Interventi in serie per il SI e il NO
Referendum - Interventi (pubblicati tal quali)
MIRABELLI (PD) SI
“Il tema del referendum costituzionale del 4 dicembre siamo noi: l’Italia, il nostro futuro e la possibilità che in questo Paese si vada avanti nel cambiamento”. Lo ha detto il senatore PD Franco Mirabelli intervenendo in un dibattito a Milano.
“Con questa riforma, finalmente, dopo tanti anni, il nostro Paese ha il coraggio di cambiare. - ha proseguito Mirabelli - Si chiude una fase in cui tutti si lamentano ma poi, di fronte alla possibilità del cambiamento, in tanti resistono perché pensano di avere qualcosa da perdere e allora preferiscono rimanere a lamentarsi senza cambiare abitudini o mettere in discussioni assetti”.
“Siccome io sono di sinistra e sono nato a sinistra perché mi hanno sempre spiegato che la sinistra è cambiamento, - ha concluso il senatore PD - penso che quello proposto dalla riforma costituzionale sia un buon cambiamento e per questo bisogna votare sì al referendum del 4 dicembre e dobbiamo convincere tante persone a fare altrettanto perché questa è un’occasione da non perdere per il nostro Paese”.
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M5S Lombardia 'fortemente impegnato' per il NO
Prosegue la campagna per il NO al referendum costituzionale da parte del Movimento 5 Stelle in Lombardia. Nelle scorse settimane consiglieri regionali e parlamentari del M5S sono stati a Morbegno, Sondrio e Tirano per spiegare le ragioni del NO ed evidenziare le falsità dei sostenitori del SI. I cittadini devono essere informati che la riforma contiene diverse incongruenze rispetto a quanto dichiarato. Non viene abolito il Senato, ne viene abolita solamente l’elezione diretta. Avremo senatori, sindaci e consiglieri regionali part time e che godranno dell’immunità parlamentare. Sono triplicate, da 50 a 150 mila le firme richieste ai cittadini per presentare una proposta di legge popolare, i cittadini vengono definitivamente esclusi dalla partecipazione alla politica nazionale. Le Province in teoria dovrebbero essere abolite ma in pratica si tratta di una formalita’: saranno infatti sostituite dai nuovi enti di area vasta. E’ stato detto inoltre che ci sarà il superamento del bicameralismo paritario ma il Senato continuerà ad esprimersi su moltissime materie in quello che 56 costituzionalisti hanno definito un “bicameralismo confuso”. La potenza eversiva di questa riforma costituzionale voluta dalla grande banca di affari americana JP Morgan è amplificata dalla legge elettorale Italicum, in vigore dal 1 luglio 2016, che riproduce esattamente gli stessi difetti del Porcellum bocciato dalla Corte Costituzionale e che porterà un solo partito a controllare il Parlamento, il Governo e gli organi di garanzia previsti nella nostra Costituzione, la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale stessa. Il fronte del SI parla di 500 milioni di risparmi ma un documento della Ragioneria Generale dello Stato chiesto dal M5S parla di soli 50 milioni di euro di risparmi derivanti da questa riforma. La democrazia non si vende per 50 milioni! Per tagliare stipendi e privilegi di parlamentari o consiglieri regionali non serve una modifica alla Costituzione; l'esempio arriva dai cittadini eletti nel Movimento che da anni versano una parte dello stipendio a favore del Microcredito,fondo destinato alle piccole e medie imprese e in ogni caso le due misure previste nel DDL Costituzionale sono già superate nei fatti. Diciamo NO ad una riforma che con la clausola di supremazia statale cancella di fatto i poteri delle Regioni e delle autonomie locali. Se, malauguratamente, il SI confermerà questa scellerata riforma costituzionale Renzi – Boschi – Verdini – JP Morgan la Provincia di Sondrio perderà automaticamente gli oltre 10 milioni di euro ogni anno da Regione Lombardia derivanti dai canoni idroelettrici. Per ribadire questi messaggi e spiegare le conseguenze negative che questa riforma comporta anche a livello locale, gli attivisti del M5S saranno presenti i prossimi sabati con gazebi allestiti nelle principali piazze di Morbegno, Sondrio e Tirano.
“COMITATO CIVICO SONDRIO per il SI”
Alcuni amministratori del comune di Sondrio hanno deciso di costituire un Comitato Civico per il Sì per dare un contributo alla campagna elettorale per il Referendum confermativo della Riforma costituzionale che si terrà il prossimo 4 dicembre.
Dopo anni, il parlamento è riuscito ad approvare una Riforma che affronta efficacemente alcune emergenze istituzionali del nostro Paese attraverso la modifica di alcuni articoli della Costituzione che si riferiscono alla parte organizzativa della vita democratica , lasciando intatta la “parte prima” che sancisce i principi fondanti della nostra Repubblica.
Siamo convinti della validità dell’aggiornamento costituzionale proposto dal governo per rendere più semplice, più sobria, più stabile e più giusta L’Italia:
- superando il bicameralismo paritario
- riducendo i costi della politica
- rinvigorendo la democrazia diretta abbassando i quorum per i referendum abrogativi e introducendo i referendum consultivi
- rilanciando il ruolo del parlamento mettendo limiti ai decreti legge
Tutte condizioni fondamentali per rispondere ai problemi dei cittadini e difendere la nostra democrazia.
