Guerra. Quale fine per Saddam?

di a.f.



LE IPOTESI POSSIBILI

Il problema del dopo dipende in forte misura dalla risposta
a questo interrogativo: che fine farà Saddam?

Vediamo le ipotesi possibili, ammesso naturalmente che
riesca a sfuggire ai bombardamenti americani. Per la verità
l’occasione c’è stata. Evidentemente i servizi segreti
(chissà perché da un certo punto in poi si è presa
l’abitudine di chiamarli all’inglese, “di intelligence”?)
avevano localizzato il Rais e lo seguivano passo passo. E
così, dopo che tutto il mondo era stato informato in
dettaglio come sarebbero stati i primi due o tre giorni di
guerra, con il lancio di 500 oppure 800 missili Cruise e di
3000 bombe, quelle che l’idiota di turno ha chiamato
“intelligenti” – le uniche intelligenti sono quelle che non
fanno né vittime né danni -, creando anche in Irak queste
attese, il programma è stato del tutto diverso. Missili
sulla zone dove si trovava Saddam e poi, aperta la strada, a
giudicare dalle esplosioni almeno una bomba di quelle
speciali, per chiudere la partita e concludere la guerra.
Poco dopo però, sia pure con gli occhiali e molto rigido
rispetto al solito, Saddam compariva in TV e, poco dopo,
Bush comunicava che la guerra sarebbe stata più lunga del
previsto. Evidentemente era andata buca.

Se non è riuscito quel colpo c’è da pensare che sia
difficile riuscirci ora tanto più che il sistema di bumkers,
collegati fra loro, arriva fino a 100 metri sottoterra dove
neppure le bombe ultima generazione riescono ad arrivare.

Ciò premesso le ipotesi sono quattro:

1) La cattura e il processo

2) L’esilio (o la fuga?)

3) Il putsch

4) Il bis di Hitler.


LA CATTURA E IL PROCESSO

Difficile pensare che Saddam si lasci catturare, sapendo che
in tal caso l’attende la sorte di Milosevic di fronte alla
Corte Internazionale. E’ vero che in tale occasione non gli
mancherebbero gli argomenti, sia relativi al periodo della
guerra con l’Iran sia di questo decennio di embargo. Per le
maggiori potenze, per loro grandi società, per importanti
multinazionali l’imbarazzo sarebbe grande. Un processo
sarebbe molto scomodo ed anche rischioso, come a Bin Laden,
perché per tutta la sua durata gli estremisti non
mancherebbero di far sentire la loro voce, anzi i loro
scoppi.

Saddam in manette non pare un’immagine che Saddam, guardando
al futuro, metta in conto, e forse neppure i servizi
segreti.


L’ESILIO (O LA FUGA?)


Che possa andare in porto una trattativa, segreta,
internazionale è difficile pensarlo, perché questo potrebbe
accadere se essa prevedesse che fosse l’ONU, senza americani
e inglesi, ad assumersi una sorta di protettorato temporaneo
in Irak, condizione evidentemente inaccettabile per gli USA.

Esiste una sola possibilità al riguardo ed è quella di
un’evoluzione, anzi involuzione, della guerra in guerriglie
urbane, in particolare con Bagdad moderna Berlino o
Stalingrado. Una prospettiva del genere con gli enormi costi
umanitari ma anche con grandi costi in vite umane per i
soldati anglo-statunitensi, darebbe fiato al partito della
trattativa. Saddam in Mauritania con i familiari, nuovo
ruolo dell’ONU, soddisfazione di Bush e Blair per aver
eliminato il nemico pubblico n. 1 (di Bin Laden non si parla
quasi più) eccetera eccetera.

Un giornalista strafavorevole alla guerra, costantemente in
TV, si é dichiarato sicuro che Saddam fuggirà da Bagdad
dando l'ordine - che spera venga disatteso - di bruciare
Bagdad.

Bin Laden ce l'ha fatta a tagliare la corda ma in un Paese
come l'Afghanistan, in zone impervie e non circondato da un
esercito. (Per inciso la logica suggerisce una spiegazione
semplice. Aveva sorpreso tutti la resa di Kandahar, la cui
presa si presentava come la grande battaglia finale con i
talebani. Il risultato di una trattativa con la via d'uscita
ai talebani, fra i quali il Mullah Omar, che così salvarono
la pelle mentre la città non fu distrutta. Si può immaginare
che non ci fosse solo il Mullah Omar ma anche Bin Laden...).

