Irak. L'APPELLO
 
 L'APPELLO
 CON IL POPOLO IRACHENO CHE RESISTE
 FIRMA E DIFFONDI L'APPELLO per una manifestazione nazionale 
 il 6 dicembre a Roma
 Per adesioni indica nome, cognome e città scrivendo a: 
IRAQlibero@libero.it 
 (dal primo Novembre questo indirizzo provvisorio sarà 
 sostituito da quello definitivo)
 Per informazioni e adesioni potete anche telefonare al 
 NUMERO VERDE: 800 031 533
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 CON IL POPOLO IRACHENO CHE RESISTE
 Appello per una manifestazione nazionale il 6 dicembre a 
 Roma
 La guerra che l’imperatore in pectore G.W. Bush, il primo 
 maggio scorso, aveva solennemente dichiarato finita, è in 
 realtà appena agli inizi.
 Gli aggressori angloamericani pensavano che una volta 
 battuto l’esercito regolare, i cittadini iracheni li 
 avrebbero accolti sventolando bandierine a stelle e strisce. 
 Si trovano invece alle prese con la crescente ostilità 
 popolare.
 Gli invasori hanno occupato il Paese promettendo “democrazia 
 e libertà”. In realtà il governo fantoccio capeggiato dal 
 militare statunitense Bremer, fallita la politica 
 colonialista del divide et impera, reprime con metodi 
 dittatoriali e crudeli ogni manifestazione di malcontento. 
 Chiunque osi sfidare le sue decisioni, viene catturato, 
 arrestato e chiuso in campi di concentramento.
 In queste condizioni la resistenza irachena si è andata 
 progressivamente rafforzando nella prospettiva di diventare 
 una vera e propria guerra di liberazione come fu quella 
 vietnamita.
 Noi riteniamo la resistenza irachena legittima, non solo sul 
 piano morale, ma anche su quello politico. E’ l’occupazione 
 militare angloamericana, come quella israeliana della 
 Palestina, illegale e illegittima. La stessa aggressione 
 all’Iraq è avvenuta in aperta violazione della Carta delle 
 Nazioni Unite e del diritto internazionale.
 La battaglia che si svolge in Iraq ha un’importanza storica. 
 Se gli occupanti angloamericani saranno cacciati, se il 
 popolo iracheno riuscirà a liberarsi di loro, le pretese 
 imperiali e imperialiste nordamericane, l’idea di 
 trasformare il mondo intero nel loro orto di casa, subiranno 
 un colpo fatale. La sconfitta degli occupanti angloamericani 
 sarebbe dunque una vittoria per tutti coloro che nel mondo 
 lottano per la democrazia, l’autodeterminazione e la libertà 
 dei popoli che non vogliono essere sottoposti al giogo 
 imperiale.
 Nonostante la gran parte degli italiani si sia opposta 
 all’aggressione, malgrado milioni di persone abbiano 
 manifestato la loro volontà di pace, il governo Berlusconi 
 non solo si è schierato a fianco degli USA, ha addirittura 
 inviato proprie truppe in Iraq a dar manforte agli 
 occupanti.
 Sosteniamo il popolo iracheno che resiste e chiediamo il 
 ritiro immediato dei soldati italiani dall’Iraq, così come 
 da tutti gli altri Paesi in cui essi sono presenti.
 Chiediamo a tutte le persone che hanno gridato il loro no 
 alla guerra di riprendere la lotta manifestando con noi per:
 La libertà dell’Iraq e della Palestina
 Cacciare tutti gli invasori
 Riportare a casa i soldati italiani
 Chiudere le basi americane in Italia e in Europa
 Per adesioni indica nome, cognome e città scrivendo a: 
IRAQlibero@libero.it 
 (dal primo novembre questo indirizzo provvisorio sarà 
 sostituito da quello definitivo)
 Per informazioni e adesioni potete anche telefonare al 
 NUMERO VERDE: 800 031 533
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 FIRMATARI DELL’APPELLO al 22 ottobre 2003.