Il Comitato è aperto a tutti i cittadini che vogliono portare il loro contributo per promuovere il sì al referendum del prossimo 4 dicembre, che condividono una forte passione civica e sono accomunati dalla convinzione che il cambiamento sia possibile attraverso l’approvazione della Riforma Costituzionale come opportunità da non perdere.
Il “Comitato Civico Sondrio per il SI” vuole essere un semplice strumento per far comprendere ai cittadini il valore del fatto che una scelta cosi importante sia affidata agli elettori, per informare e approfondire le ragioni del SI nella convinzione che attraverso al “SI” saremo tutti protagonisti di un vero cambiamento del nostro Paese.
Il "Comitato Civico Sondrio per il Sì" è coordinato da Michele Bernardi, consigliere comunale a Sondrio. Chiunque fosse interessato ad aderire, o a collaborare, lo può fare scrivendo all’indirizzo email sondrioperilsi@gmail.com
Sondrio, 19 ottobre 2016
(per Comitato...) Nicola Cariglia per il NO
Dunque: grazie ad una maggioranza acquisita in base ad una legge elettorale incostituzionale che ha dato un enorme premio ad un partito, il PD, “forte” di appena il 25 per cento dei suffragi, il Governo ha imposto una riforma elettorale e una serie di modifiche alla costituzione. Cio’ e’ stato reso possibile per il trasformismo di un numero incredibile di parlamentari smaniosi e illusi di prolungare o addirittura di imprimere una impennata alla loro carriera politica intesa come strumento di gratificazione personale. Altri uomini, in altri tempi, si sarebbero comportati con maggiore correttezza e prudenza vista la mancanza di una maggioranza espressa dagli elettori e di un loro esplicito mandato a riformare la Costituzione. Gli uomini di questi tempi, invece, sentendosi particolarmente furbi, non hanno sentito ragioni e si trovano ora in grave difficolta’.
Pensavano ad una marcia trionfale che grazie al combinato disposto riforma elettorale/modifiche costituzionali avrebbe garantito loro alcuni decenni di gloria. Ben remunerati sarebbero stati anche i circoli imprenditoriali e finanziari che questa avventura hanno alimentato e sostenuto con grande dovizia di mezzi e dispiego di visibilita’ mediatica.
Ma dalle pentole senza coperchi si ode ora un ribollire di paure, confusi aggiustamenti, strategie indefinite per correre ai ripari. Infatti le pasticciate e strumentali riforme si stanno ritorcendo contro chi le ha ideate. Quelle costituzionali se bocciate al referendum segnerebbero la fine dei sogni di gloria (inutile gingillarsi sfogliando la margherita, dimissioni,non dimissioni). Il similporcellum, cioe’ l’Italicum, pensato per garantire una facile vittoria, si e’ rivelata la piu’ controproducente delle trovate, cioe’ l’unico modo che potrebbe fare vincere i Cinque Stelle.
E dopo tutti questi pasticci, le manifestazioni di arroganza, l’Italia che e’ rimasta al palo, dovremmo lasciare passare al referendum le riforme costituzionali per senso di responsabilita? La solita solfa dell’ultima spiaggia? Guardate, il senso di responsabilita’ e’ cosa troppo seria per parlarne a vanvera. Non puo’ chiedersi a intermittenza e guardando solo da una parte. Dovremmo turarci il naso e fare passare un obbobrio di riforma costituzionale per assicurare lunga vita al governo che con la sua arroganza si e’ spinto oltre il dovuto? Dicono che alla maggioranza attuale non c’e’ alternativa perche’ il fronte del NO e’ eterogeneo e non in grado di dare vita ad una maggioranza alternativa. Verissimo. Dicono anche che le maggioranza che sostiene Renzi, qualora la riforma fosse bocciata, non contribuirebbe mai ad un nuovo governo, a tempo o di scopo, giusto per fare una nuova legge elettorale e portarci al voto. Ma qui casca l’asino, perche’ e’ come dire che solo alcuni sono tenuti ad avere senso di responsabilita’. Questo dovere non riguarderebbe, cioe’, proprio chi ha insistito su una riforma che l’elettorato ha dimostrato di non volere.
Ma questo significa che non di senso di responsabilita’ si tratta (che tutti dovrebbero avere) ma di altra cosa. E si chiama ricatto. L’ennesimo, nel nome della bufala dell’ultima spiaggia che e’ la negazione stessa della democrazia.
Comitato per il NO
Renzi ha detto questa domenica alla TV chenon c’è scritto il suo nome sulla scheda del referendum .Appunto. La domanda del quesito è “ approvate il TESTO della legge costituzionale“ ? E proprio il TESTO della proposta di riforma peggiora pericolosamente la tua condizione di cittadino.
Verificalo DA TE leggendo il CONFRONTO comma per comma tra la Costituzione vigente e la proposta di riforma Non cadere nelle illusioni diffuse dalla finanza illiberale, non rinunciare alla tua sovranità.
VAI A VOTARE E VOTA NO
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NO AL PEGGIO per il NO
La proposta di riforma Costituzionale è pericolosamente negativa. Non c’entrano niente renzismo ed antirenzismo. La Costituzione può essere rivista per migliorare le istituzioni, non per togliere diritti ai cittadini.