Se Saddam ce la facesse a fuggire da Bagdad, circondata
dagli americani, controllata dal cielo, percorrendo
centinaia di km indisturbato sarenno di fronte
all'inconcepibile. Ma soprattutto come andrebbe negli Stati
Uniti per Bush? Tutto può succedere ma forse in questo caso
vale il detto latino "ad impossibilia nemo tenetur".


IL PUTSCH

Esiste l’ipotesi di un putsch. Peggiorata la situazione
militare, situazione allo stremo, rivolta dei fedelissimi,
non per conversione ma per negoziare un salvacondotto e
l’immunità per loro ed entourage, e conseguente eliminazione
di Saddam, a quel punto capro espiatorio unico.

Un futuribile, cioè un futuro possibile, ma ad oggi
improbabile.

La cerchia del potere a Bagdad – errore americano l’averlo
sottovalutato – non è unita solo dal cemento, appunto, del
potere, ma da un habitus mentale e da tantissimi anni di
stretta convivenza. Non solo. Se Bill Keller, si noti: sul
New York Times! - ha parlato, riferendosi alla linea di Bush,
di dottrina dell'idealismo arrogante, non diversamente si
può dire di quel che c’è a Bagdad, corroborato poi dai
successi del passato. Nella guerra con l’Iran Saddam è
riuscito ad uscire da una situazione militarmente
gravissima. Nella Guerra del Golfo è riuscito a uscire
dichiarandosi vittorioso – ed in un certo senso lo è stato
perché seppur perdendo il Kuwait, che non era suo ma che
aveva conquistato, è rimasto tranquillamente al suo posto.
Dieci anni di embargo hanno portato a sofferenze notevoli il
suo popolo ma il suo potere non è stato minimamente
scalfito, anzi, di questo embargo si è servito convincendo –
e questo è purtroppo vero – che esso andava a colpire gli
irakeni, povera gente in primis. E indicando i colpevoli,
visto che l’Occidente e più volte lo stesso Papa si sono
pronunciati per il superamento avendo il veto di USA e
inglesi.


IL BIS DI HITLER

Quarta ipotesi: il bunker di Bagdad come quello della
Cancelleria di Berlino del 1945. La più rischiosa di tutte
le ipotesi possibili perché Hitler in un angolo ha solo
badato a sfuggire al ludibrio di un processo che, visto cosa
aveva sulla coscienza, aveva l’esito scontato. Solo un
anticipo.

Saddam, in un angolo, consapevole di rischiare comunque la
vita in caso di cattura e, nella migliore delle ipotesi,
l’ergastolo dopo un processo simile a quello di Milosevic,
potrebbe scegliere la via della storia. “Campione
dell’arabismo”, campione della lotta “agli infedeli”, “eroe
e martire” dell’Islam, punto di riferimento per la Jiahd. Il
fondamentalismo non si lascerebbe scappare l’occasione, in
Irak e nel modo. In particolare nell’Irak, minato e
distrutto il partito Bath, oggi capillarmente ramificato,
non resta altra forza organizzata. Gli oppositori di Saddam
- ininfluenti nel Paese, di peso scarsissimo quelli in
volontario esilio perdippiù lontani dal loro Paese da molti
anni -, non sono in grado, neppure se sostenuti in un primo
tempo da un “Protettorato”, sia USA-GB che ONU, con
rilevanti forze militari di occupazione, di costruire un
nuovo potere.

L’obiettivo dell’eliminazione fisica di Saddam sarebbe stato
raggiunto ma, il colmo, lo si sarebbe trasformato in
un’Autorità morale, in un simbolo!


E SADDAM A BAGDAD ANCHE DOPO?


Irrealistica l’ipotesi che Saddam riesca a sopravvivere
politicamente. Sarebbe una sconfitta epocale di Bush e Blair,
che non possono accettare, costi quello che costi, persino
l’inasprimento del conflitto e l’uso di armi ancor più
devastanti. Inasprimento comunque inevitabile se la guerra
si protrae. In autunno infatti si avvia negli USA la
campagna per le elezioni presidenziali…
a.f.


GdS 28 III 03  www.gazzettadisondrio.it

a.f.
Politica