Fra un mese le elezioni in Irak. Dovrebbero risolvere i problemi. Dovrebbero...
 NULLA DI NUOVO
 Nello scorso 
 numero avevamo scritto:
 Con i problemi 
 che ci sono in Asia per il maremoto, abbiamo ritenuto doveroso 
 rinviare la pubblicazione del presente articolo togliendo quindi 
 il relativo testo. Pubblicheremo sul n. 1 del 10 gennaio 2005.
 E pubblichiamo, tal quale visto che in questi giorni, a parte 
 purtroppo l'ormai quotidiano allungarsi della lista delle 
 vittime, di novità sostanziali non se ne sono registrate.
 Sembra il romanzo di Remarque: "Nulla di nuovo..."
ALMENO 
 COSI' SI DICE
 Fra un mese le elezioni in Irak. Da lungo tempo si continua a 
 fare riferimento a questa scadenza, ritenuta da tutti i quasi 
 essenziale con il passaggio ad una democrazia in qualche misura 
 rappresentativa. Almeno così si dice.
 Dovrebbere, queste elezioni, risolvere i problemi. Almeno così 
 si dice.
 Dovrebbero...
NON SI 
 RISOLVONO I PROBLEMI DEGLI IRAKENI
 Dovrebbero...
 Il condizionale non é soltanto d'obbligo, ma molto di più. 
 Quali, infatti, i problemi che queste elezioni dovrebbero 
 risolvere?
 I problemi degli irakeni no di sicuro. C'é addirittura chi 
 ritiene che aumenteranno. Noi, Occidente, imponiamo il nostro 
 sistema a chi non é nelle nostre stesse condizioni. Là gli Sciti 
 voteranno in un modo, i Sunniti - se voteranno - in un altro, e 
 poi ci sono anche i Curdi. Si sa chi vincerà queste elezioni che 
 potrebbero essere fatte a tavolino. Le vinceranno gli Sciti dato 
 che sono di più e il voto avverrà per etnia. Gli Sciti 
 raggiungeranno così finalmente quel potere che prima era dei 
 minoritari Sunniti.
 Le condizioni non sono le stesse. Allora c'era, sostanzialmente, 
 una sorta di cemento nazionale rappresentato dal partito Baath. 
 E Saddam.
 Adesso chi garantirà i Sunniti? E' evidente che gli USA non sono 
 sprovveduti al punto di non porsi questo problema. Il guaio é 
 che di soluzione ce n'é una sola, debolissima: la futura 
 presenza nel Governo post-elettorale anche di una rappresentanza 
 Sunnita che, bisticcio di parole, sarà rappresentanza ma non 
 potrà, quale sia, essere rappresentativa.
 E' possibile pertanto che il clima bellico prosegua, anzi, in 
 certe zone si intensifichi.
NON SI 
 RISOLVONO I PROBLEMI DEGLI 
USA (E 
 NOSTRI)
 Ma allora quali problemi dovrebbero essere risolti dal voto?
 Quelli, almeno spera Bush, degli americani. E quelli, sperano in 
 tanti nei vari Paesi, degli Occidentali. Si insedia il nuovo 
 Governo, ovviamente filo-USA e loro alleati, che prende le 
 redini del Paese, sicurezza compresa, produzione e distribuzione 
 del petrolio comprese.
 Non sarà, purtroppo, così perché il Governo non avrà la forza 
 per subentrare ad americani e alleati. Si continuano a leggere i 
 fatti irakeni come l'azione di terroristi o di guerriglia. Non é 
 così, come si vedrà nel prossimo paragrafo. L'unica variante 
 potrebbe essere quella che ad una richiesta da parte del nuovo 
 Governo di mantenere la presenza militare Bush risposta 
 affermativamente, ma non gratis come ore bensì a pagamento (in 
 petrolio)
IL 
 PROBLEMA VERO E' CHE LA GUERRA CONTINUA
 Il problema vero, di cui nessuno parla, é che la guerra non é 
 mai finita. Prima si é sottovalutata la resistenza dopo la 
 famosa dichiarazione di Bush ("la guerra é finita"), ritenendo 
 l'azione di pochi sfegatati che non volevano rassegnarsi alla 
 fine del regime. Ci si é accorti dopo che non era proprio così, 
 ma si continua oggi a parlare, appunto, di terroristi e 
 guerriglieri.