La proposta di riforma cancella il bilanciamento dei poteri, accentrando tutto nel Governo e nel suo Capo, con un sistema autoritario senza contrappesi. Si cancella così il principio liberale, frutto di tre secoli di lotte anche sanguinose.
La proposta di riforma non supera affatto il bicameralismo, ma lo manipola in modo confuso, contorto e contradittorio, sottrae sovranità al cittadino e neppure rende il Senato il rappresentante delle Regioni.
La proposta di riforma è stata approvata da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale e riproduce, aggravandole, quelle stesse ragioni di incostituzionalità.
La proposta di riforma peggiora la Costituzione, perché toglie diritti ai cittadini e complica le istituzioni, facendo crescere i contenziosi.
La Costituzione non si cambia tanto per cambiare. Con le sue false promesse, il Sì crea greggi da comandare e non cittadini da rappresentare.
Bisogna impedire le riforme a casaccio che , alla cieca, stravolgono ben 45 articoli della Costituzione. Restando per ora alla Costituzione vigente si rafforza l’esigenza di riforme fondate sul confronto nel merito dei problemi.
Per evitare il peggio, occorre votare NO.
Così fanno i liberali che si comportano da liberali.
IL 4 DICEMBRE RICORDA, il quesito è sul TESTO della proposta di legge , NON sul suo titolo che fa intendere cose che non realizza. info@perlelibertanoalpeggio.it
PER IL SI il Gruppo Consigliare del PD in Comune di Sondrio.
Trasmetto in allegato l'appello per il "Sì", in vista del Referendum costituzionale del 4 dicembre. L'appello è sottoscritto da tutti i consiglieri e gli assessori del gruppo Consigliare del Partito Democratico in Comune di Sondrio.
Pierluigi Morelli
APPELLO PER IL “SÌ”: CAMBIARE SI PUÓ, SI DEVE!
VOTIAMO SI’ PERCHE’:
SI può superare il bicameralismo paritario, come nel resto d'Europa: SI deve alleggerire l'iter parlamentare, riducendo costi e tempi della politica, per un governo più duraturo, forte e rapido nelle scelte.
SI può avvicinare la politica af Parlamento, obbligandolo a discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150 mila elettori: SI deve abbassare il quorum dei referendum per contenere gli sprechi, alla metà più uno dei votanti alle precedenti elezioni politiche.
SI può dare più rappresentanza agli enti locali: SI deve introdurre il Senato delle Autonomie, con 100 senatori anziché i 315 di oggi, scelti fra i rappresentanti di regioni e comuni
SI può fissare un tetto alle indeninità dei consiglieri regionali, abolire il CNEL: SI deve restituire credibilità alle istituzioni, riducendo costi non più giustificabili.
SI può essere coerenti con il cammino parlamentare sulla riforme: SI deve avere il coraggio di provare a cambiare per cercare di uscire dal pantano che affossa il futuro del paese: tutti lo auspicano, ma solo con il "SI" SI può, SI deve.
Il 4 dicembre vai a votare per il “SI”. Un “SI“ alla speranza e al futuro. Quelli che sostengono il NO sono ancora quelli del Porcellum, delle leggi ad personam, del “vaffa“ a tutto e a tutti senza credibili proposte alternative. Noi crediamo sia necessario guardare oltre ed allineare I'Italia alla modernità, dopo troppi anni di stallo che ci hanno fatto perdere terreno.
NON E’ VERO che la proposta è la riforma voluta già dall’Ulivo prodiano
Perché nelle Tesi dell’Ulivo con cui furono vinte le elezioni ’96 e nelle indicazioni della Bicamerale D’Alema nei due anni dopo, non c’è traccia di presupposti per la impostazione della proposta attuale.
NON E’ VERO che la proposta agevola la partecipazione dei cittadini
Perché toglie il voto ai cittadini per il Senato, triplica il numero di firme per le Leggi di iniziativa popolare e abbassa il quorum per la validità del referendum solo quando la richiesta sia stata fatta con il 60% di firme in più, il che è un miraggio visto che già le 500 mila firme sono stata sempre raggiunte con estrema difficoltà.
NON E’ VERO che la proposta semplifica le istituzioni e come funzionano
Perché le 2 istituzioni Camera e Senato restano e le procedure parlamentari vengono aumentate 5 volte.
NON E’ VERO che la proposta rende più rapide le decisioni e certi i tempi
Perché non solo introduce molte nuove procedure ma addirittura affida solo ai 2 Presidenti delle Camere il dirimere contenziosi sulla loro applicazione, senza dire cosa avviene quando i due non si accordano.
NON E’ VERO che la proposta riduce i numeri dei parlamentari
Perché le Camere sono due e solo i senatori sono diminuiti ma non più eletti direttamente dai cittadini.
NON E’ VERO che la proposta elimina le Province
Perché è eliminato solo questo termine, ma nessuna norma o struttura delle Province in carne ed ossa
NON E’ VERO che la proposta alzi il quorum per eleggere il Presidente della Repubblica
Perché al contrario stabilisce una procedura per cui può bastare la maggiorana dei votanti, in pratica i soli deputati eletti con l’abnorme premio di maggioranza, che, visto il nuovo rapporto numerico tra deputati e senatori, prevarranno in partenza compromettendo il ruolo di garanzia del Capo dello Stato.
