Irak. Ahimé, come volevasi dimostrare
 Si STAVA MEGLIO 
 QUANDO SI STAVA PEGGIO?
 Massimo Fini si occupa dell’Irak in un articolo su “Il 
 Giorno” del 29 ottobre con occhiello e titolo significativi: 
 Gli errori degli USA – L’IRAK STAVA MEGLIO QUANDO STAVA 
 PEGGIO”. E poi ancora nel sommario: “Quanto accade è frutto 
 di una serie di sbagli politici. Ora Bush è odiato più di 
 Saddam”.
 Ricordato come con Saddam l’Irak fosse “un territorio out 
 per i terroristi internazionali”, e che non solo lì il 
 terrorismo non potesse albergare ma anche che non un irakeno 
 è stato trovato implicato nei fatti terroristici mondiali. E 
 questo per la semplice ragione che il regime non tollerava 
 che ci fossero contropoteri rispetto al proprio potere.
 Oggi, scrive, l’Irak è il covo privilegiato del terrorismo 
 internazionale. E ancora: attentati così capillari e 
 sistematici non possono avvenire senza un consistente 
 appoggio della popolazione.
 Fino ricorda come sintomatiche le dichiarazioni degli 
 irakeni sui luoghi degli attentati. Non ce l’hanno con chi 
 ha messo le bombe ma “gli americani che hanno creato questa 
 situazione”.
 La conclusione è tragicamente reale: “Il fatto è che una 
 parte dell’Irak può ben aver odiato Saddam, ma è tutto l’Irak 
 a odiare gli americani considerandoli dei volgari e brutali 
 invasori”.
 IN IRAK I PIU'...
 Da persone non certo pro-Saddam ma che frequentavano spesso 
 l'Irak per ragioni di lavoro abbiamo la conferma che in 
 effetti la condizione degli irakeni era di gran lunga la 
 migliore rispetto a tutti i Paesi arabi. Ed anche il tenore 
 di vita era tutt'altro che quello che veniva dipinto nei 
 diversi reportages da quel Paese.
 C'era il rovescio della medaglia, e che rovescio, per gli 
 avversari del regime e per i dissenzienti, ma - non ci si 
 fraintenda - la maggior parte degli irakeni, o baathisti o 
 politicamente agnostici, non era toccata dal pugno di ferro 
 vigente. E questo corrisponde a quella apparentemente strana 
 reazione di cui parla Fini nella parte finale che porta alla 
 morale conclusiva del suo articolo.
 VECCHIA EUROPA - 
 SAGGIA EUROPA
 Oltre Atlantico ci si sta accorgendo della sequela di errori 
 di valutazione commessi dall'Amministrazione Bush, 
 cominciando dalla posizione del Segretario alla Difesa (come 
 suona strano questo termine considerando il personaggio!) 
 Rumsfeld. Alle obiezioni europee, inglesi eccettuati, aveva 
 commentato che erano valutazioni "della vecchia Europa". A 
 nome di tutti il Presidente della Commissione Europea Prodi 
 aveva risposto che non si trattava di valutazioni "della 
 vecchia Europa" ma "della saggia Europa".
 Se a Washington si fosse dato retta a questi vecchi europei, 
 e un po' meno al "nuovo" Blair, gli USA non si troverebbero 
 inguaiati nel pasticcio odierno, dopo aver bruciato gran 
 parte del patrimonio di simpatie che l'orribile crimine 
 delle Torri Gemelle aveva determinato in quasi tutto il 
 mondo nei loro confronti, arricchito dalla eliminazione 
 dell'arcaico e apoditticamente folle regime talebano in 
 Afghanistan.
 FAVOLE. 
 TRAGICHE FAVOLE
 Ormai la questione delle terribili armi di distruzione di 
 massa con le quali Saddam sarebbe stato in grado di colpire 
 nel giro di pochi minuti é divenuta una sorta di favola. Di 
 tragica favola visto che é costata decine di migliaia di 
 morti (ufficialmente sarebbero "solo" 14.000, fra cui 
 tantissimi civili e bambini, e dopo aver pagato questo 
 prezzo gli irakeni dovrebbero vedere con simpatia gli 
 americani?).
 Persino Bush al riguardo ha 
 smesso di insistere su queste fantomatiche armi, dicendo che comunque Saddam andava 
 eliminato.
 D'altronde l’ex capo degli ispettori del disarmo dell’ONU Hans Blix 
 il 9 settembre scorso ha dichiarato che l’Iraq potrebbe 
 avere detto la verità quando affermò al Consiglio di 
 Sicurezza dell’ONU, nel dicembre scorso, di non possedere 
 più armi chimiche, biologiche o nucleari. La 
 dichiarazione irachena, un dossier di circa 12mila pagine 
 consegnato dal governo di Saddam Hussein il 7 dicembre, 
 venne respinta come falsa e incompleta da Stati Uniti e Gran 
 Bretagna. Dicevano di fare la guerra per questo...