 Il nostro giornale é stato l'unico a prendere sul serio una 
 dichiarazione, prima del conflitto, di Terek Aziz che sosteneva 
 che l'Irak era in grado di resistere nove anni. Come? Non certo 
 sul campo per l'enorme sproporzione di armamenti, nulla la 
 copertura aerea, e nelle comunicazioni e nella intercettazione 
 delle comunicazioni.. La guerra era stata pianificata a 
 tavolino, come dimostra la frequenza, la distribuzione nel 
 territorio, la preparazione di certe azioni, arrivate persino a 
 violare una munitissima base americana. Non sarà un Governo 
 Scita, o a maggioranza Scita, ad avere ragione dei 
 "belligeranti".
 RISULTATO: CONTI FATTI SENZA L'OSTE
 Che i conti siano stati fatti, alla Rumsfeld (quello che 
 liquidava le cautele europee con uno sprezzante "cose da vecchia 
 Europa", cui risposte il Presidente della Commissione europea 
 Prodi dicendo che in realtà erano "cose della saggia Europa"), e 
 cioè senza l'oste lo hanno dimostrato mille cose. In primis il 
 grande tributo di sangue - 1352 soldati alla data di uscita del 
 giornale - pagato dagli USA, ed anche da altri 
 Paesi, con uno stillicidio quotidiano che dà la misura 
 dell'efficacia bellica della via scelta per contrastare USA e 
 alleati. Poi una serie di altre cose cui adesso va ad 
 aggiungersi clamorosamente una vera e propria "perla" sul 
 terreno economico.
 Si ricorderanno le polemiche in ordine agli appalti per la 
 ricostruzione cper i quali gli USA avevano chiaramente detto che 
 sarebbero toccati a quei Paesi che avevano sostenuto il peso 
 della guerra contro Saddam. Niente, cioè, a imprese francesi e 
 tedesche. Imprese e USA e inglesi dunque in prima fila con 
 assegnazioni anche abbastanza discusse. Ma c'é chi ha fatto le 
 valigie e chi é molto tentato di farle.
 Una delle imprese assegnatarie, l'americana Contrack 
 International, ha addirittura 
 rinunciato ad un appalto avuto tempo fa per qualcosa come 325 
 milioni di dollari, non noccioline, e con una struttura già 
 organizzata di 2.000 persone, motivando con 
 l'impossibilità di fare fronte ai costi per la sicurezza. Non é 
 un bel segnale, che del resto si aggiunge ai conti profondamente 
 sbagliati sui vantaggi che avrebbero dovuto venire, e non sono 
 venuti, dai pozzi di petrolio, un tempo al lavoro per rifornire 
 solo Russia, Francia, Italia, Giappone e qualcun altro ma non 
 gli Stati Uniti.
 RISULTATO DEL RISULTATO
 Il risultato del risultato di cui sopra é che si resterà 
 impantanati fino a che non verrà definito il mosaico complessivo 
 la cui impostazione potrebbe avviarsi con le elezioni 
 palestinesi e la svolta di Sharon. Dopo la Guerra del Golfo, 
 sventato il rischio di una turbativa di forze ove a Saddam fosse 
 stato lasciato il Kuweit, l'equilibrio nello scacchiere era 
 assicurato. Oggi, a bocce ferme Israele, Siria ed Iran si 
 accompagna un Irak militarmente ed economicamente debole. Non 
 costituisce, di fatto e purtroppo, un  problema il popolo 
 curdo, da sempre bastonato da tutti.
 E Bin Laden?
 Se si parla di Irak viene evocato a sproposito: Lui e il suo 
 movimento continuano a puntare a Riad, Era il vero obiettivo che 
 però la non programmata distruzione delle Torri Gemelle (che 
 pensavano avrebbero retto all'impatto degli aerei) ha reso di 
 quasi impossibile perseguimento per la reazione che si é 
 determinata.
 Posto che lui ci sia ancora.
Luca Alessandrini 
 GdS 10 I 2005 - www.gazzettadisondrio.it