NON E’ VERO che la proposta fa risparmiare 500 milioni di euro
Perché dettagliati studi indipendenti dimostrano che si risparmierebbero solo dai 46 ai 54 milioni, tra l’altro vanificati dai pesanti aggravi nelle procedure parlamentari.
NON E’ VERO che i sostenitori del NO sono un’accozzaglia politica
Perché nei referendum non esistono accozzaglie politiche. Infatti, nei referendum si vota su un quesito, non su programmi di governo come nelle elezioni politiche; dunque evocare le accozzaglie – un concetto nella logica delle consultazioni politiche – esprime una volontà imbroglionesca e plebiscitaria.
IL 4 DICEMBRE RICORDA. il quesito è sul TESTO della proposta di legge ,
NON sul suo titolo che fa intendere cose che non realizza
COMITATO PER IL NO
AL REFERENDUM SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE
email: info@comitatoperilnosondrio.it
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I cinque motivi per dire NO al referendum
Un referendum che chiede di esprimersi su una riforma della Costituzione può essere affrontato da diversi punti di vista. Noi abbiamo scelto di farlo mettendo gli occhiali dell'interesse della provincia di Sondrio.
NO alla cancellazione delle Province dalla Costituzione. In un territorio come il nostro c'è bisogno di un ente forte e rappresentativo che faccia sintesi delle necessità dei nostri cittadini e delle comunità, eletto dai cittadini, con le risorse umane ed economiche necessarie.
NO ad un processo che accentra a Roma la maggior parte delle competenze allontanando dal cittadino il luogo delle decisioni.
NO ad una riforma che fa decidere allo Stato centrale in materia di energia, di demanio idrico, di rinnovo delle concessioni idroelettriche. In questi anni abbiamo potuto godere di importanti fondi derivanti dalle nostre acque e abbiamo lavorato per fare in modo che sia la Provincia l'ente di riferimento per la gestione di questa nostra risorsa. Che ne sarà se tutto questo verrà deciso a livello nazionale? Che fine faranno i nostri fondi?
NO ad una riforma che non traduce nel testo della Costituzione la specificità di un territorio interamente montano ma si limita ad un accenno, senza differenziare, alle zone montane.
NO ad una riforma che vuole interrompere il percorso verso una maggiore autonomia della Provincia di Sondrio equiparata ad altre periferie e territori decentrati.
Cinque motivi per dire tanti NO
Per la Provincia di Sondrio, per i Valtellinesi ed i Valchiavennaschi, per il nostro futuro.
Liberali per il NO
La proposta di riforma Costituzionale è pericolosamente negativa. Non c’entrano niente renzismo ed antirenzismo. La Costituzione può essere rivista per migliorare le istituzioni, non per togliere diritti ai cittadini.
La proposta di riforma cancella il bilanciamento dei poteri, accentrando tutto nel Governo e nel suo Capo, con un sistema autoritario senza contrappesi. Si cancella così il principio liberale, frutto di tre secoli di lotte anche sanguinose.
La proposta di riforma non supera affatto il bicameralismo, ma lo manipola in modo confuso, contorto e contradittorio, sottrae sovranità al cittadino e neppure rende il Senato il rappresentante delle Regioni.
La proposta di riforma è stata approvata da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale e riproduce, aggravandole, quelle stesse ragioni di incostituzionalità.
La proposta di riforma peggiora la Costituzione, perché toglie diritti ai cittadini e complica le istituzioni, facendo crescere i contenziosi.
La Costituzione non si cambia tanto per cambiare. Con le sue false promesse, il Sì crea greggi da comandare e non cittadini da rappresentare.
Bisogna impedire le riforme a casaccio che , alla cieca, stravolgono ben 45 articoli della Costituzione. Restando per ora alla Costituzione vigente si rafforza l’esigenza di riforme fondate sul confronto nel merito dei problemi.
Per evitare il peggio, occorre votare NO.
Così fanno i liberali che si comportano da liberali.
IL 4 DICEMBRE RICORDA, il quesito è sul TESTO della proposta di legge ,
NON sul suo titolo che fa intendere cose che non realizza. VOTA NO
MASSERA PER IL NO
Sabato scorso un collegio ristretto di amministratori locali, tra cui anche il sottoscritto, ha eletto il Consiglio provinciale, nell'indifferenza e disinteresse assoluto del territorio e dei cittadini. Mai mi era capitato di sperimentare un distacco piu' grande tra quello che la politica dovrebbe essere e quello che diventa quando gli amministratori vengono da una parte sottratti al giudizio del popolo, dall’altra privati della forza e della legittimazione dell’essere eletti direttamente dai cittadini. Si tratta purtroppo di un esito naturale a fronte di scelte precise di una classe politica al governo del Paese per la quale la rappresentatività delle istituzioni sembra essere diventata un fastidio. Di questa cultura di fondo sembra essere intrisa la riforma costituzionale che a breve sarà oggetto di referendum.
Partendo da questa considerazione, indicherò quali sono le ragioni per cui l’ Associazione “Sondrio Liberale” ritiene opportuno votare NO il prossimo 4 dicembre.
Non ci stiamo affatto a passare, noi come milioni di italiani che voteranno no al referendum, per sostenitori della "cultura del no", per nemici delle riforme, per difensori dello status quo.