 Non é la sola "favola". Sono stati assassinati i due figli 
 di Saddam (e cosa c'entrava il nipote quattordicenne?) 
 dicendo che questa era la condizione per far smettere la 
 guerriglia. Tragica "favola" anche questa. Li si poteva 
 infatti prendere tranquillamente con quattro gas lacrimogeni 
 lanciati nella villetta circondata, e poi processare per le 
 nefandezze compiute. Si é preferito rovesciare su quella 
 villetta un volume di fuoco come se di fronte vi fosse un 
 reggimento corazzato. C'é da chiedersi perché.
 Il Segretario di Stato Powell ha autorevolmente dichiarato 
 che gli Stati Uniti sono stati sorpresi dalla reazione della 
 guerriglia irakena. Una delle tante sorprese visto, per 
 citare un aspetto riassuntivo e significativo, che non c'é 
 stata quell'accoglienza trionfale che qualcuno si attendeva 
 ma quel sentimento che Fini ha sintetizzato in chiosa di 
 articolo.
 Il Presidente Bush é persino arrivato a dire che la sua 
 dichiarazione della fine della guerra - ma i soldati USA 
 morti dopo sono molti di più di quelli periti nel conflitto! 
 - ennesima cantonata, era il frutto di un eccesso di zela di 
 ambienti militari. Una dichiarazione disinvolta che evidentemente 
 riflette la preoccupazione per il calo di popolarità e 
 consensi alla vigilia delle elezioni per la Casa Bianca.
 Lo 
 stillicidio di morti e feriti americani, il costo altissimo 
 (il bilancio é astronomico) della prolungata permanenza e in 
 modo molto più massiccio del previsto con il mancato 
 introito rispetto alle previsioni del petrolio irakeno 
 rappresentano una spina nel fianco per il Presidente 
 aumentando le chanches di Hillary Clinton di rientro alla 
 Casa Bianca formalmente da lei abitata come first lady, ma 
 in sostanza ben di più che first lady e non solo come 
 suggeritrice del marito.
 LA GRANDE 
 RESPONSABILITA' INGLESE
 Oltre Manica non se la passa bene Blair il cui solo 
 vantaggio oggi é dato dalla scarsa consistenza dei suoi 
 avversari che può compensare la caduta di popolarità, un 
 tempo altissima.
 Toccherà alla storia il giudizio.
 Il nostro é severo in 
 quanto Blair, sganciandosi dall'Europa con il suo sostegno 
 incondizionato alla volontà dei circoli, assai bellicosi, 
 dell'Amministrazione Bush, ha cooperato a spingere gli USA 
 in un vicolo quasi cieco, indipendentemente dall'esito sul 
 campo, scontatissimo per le forze e la tecnologia messe in 
 campo contro forze di Saddam di cui allora, e lo si può 
 leggere ancora oggi in altra parte del giornale, avevamo 
 documentato analiticamente la pochezza.
 La responsabilità di Blair é la principale.
 Senza questo 
 incondizionato appoggio Bush avrebbe dovuto usare maggiore 
 cautela tenendo a freno i Rumsfeld di turno, avrebbe dovuto 
 prestare più attenzione "alla saggia Europa", avrebbe dovuto 
 evitare di umiliare l'ONU, avrebbe mantenuto quel patrimonio 
 di simpatia di cui si diceva prima.
 Forse alla guerra si sarebbe arrivati lo stesso perché 
 Saddam é Saddam, ma in questo caso sotto l'egida dell'ONU 
 con quello che ciò vuol dire.
 ASCOLTARE I 
 CONSIGLI DEGLI AMICI
 Si rileggano gli articoli da noi pubblicati prima della 
 guerra.
 Bastava che Bush leggesse quelli e rifletterci su.
 Si tratta ovviamente di una battuta, ma fino ad un certo 
 punto.
 Se si constata oggi che persino un modestissimo giornale di periferia come il 
 nostro, in una con tante altri fonti più autorevoli, ieri aveva previsto quanto poi accaduto, 
 ciò vuol dire che lo staff della Casa Bianca aveva 
 pianificato la campagna d'Irak basandosi sulle proprie 
 aspirazioni e non sui dati reali, tanto facili da risultare 
 di facile lettura e acquisizione quasi alla gente comune, 
 all'uomo della strada.
 Queste cose vanno ripetute per far capire oltre Atlantico 
 che ai consigli degli amici é doveroso prestare attenzione e 
 che facciano tesoro per il futuro di quanto accaduto.
Red
 GdS 28 X 03  www.gazzettadisondrio.it
