Primavera araba (??): a Sondrio si era visto giusto

Aggiornamento: Egitto. Primavera araba? No, colpo di Stato. Come volevasi dimostrare. Non è tema astratto visto che la cosa interessa ognuno di noi

Tanti in festa per la cosiddetta 'Primavera araba'. Dopo Saddam via i dittatori da Tunisia, Libia, Egitto per una prospettiva radiosa di libertà, democrazia, benessere.

Una Primavera politica che é come la primavera climatica 2013, tale da evocare la fortunata trasmissione condotta da Federica Sciarelli, alla vigilia del quarto di secolo in onda,"Chi l'ha visto".

- L'Irak era l'unico Stato arabo laico con forti interessi italiani a cominciare dal petrolio. Di primavere neanche l'ombra.

- La Libia aveva scelto l'Italia come partner. Nostri interessi non forti ma fortissimi.

- La Tunisia aveva l'Italia come secondo partner dopo la Francia con quasi un quarto sia di import che di export.

- In Egitto eravamo i terzi partners strategici.

L'Occidente si é comportato come un elefante in cristalleria. Lo scriviamo ora ma non dopo averlo scoperto ora, come tanti. Siamo di quel piccolo nucleo di commentatori che le valutazioni negative le aveva fatte al verificarsi delle diverse situazioni, documentando e dimostrando. I commenti di allora sono tutti in archivio, consultabili da chiunque. Ne richiamiamo l'essenza:

- Contro la seconda guerra irakena, d'interesse esclusivo degli USA (la prima no, aveva la sua giustificazione).

- Contro la posizione sulla Libia. Non perchè simpatizzanti per Gheddafi la cui fine, con la guerra, l'hanno voluta i bombaroli di Parigi e di Londra per esclusivo loro interesse economico e soprattutto finanziario. A parte il nostro interesse, parlare di 'Primavera' con l'intricato sistema, di cui scrivevamo, basato su più di 100 tribù era come andare a discutere di Divina Commedia o di Decamerone con gli indigeni dell'Orinoco. Lo si vede ora dove si sparano persino a Bengasi che è stata la culla di una rivolta avviata e sostenuta soprattutto da Parigi con l'inizio della colossale balla dei 10.000 morti in città, bevuta persino dai governi nonostante che le webcam facessero vedere traffico normale nelle strade.

- Contro la posizione sulla Tunisia. Chi c'é stato ha visto la modernità di quel Paese, i servizi, lo sviluppo prorompente del turismo che dava lavoro anche ad immigrati. A tutt'oggi siamo se non al caos politico quasi.

- Contro la posizione sull'Egitto che é stato per anni punto fermo di equilibrio e, se vogliamo, anche di tutela di Israele. In questi giorni, a parte le manifestazioni continue e un disordine che ormai domina da mesi, gli oppositori, non solo della consistente parte della popolazione di Cristianesimo copto ma di varie estrazioni, sono riusciti a raccogliere 22 milioni di firme contro il Presidente, accusato di essere troppo incline ai Fratelli Musulmani. Caos all'ordine del giorno.

Allora saremmo per i dittatori? Non diamo i numeri per favore. Non si può essere per chi detiene il potere assoluro, quand'anche lo gestisse in modo soddisfacente. Ma l'idea occidentale, molto anglosassone, di voler imporre il nostro sistema a popoli di altra cultura, di altra storia, di altra situazione ambientale, di altra economia, posizione fuori di testa, è la causa principale della crescita nel mondo di oppositori sdell'Occidente.

Esempio l'Irak. Non ci sono trasversalismi. I ceppi sono tre: Sunniti, ora out con Saddam, gli Sciti e i Curdi.

Esempio la Libia. Gheddafi al vertice supremo, certo. Ma se non doveva fare i conti con i Partiti come succede in Europa doveva farli con le tribù, in particolare con le tre potenti alleate della sua. Come nelle crisi di governo italiane la rottura dell'alleanza ha infatti determinato quella dell'equilibrio dando spazio alle insofferenza 'storiche' della Cirenaica. Primavera di democrazia? Neanche per sogno. Nuove alleanze fra tribù. E l'Occidente a pregare l'Italia di vedere, dati i suoi rapporti, se si riesce a combinare qualcosa. Fuori gioco tutti. Gli USA dopo una settimana hanno capito di essere stati abbindolati dai bombaroli ma in particolare da Sarcozy sceso in campo per tutelare la sua sovranità finanziaria sui Paesi africani. Idem gli inglesi. Eccetera.

Ma a noi interessa?

Da un rapporto di Agenparl relativo alla situazione nel 2009:

"La Libia è al quinto posto nella graduatoria dei Paesi fornitori dell'Italia con un peso percentuale di 4,5 per cento sul totale delle nostre importazioni, mentre il nostro Paese continua ad essere, in assoluto, il primo esportatore con una quota che nel 2009 si è attestata al 17,5 per cento ca. delle importazioni della Libia. L'Italia, inoltre, risulta essere il terzo Paese investitore tra quelli Europei (escludendo gli investimenti d a petrolio) ed il quinto a livello mondiale. L'importanza che questo mercato riveste per l'Italia è dimostrata anche dalla presenza stabile in Libia di oltre 100 imprese, prevalentemente collegate al settore petrolifero ed alle infrastrutture, ai settori della meccanica, dei prodotti e della tecnologia per le costruzioni. In tale contesto di presenza di ditte italiane in Libia, l'Italia conferma la propria posizione di principale partner economico della Libia e rimane saldamente in testa tra tutti gli altri Paesi."

Fondi sovrani. Con la vendita del petrolio i Paesi produttori hanno accumulato ingenti capitali.

C'era un Paese che aveva deciso di investire i suoi fondi sovrani in Italia. E' entrato in diverse società. In ordine alfabetico: ENI, Fiat, Finmeccanica, Juventus, Mediobanca, Olcese (Cotonifici. Ne sappiamo qualcosa), Retelit, Unicredit). Un rapporto non privilegiato ma privilegiatissimo. Allora.

Allora?

Non basta che smantelliamo le nostre aziende e che si sparisca dai nercati. Lo abbiamo fatto nell'elettromeccanica, nella chimica, rischiamo di sparire nella siderurgia, non ci siamo o quasi nelle comunicazioni, l'energia la paghiamo a caro prezzo, eccetera, eccetera. Siamo riusciti a gioire nella fregatura che ci hanno dato i nostri 'alleati' in Libia.

Ecco perchè tutto quanto sopra ci interessa, ci deve interessare. Non per la situazione che é quella che é visto che i buoi dalla stalla se ne sono andati. Ma per guardare al futuro in maniera diversa.

A Sondrio.

A Milano.

A Roma.

A Bruxelles.

Nel Mediterraneo.

E magari anche oltre, visto che stiamo contribuendo alla sicurezza internazionale con oltre 9.000 uomini e con un costo, considerando anche il deperimento e la perdita di velivoli, navi, mezzi terrestri nonché il materiale che viene donato ai vari Paesi, che da solo risolverebbe la querelle sul punto in più dell'IVA!

GdS

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