La nostra Associazione ha sempre sostenuto, anche con la militanza attiva, le scelte a favore del cambiamento e della modernizzazione del Paese, e le riforme necessarie per attuarlo (purtroppo quasi sempre tradite, pensiamo agli esiti di molti referendum).
In materia di riforme istituzionali, le nostre idee sono sempre state chiare, e sono idee di profonda innovazione per un paese come il nostro.
Siamo sostenitori della necessità di attuare sul serio un modello di Stato delle Autonomie, e con "sul serio" intendiamo la realizzazione dell'incompiuto “federalismo fiscale”: il che significa autonomia e RESPONSABILITÀ’. Al potere di autogovernarsi e legiferare a livello periferico deve coincidere la necessità di finanziarsi direttamente, assumendosi pertanto le responsabilità delle scelte compiute di fronte ai cittadini del territorio amministrato. Poche competenze demandate allo stato (sicurezza, infrastrutture strategiche, difesa, giustizia, potere di indirizzo in materia di scuola e università), il resto lasciato al sistema delle autonomie. A garantire l 'unità della nazione un presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini. Un sogno? Forse.
Certo e' che la riforma del titolo V della Costituzione introduceva, seppure non compiutamente, un primo embrione di federalismo. Bene, oggi a soli 15 anni di distanza, lo stesso centrosinistra che approvo' quella riforma, anziché migliorarla, anziché introdurre (quella si, sarebbe scelta coraggiosa e riformista) un vero federalismo fiscale, anziché risolvere le oggettive problematiche create dalla legislazione concorrente Stato-Regioni decidendo “chi fa cosa e con che risorse” , smantella tutto, innesta la retromarcia e nei fatti riporta lo stato italiano ad un assetto completamente centralista, napoleonico.
Con la clausola di supremazia, lo Stato centrale avra' uno strumento INSINDACABILE per legiferare su materie teoricamente di competenza regionale (le poche rimaste). Di fatto le Regioni diventano un inutile orpello. Tanto varrebbe eliminarle.
C’è voluto quasi un secolo e mezzo per comprendere che uno Stato nato da una summa di particolarismi, peculiarita', storie e percorsi diversi e che non è riuscito a colmare le differenze tra diversi territori che lo compongono mediante un modello fortemente centralistico, deve sperimentare compiutamente una strada alternativa incentrata sull’autonomia e responsabilità degli Enti locali.
Oggi, una squadra di legislatori improvvisati (la riforma in alcuni punti e' scritta talmente male ed è' talmente intricata che sicuramente procurerà molto lavoro alla Consulta) ci fa fare un salto all'indietro. Chi sono, dunque, i veri restauratori?
In questa critica radicale di quella che a nostro avviso è la scelta piu' significativa della (contro)riforma, ovvero il ritorno ad un modello di stato centralista, si inserisce poi la nostra netta contrarietà all'abolizione delle province, a compimento di un percorso ondivago che in nome della riduzione dei costi della politica ha individuato questi Enti come vittime sacrificali.
Una volta cancellata la parola Provincia dalla Costituzione, resteranno competenze e servizi da organizzare sul territorio, resterà comunque l’esigenza, specie per territori periferici come il nostro, di raccordarsi con gli enti di livello superiore, in un contesto in cui anche le Regioni vengono peraltro depotenziate.
Questo compito spetterà a fantomatici Enti di area vasta tutti da inventare, non elettivi, meno controllabili dal cittadino e quindi più soggetti a logiche di scambio, alla mediazione partitica o all’affermazione di interessi personalistici.
Insomma, anche sotto questo profilo, una riforma costituzionale che allontanerà sempre di più il cittadino dalle istituzioni.
Per noi, 180.000 cittadini di un ampio territorio alla periferia dell'Impero, la direzione intrapresa dalla Legge Del Rio in avanti delinea un quadro di incertezza, con rischio di ulteriore marginalizzazione. Abbiamo sperimentato un ente elettivo amministrato negli anni con oculatezza, che ha saputo anche compiere scelte importanti fungendo in alcune occasioni da punto di rifermento per un ampio fronte trasversale alle forze politiche e alla cittadinanza, ad esempio in tema di tutela delle acque.
Nonostante le rassicurazioni dei sostenitori della riforma costituzionale, non ci è chiaro, e non potrebbe essere diversamente, come da un generico accenno ai territori montani potra’ derivare una tutela specifica del nostro territorio interamente montano e quale sarà lo strumento, in assenza di un ente elettivo, per realizzare le tanto decantate “particolari forme di autonomia”.
Il nostro sarà un NO convinto, motivato, determinato.
Andrea Massera Consigliere Comunale di Sondrio Coordinatore Associazione “Sondrio Liberale”
I LAB (Italia in LABORATORIO) per il NO
I LAB (Italia in LABORATORIO) è una associazione politico culturale che vuole essere un incubatore di idee e
contribuire attivamente all’evoluzione della nostra società.