 (Omettiamo per ragioni di spazio il 
 maxi-elenco di persone e organizzazioni NdR)
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 Comunicazioni dei promotori
 (1) Entro qualche giorno sarà in rete il sito dei promotori 
 della manifestazione. Oltre all'appello, all'elenco 
 aggiornato dei firmatari, a decine di link sui movimenti 
 contro la guerra, un dettagliato e sorprendente diario della 
 resistenza irachena dall'aprile in poi. Lo stesso Generale 
 Sanchez, che guida gli occupanti americani, ammette che le 
 sue truppe mercenarie subiscono una media quotidiana di 35 
 attacchi (con circa tre morti e decine di feriti ogni giorno 
 secondo la Resistenza). Gli inglesi non forniscono alcun 
 dato. Come del resto gli italiani dislocati a Nassiriyya, da 
 nostre fonti dirette alle prese con una crescente ostilità 
 popolare.
 (2) La riunione nazionale del Comitato Promotore, svoltasi a 
 Firenze il 18 ottobre, tra le altre cose, ha scelto i 
 referenti regionali per organizzare la partecipazione alla 
 manifestazione del 6 dicembre.
 (3) L'annuncio di una manifestazione per l'Iraq sta 
 attirando l'attenzione dei media. Dopo il Corriere della 
 Sera, con il criminogeno articolone di Magdi Allam, si è 
 occupato di noi, lunedì 20 ottobre, Bruno Vespa nella 
 trasmissione Porta a Porta, e con due intere pagine il 21, 
 il quotidiano Libero. Considerando che siamo ad un mese e 
 mezzo dall'evento la cosa è rimarchevole. Sappiamo che 
 l'interesse morboso dei media di regime crescerà con 
 l'approssimarsi della manifestazione. Ai tentativi di 
 criminalizzarci (avallati purtroppo da certi ambigui 
 personaggi che dicono di essere di sinistra) risponderemo 
 con la serenità di chi sa di essere nel giusto. Ripeteremo 
 che la manifestazione sarà pacifica, democratica, unitaria.
 (4) Ma affinché la manifestazione abbia successo, le nostre 
 modeste forze non sono sufficienti. Noi ce la metteremo 
 tutta, ma ci serve l'aiuto di ognuno. Non avendo alcun 
 apparato, né giornali né TV, possiamo solo affidarci, oltre 
 alla forza e alla chiarezza del nostro Appello, alla sua 
 diffusione. Dobbiamo almeno raddoppiare i firmatari, mettere 
 il massimo numero di cittadini al corrente della 
 manifestazione del 6 dicembre, infine convincerli a venire. 
 Chiediamo ad ognuno di voi non solo di firmare, ove non 
 l'abbia fatto, ma di aiutarci a diffondere l'Appello *CON IL 
 POPOLO IRACHENO CHE RESISTE*
 (5) Queste le date degli incontri con Awni Al Kalemji (*), 
 portavoce della Resistenza nazionale irachena:
 Milano, 1 dicembre. Toscana 2 dicembre. Roma, Conferenza 
 stampa, 3 dicembre . Ancona, 4 dicembre. Perugia, 5 
 dicembre. Ci scusiamo con coloro che si sono resi 
 disponibili ad organizzare altre conferenze, ma Awni sarà in 
 Italia solo una settimana. A metà novembre comunicheremo 
 luoghi e orari degli incontri.
 (6) LA PROSSIMA RIUNIONE NAZIONALE DEL COMITATO PROMOTORE 
 DELLA MANIFESTAZIONE
 si svolgerà domenica 16 novembre, con inizio alle ore 10,30, 
 in Via Orsini 44 a Firenze.
 La riunione è aperta. Tutti i firmatari sono invitati ad 
 intervenire.
