentemente da quanto le
parti possano negoziare fra loro)

- la 43/77 del 1988 (Stabilisce
che ogni soluzione al conflitto va trovata in accordo con il
diritto all'autodeterminazione, indipendentemente da quanto le
parti possano negoziare fra loro )

- le

 476, 480

e
1322

1980/2000 (Riaffermano
il principio fondamentale delle N.U. e del diritto
internazionale che è inammissibile ogni acquisto di territori
con l'uso della forza, nonché l'applicabilità senza condizioni
della IV Convenzione di Ginevra alle popolazioni dei territori
palestinesi).

- la 1322 del 2000
(Invita Israele a rispettare scrupolosamente i suoi obblighi
legali e le sue responsabilità in base alla IV Convenzione di
Ginevra).

- le 1327 del 2002) - 1402 del 2002 (é chiesto "ad ambo le parti
di muoversi rapidamente verso un cessate il fuoco significativo; il ritiro delle truppe israeliane dalle
città palestinesi, inclusa Ramallah; e alle parti di
cooperare pienamente con l'inviato speciale Zinni, e altri, per
attuare il piano di lavoro Tenet per la sicurezza come primo
passo verso l'attuazione delle raccomandazioni della Commissione
Mitchell, con l'obiettivo di riprendere i negoziati su una
soluzione politica").

Due pesi e due misure?


MA IL
MONDO E' IN PERICOLO


Ma il mondo é in pericolo, si dice.

Secondo  l'UNSCOM (United
Nation Special Commission) é dal 1988
che l'Irak é in pista.
Nel dicembre del 1990 l'Iraq predispose 157
bombe e 25 testate del missile Al Hussein-SCUD con un carico di anthrax, la
tossina botulinica e aflatossina, dichiarando che sarebbero
stati la risposta nel caso di un attacco nucleare. A El Hakem
sono stati prodotti
virus (antrace, botulino, ricina), incapacitanti (aflatossina e micotossine)
e il virus della congiuntivite emorragica che non uccide le
persone ma le rende invalide.

A capo della produzione c'é una scienziata, la dottoressa Rihab Taha,
studi in Europa, moglie del generale Amer Rashid
al-Ubaidi.

Dopo la guerra del Golfo gli ispettori dell'ONU hanno distrutto 8.500 litri di antrace concentrato e
19.000 litri di tossina botulinica. ma stimano che  Iraq ce
ne sia ancora una grande quantità, alcune volte tanto, in
segretissimi e ben protetti rifugi sotterranei.


Saddam


Ufficiale dell'esercito iracheno Saddam nel 1957 entra nel Partito socialista, Baath,
che
nel 1968 é artefice di un colpo di stato. 11 anni dopo prende il
posto di Hassan
al-Bakr, capo del Partito e dello Stato, circondandosi di fedeli
collaboratori molti dei quali familiari stretti, come il figlio Qusay,
suo delfino, e il fratello Uday. E' il momento in cui nel
confinante Iran prende il potere Khomeini, talmente
fondamentalista e retrogrado da costituire un pericolo per
tutti, est e ovest, in questo non divisi. E' la guerra che l'Irak,
nonostante la sua superiorità tecnologica e i consistenti aiuti
da Occidente (Italia non certo in seconda linea) e da Oriente,
non riesce a vincere, con un logoramento, anche finanziario,
durato quasi un decennio, e con il rischio nucleare sventato nel
1981 da Israele che bombarda la centrale ove si stava
concludendo, con l'aiuto della Francia, la preparazione
dell'atomica.

Nei dati del PIL dell'Irak di quegli anni e del suo debito
estero, confrontati con gli omologhi del Kuwait la regione
dell'invasione, anche se andrebbe chiarita una volta per tutte
la posizione dell'ambasciatrice americana che sembrerebbe non
avere rappresentato a Saddam i rischi connessi, in particolare
l'inevitabilità di una reazione, al minimo di USA e Occidente.

Saddam gioca al gatto e al topo cercando di sgusciare ancora una
volta tra le maglie della rete, ma questa volta sbaglia i conti
ed é la guerra. La perde ma resta al suo posto. Le Guardie della
Rivoluzione, le forze armate più efficienti, restano efficienti.
Restano soprattutto a disposizione tutti gli armamenti dislocati
sulla strada da Bassora verso il nord per 200 Km. Facilissimo
distruggerli con qualche passata aerea, ma gli USA si fermano. E
fanno bene perché sono quelle forze che poco dopo riescono a
respingere l'attacco iraniano a Bassora.

Saddam resta al suo posto. Ci si chiede perché.

Per due ragioni.

Innanzitutto in Irak non c'è il minimo germe di opposizione, e
chi é all'estero se ne é andato da molti anni per cui non ha più
alcun riferimento locale.

In secondo luogo, quello che non si spiega mai, Saddam in Irak
ha il consenso popolare, dato che spesso e volentieri anche gli
addetti ai lavori sembrano dimenticare, con una debole e
inconcludente opposizione scita.

Il successo nel voto del 1995 é stato clamoroso. Se non andiamo
errati il suo settennato di Presidenza scade proprio quest'anno.
Se si voterà sarà un altro successo clamoroso, anche se per
avventura, e per calcolo, Saddam dovesse lasciare spazio al
Delfino, il figlio più giovane.

Da aggiungere infine che l'Irak era ed é rimasto Stato laico.

E
ALLORA?


Guerra inevitabile dunque? E' Bush ad aver ragione su tutta la
linea?

In apparenza, e guardando al contingente sì.

Ma la vita continua, anche nel 2004, nel 2005 e così via. Una
guerra avrebbe l'esito scontato e per Saddam, sopravvivesse, ci
sarebbe il bis di Milosevic con un processo internazionale. Ma
cosa avverrebbe in Irak? Consideriamo anche l'ipotesi di un
parziale smembramento con i territori a nord destinati ai curdi,
d'intesa con la Turchia s'intende. A Bagdad, fin che rimanessero
le truppe di occupazione, un Governo "amico". Per quanto?
Sarebbe un Governo che in tempo non lungo verrebbe considerato
là l'equivalente del Governo Petain in Francia, "amico" degli
occupanti nazisti.

Sarebbe inevitabile l'avvicinamento e poi la presa del potere da
parte dell'unica forza reale, i Fondamentalisti. Dalla padella
nella brace.

La diplomazia ha le armi abbastanza spuntate, perché le sedici
risoluzioni ONU non rispettate pesano.

La via per uscire l'ha data, con linguaggio tipicamente e
finemente arabo, il Vice di saddam Terek Aziz: l'Irak sta
diventando il primo produttore di petrolio del mondo superando
anche l'Arabia Saudita.

Via l'embargo in una con le armi chimiche e batteriologiche, una
macro-operazione economico-finanziaria legata alle prospettive
dell'estrazione petrolifera, grandi pipelines comprese, e il
passaggio del testimone, almeno per ora, da Saddam a suo figlio Qusay.

Il tutto in un quadro di sistemazione globale di quello
scacchiere, problema israelo-palestinese compreso.

Staremo a vedere.
Alberto Frizziero


GdS 18 IX 02 -
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Alberto Frizziero
Politica