L’ASSOCIAZIONE si propone di PROMUOVERE INIZIATIVE E PROGETTI VOLTI ALLA PRESERVAZIONE DELLA
NAZIONE, DELLA SUA STORIA ED IDENTITÀ ATTRAVERSO LA PROPOSIZIONE DI PROGETTI E PROGRAMMI PER
LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA ITALIA E L’AVVIAMENTO DI AZIONI PER CONTENERE DERIVE LEGISLATIVE
IN NETTO CONTRASTO CON I VALORI FONDATIVI DEL NOSTRO BEL PAESE
L'Associazione Politico-Culturale “ILAB” ITALIA IN LABORATORIOtrova il suo fondamento nel fatto che l’Italia
è un Paese ricco di diversità e carico di storia. E per questo un Paese in continuo cambiamento. Risulta
importante, quindi, favorire la coesione nazionale, preservare i nostri valori e favorire una ridistribuzione
federalistica delle risorse. L’Italia è un Paese complesso, con equilibri fragili e preziosi. E a maggior ragione
bisogna permettere a tutti di esprimersi, garantendo il pluralismo, fondamento della democrazia, anche
perché l’Italia è di tutti gli italiani. E per questo oltre a garantire il rispetto delle minoranze linguistiche,
occorre mantenere e conservare le diversità di ciascun territorio, difendendone la bellezza, garantendone
l’autonomia affermandone, di conseguenza, la libertà.
Questa Associazione ha tra i propri valori fondanti i principi fondamentali della Costituzione italiana, in
particolare l’art.3 e l’art.5 della Carta Costituzionale.
E noi sosteniamo l’attuazione di questo principio sancito dalla costituzione, ovvero: << La Repubblica, una e
indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio
decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze
dell'autonomia e del decentramento>>
“L’Autonomia non è espressioni verbali e magniloquenti, ma lavoro di tutti i giorni, progetti concreti che
vengono applicati, esigenze esistenti che vengono soddisfatte, mano a mano che i mezzi lo permettono”
(Alcide De Gasperi, 1952)
E con questa ottica noi intendiamo ricreare la vera ITALIA, consapevole delle sue radici, del suo passato e
della sua identità! E allora non basterà procedere solo secondo i bisogni e le urgenze contingenti. Servirà
ancora una volta la forza e il coraggio della visione. Per reinterpretare insieme, di volta in volta nella storia
mutevole, il nostro specifico destino di “ponti” tra nord e sud, nonché tra tradizioni, culture e lingue diverse.
Anche in prospettiva euro-regionale. Dove si sono mossi passi importanti. E dove ancora una volta un buon
passo, una visione d’insieme ed un vero gioco di squadra ci potranno portare più in alto della disinvolta fretta
di chi sale senza misurare le proprie energie e scorgendo solo un tornante alla volta.
Utili alle nostre comunità, certo. Utili ad un’Italia che sia capace di accogliere la sfida di un regionalismo
responsabile e solidale differenziato. Ma anche decisi a spendersi per un rinnovato “sentire comune”.
La nostra Associazione, in considerazione dell’attuale momento di forte smarrimento che sta vivendo il
nostro Paese, vuole contribuire al dibattito che riguarda le riforme in atto che muteranno sensibilmente il
nostro sistema Paese, con il rischio che una visione accentratrice possa fare morire le anime che compongono
i nostri territori. A noi piace parlare non di Italia ma di Italie, in considerazione della grande ricchezza culturale
e variegate identità che costituiscono la nostra nazione, che sono la vera nostra forza.
Abbiamo programmato, quindi, in collaborazione con il comitato del no, presieduto dal presidente della
provincia Luca della Bitta, 3 incontri di discussione sulla imminente riforma costituzionale che tutti i cittadini
dovranno approvare o respingere il 4 dicembre prossimo. Il comitato del sì provinciale, invece, si unirà ai
nostri incontri con un loro relatore che sosterrà le ragioni della riforma.
L’Associazione ILAB ha coinvolto illustri giuristi costituzionalisti che interverranno personalmente per
presentare le criticità della riforma Renzi/Boschi.
Si tratta dell’avvocato costituzionalista Felice Besostri, il prof Caretti dell’università di Firenze e il prof. Valerio
Onida, dell’università di Milano, presidente emerito della Corte Costituzionale.
Gli incontri si svolgeranno secondo il seguente calendario:
18 novembre 2016 a Sondrio, sala Besta della Banca popolare di Sondrio, alle ore 15.00 si tratterà la
legge elettorale e la riforma del Senato. Interverranno l’avvocato costituzionalista
Felice Besostri (che ha proposto, con esito positivo, il ricorso alla Consulta per
l’abrogazione del Porcellum) e Federico Gusmeroli, giurista, per il sì.
26 novembre 2016 a Tirano, sala della banca popolare di Sondrio, ore 15.00. Interverranno il prof. Paolo
Caretti, ordinario di diritto costituzionale dell’università di Firenze e l’avv.
costituzionalista Massimo Clara. Si tratterà della riforma e delle autonomie.
1 dicembre 2016 a Chiavenna, luogo da definire, ore 15. Interverranno il prof. Valerio Onida, ordinario
di diritto costituzionale nell’università di Milano e presidente emerito della Corte
Costituzionale, e un relatore del comitato del sì che non è stato ancora designato.
Della Vedova per il NO
Considero positivo che, finalmente, sia valutata estremamente favorevole per la Provincia di Sondrio la Legge Delrio che, grazie in particolare all’impegno del senatore Del Barba, esplicita la specificità delle aree montane e di confine.