 Per informazioni telefonate a Leonardo: 347.7815904
 (*)Chi e' Awni Al Kalemji, il portavoce della Resistenza 
 irachena
 «Sono nato a Baghdad, nell’Iraq, nel 1941. Ho completato lì 
 la scuola media superiore e sono entrato nell’accademia 
 militare. Dopo tre anni, sono uscito diventando ufficiale 
 dell’esercito iracheno. Durante quegli anni, ho sempre 
 svolto attività politica e ho partecipato alle molte 
 manifestazioni contro il potere filo-coloniale in Iraq prima 
 del periodo di Saddam Hussein. Fondai, con George Habash 
 alla fondazione del Movimento Nazionalista Arabo (da cui 
 nascera' il FPLP, ndr) e presi parte a tre tentativi di 
 colpo di Stato, uno dei quali contro il famoso leader 
 iracheno, Abdel Salam Aref. Ho servito il mio paese dal 1961 
 al 1971 come ufficiale, e ho servito in diverse città dentro 
 e fuori l’Iraq. Nel 1971, sono stato messo a riposo. 
 L’ordine proveniva da Saddam in persona: all’epoca era 
 vicepresidente, ma anche il vero detentore del potere nel 
 paese. La decisione non mi colse di sorpresa, vista la mia 
 storia politica e il gran numero di tentativi insurrezionali 
 a cui avevo preso parte. Alla fine del 1971, oramai 
 oppositore del governo di Saddam Hussein, sono fuggito in 
 Siria perché sapevo che mi avrebbero ucciso se fossi rimasto 
 ancora nel mio paese. In Siria, sono entrato a far parte 
 dell’opposizione irachena, e ho condotto intensa attività 
 politica, diventando uno dei più noti leader 
 dell’opposizione. Nel 1986, è sorto un grosso conflitto tra 
 il mio partito e il governo siriano a causa del ruolo di 
 quest’ultimo nella guerra Iran-Iraq. Il governo siriano 
 sosteneva l’aggressione iraniana, mentre noi ci opponevamo. 
 Nel 1988, sono fuggito in Danimarca. Dopo la Guerra del 
 Golfo del 1991, ho preso una ferma posizione contro gli 
 Stati Uniti, e assieme ad alcuni partiti abbiamo costituito 
 quella che oggi si chiama la Coalizione patriottica 
 irachena, diventandone portavoce.
 La coalizione prese una ferma posizione contro gli USA e 
 contro l’embargo anti-iracheno, perché capiva che lo scopo 
 degli USA era di invadere l’Iraq, impossessandosi del suo 
 petrolio e di distruggere l’identità irachena. Essendo 
 cosciente di ciò, la coalizione riteneva che l’unico modo 
 per tenere testa contro la guerra che stava per arrivare (la 
 recente aggressione anglo-americana, ndr) consistesse 
 nell’unire il popolo iracheno sotto un regime democratico e 
 multipartitico, con una stampa libera. Perciò abbiamo 
 iniziato un dialogo con il regime iracheno per convincerlo a 
 effettuare i necessari cambiamenti prima che fosse troppo 
 tardi. Il regime iracheno finì per convincersene, ma il 
 tempo fu troppo poco e la guerra iniziò.
 Oggi, nonostante abbia superato di parecchio i sessant’anni, 
 mi trovo di nuovo in una posizione in cui non posso starmene 
 con le mani in mano. Devo fare tutto ciò che posso per 
 combattere gli invasori americani, fino a morire oppure a 
 vederli fuori dal mio paese.»
 Awni Al Kalemji
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 Per adesioni indica nome, cognome e città scrivendo a: 
IRAQlibero@libero.it 
 (dal primo novembre questo indirizzo provvisorio sarà 
 sostituito da quello definitivo)
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 NUMERO VERDE: 800 031 533
Enrico Galoppini
 GdS 28 X 03  www.gazzettadisondrio.it