Ora, come era notorio, la nuova Costituzione abolisce le province come le abbiamo conosciute dal 1948 ad oggi. Qualcuno penserà che fosse meglio abolire le Regioni per semplificare i livelli amministrativi ma, a prescindere dalla riforma in discussione, l’orientamento di gran lunga maggioritario e trasversale tra le forze politiche da tempo era questo. Abolite le province, dunque, si critica il fatto che nelle disposizioni finali della nuova Costituzione, che contengono esplicito riferimento all’ordinamento degli “enti di area vasta”, si parli di aree montane e non di aree interamente montane e di confine.
Stiamo ai fatti: la Legge Delrio disciplina le “Province enti territoriali di area vasta”, in esplicita attesa della riforma del titolo V della Costituzione, prevedendo che le regioni debbano riconoscere forme particolari di autonomia alle province di Sondrio, Belluno e Verbania-Cusio-Ossola. Ciò rimarrà, con in più, con la vittoria del SI’, il riferimento costituzionale.
Ma andiamo al fondo della critica politica: è vero, nella nuova Costituzione non è previsto lo status di Provincia autonoma a quella di Sondrio, come accade per quelle di Trento e Bolzano dal lontano 1948. Se qualcuno pensa che fosse possibile, libero di farlo naturalmente. Mi limito ad osservare che anche quando il centrodestra riformò la Costituzione – e fu un grave errore da parte del centro sinistra di allora bocciare una perfettibile, ma buona riforma facendo perdere all’Italia dieci anni (errore che non andrebbe ripetuto oggi) – non riconobbe l’autonomia alla Provincia di Sondrio, nonostante il peso determinante in maggioranza di forze che facevano dell’autonomia locale del nord una priorità.
Per l’associazione Autonomia di Valtellina e Valchiavenna, “l’autonomia rappresenta il futuro del territorio”. Come ho detto, non penso che l’autonomia sia un progetto attuabile, ma non penso nemmeno che da questo dipenda il futuro della Provincia, che ha saputo crescere (eccome!) anche in questi decenni di statuto ordinario. Certo, nel mondo interdipendente il futuro del territorio è indissolubilmente legato a quanto accadrà alla Lombardia e all’Italia, ma anche dalla capacità di valorizzare risorse e talenti.
Liberi i critici di bocciare la nuova Costituzione in nome di un’autonomia che comunque non verrà. Liberi noi, oltre che di votare SÌ, di rivendicare i fatti concreti e tutt’altro che scontati, come la specificità montana nella Legge Delrio, e di chiamare tutti a cooperare perché, anche in futuro, sulle acque come sul resto, unendo le forze possano essere raggiunti obiettivi concreti nell’interesse di tutta la Provincia.
Sen. Benedetto Della Vedova
M5S
La posizione per il NO è illustrata all'indirizzo
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Borromini (Lega) per il SI
"Solo se vincerà il no al referendum potremo dirci al sicuro, in caso contrario non avremo più la nostra libertà: la Provincia di Sondrio, virtuosa e interamente montana, sarà declassata a ente di area vasta e, al pari di tutte le altre, sparirà dalla Costituzione. Questo è ciò che ci attende se si affermerà il sì e la riforma costituzionale della sinistra diventerà legge". "Gli enti di area vasta si sostituiranno alle Province e anche i confini non potranno che cambiare: noi saremo i più penalizzati, questo è certo, da una riforma voluta e votata dalla sinistra", prosegue Borromini. Le ultime consultazioni ci hanno detto che la gente è sfiduciata e non vuole più andare a votare, ma questo referendum, la sua importanza per il futuro della nostra valle, richiede invece una larghissima partecipazione e un solo voto: no! In Valtellina e in Valchiavenna, con il nostro voto, dovremo dire a voce alta che questa riforma non va bene, che è penalizzante per i territori, soprattutto per quelli periferici e montani come il nostro. Io sono sicuro che in larghissima maggioranza voteremo per il no, perché so quanto la nostra gente è legata alla sua provincia e vuole che continui a svolgere il suo ruolo per progettare il futuro.
Giovanni Curti (PD) per il SI
Cara democratica, caro democratico
Domenica 4 dicembre siamo chiamati al voto per l’approvazione della riforma della Costituzione, un voto importante che riguarda la legge fondamentale della Repubblica Italiana. La necessità di una revisione della Costituzione, per rendere più semplici ed efficaci i processi legislativi e snellire la burocrazia, è stata condivisa a larga maggioranza. La riforma approvata in Parlamento deve essere confermata con il voto referendario. Si vota sulla carta fondamentale della nostra democrazia, non ci sono ordini di partito e ciascuno dovrà assumersi la responsabilità della scelta, il popolo in questo caso è veramente sovrano.
Trovo sbagliato il clima da scontro tra tifoserie della campagna referendaria, i toni e le previsioni di eventuali catastrofi, credo invece necessario valutare il merito di una proposta di rinnovamento della Costituzione, la carta che tutti dobbiamo rispettare.
Gli aspetti positivi e sostanziali della Riforma sono il superamento del bicameralismo paritario; si fa ordine sulla legislazione concorrente stato-regioni (riparando agli errori della riforma del 2001); si aggiornano gli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini abbassando il quorum per il Referendum abrogativo e stabilendo la certezza che le Leggi di iniziativa popolare vengano discusse dalla Camera. Come previsto la sola camera dei deputati dà la fiducia al governo e approva la maggioranza delle leggi, sarà più facile approvare le leggi che servono e ci sarà maggiore stabilità e responsabilità. Il Nuovo Senato dei Sindaci e delle Regioni viene ridotto a 100 membri e diventa l’espressione delle Autonomie locali.
Certo la riforma non è perfetta, tante cose si potevano fare e scrivere meglio, personalmente ritengo un errore la previsione che i nuovi senatori vengano eletti dai consigli regionali e non direttamente dai cittadini. Mi confortano al contrario alcune convinzioni: la riforma lascia inalterati i principi e i valori della Costituzione, quelli della lotta di Liberazione, non vengono intaccate le prerogative degli organi di garanzia, né i poteri del presidente della Repubblica e del Consiglio. Nessun pericolo di deriva autoritaria insomma, chi dice il contrario difende una posizione sbagliata, di allarmismo e fuori dal tempo. Sono altre le derive populiste che in questo contesto storico ci devono preoccupare!
La vittoria del SI rappresenta un passo avanti nella direzione della semplificazione del sistema, della governabilità e stabilità, molto dipenderà da come verrà applicata la nuova Costituzione. Un vantaggio per chi, con la fiducia dei cittadini, avrà la responsabilità di governare il paese nei prossimi anni. L’occasione per affrontare in modo decisivo il problema della burocrazia che blocca le iniziative dei cittadini. Costruire un Paese più solido in Italia per contare di più anche in Europa. La vittoria del NO, a mio avviso, rappresenta una posizione di arretramento, lo stare fermi perché è più prudente non fare niente. Un segnale di sfiducia della società che rischia di legittimare una vecchia classe dirigente incapace di trovare le soluzioni ai problemi del Paese.
Non mi iscrivo certo al partito dei catastrofisti, dopo il 4 dicembre bisognerà prendere atto dell’esito del voto popolare ed andare avanti nell’interesse del paese, le condizioni saranno però diverse: con il SI si prosegue un percorso di riforme che porterà al voto del 2018 con il NO si entra in una situazione di incertezza.
Una riflessione la voglio fare poi sul nostro partito, io credo nella necessità di restare uniti ed allontanare gli spettri della scissione. Dobbiamo essere consapevoli che siamo un grande partito plurale, con una discussione interna accesa e con posizioni anche differenti.
Il Partito Democratico rappresenta l’unico partito, in questo momento storico, che ha la forza e la responsabilità di guidare il governo del Paese. Su temi importanti come la Costituzione ci si può anche dividere su posizioni diverse ma poi bisogna ritrovare i motivi per stare assieme: per primo il rispetto reciproco, poi i nostri valori. Tutti lavoriamo per costruire una società più solidale, più giusta, dei diritti e dei doveri, capace di affrontare le sfide della globalizzazione per assicurare lavoro e futuro alle nuove generazioni. Il Partito Democratico deve essere la casa di tutti i democratici, invito chi non lo ha ancora fatto al tesseramento, all’adesione al partito (di seguito trovate i riferimenti).
Il voto di Domenica 4 Dicembre rappresenta una buona occasione per aggiornare la nostra Costituzione e dare un segnale di fiducia al Paese. Affrontiamolo con fiducia. Invito tutti ad andare a votare, comunque la si pensi, perché i democratici rispettano gli appuntamenti elettorali e l’esito del voto.
Giovanni Curti
Segretario Provinciale del Partito Democratico di Sondrio
Berlusconi per il NO
Ci perviene la “lettera” di Berlusconi agli elettori. Ovviamente pubblichiamo come abbiamo fatto per gli altri:
“Lettera aperta agli elettori di Forza Italia e a tutti gli italiani
il Presidente
Arcore, 28 novembre 2016
Il 4 dicembre avrai in mano un’arma con la quale potrai fermare una riforma del tutto inaccettabile e nemica della democrazia.
Una riforma che - se venisse approvata - renderebbe impossibile governare per il centrodestra o per chiunque tranne il PD.
Questo è assurdo, intollerabile, ingiustificabile, perché cancella il concetto stesso di democrazia. Avremmo un Senato nel quale la sinistra avrebbe automaticamente una maggioranza assoluta almeno del 60%, perché le regioni, e non più i cittadini, nomineranno i senatori, e il PD controlla 17 regioni su 20.
E poiché il Senato conserva compiti importantissimi, anche se gli elettori dessero la maggioranza a noi, i nominati dal PD al Senato potrebbero bloccare l’azione di governo.
Se invece vincesse il PD, grazie alla nuova legge elettorale, si innescherebbe una deriva pericolosa.
Infatti una sola forza politica con il 30% dei voti potrebbe avere tutti i poteri. Il 30% dei voti significa il 15% degli elettori, visto che ormai purtroppo la metà degli italiani non vota.
Così, con il voto di un italiano su sei, un partito potrebbe non solo governare, e controllare il Senato, ma anche scegliere le massime istituzioni di garanzia, dal Capo dello Stato alla Corte Costituzionale.
Per questo il tuo voto è importantissimo. Non cedere alla tentazione di restare a casa: questo Referendum non è come gli altri, non prevede un numero minimo di votanti. Varrebbe anche se votasse un solo cittadino. Se rimani a casa gli altri decideranno comunque per Te. La scelta in fondo è semplice: puoi accettare o respingere una riforma sbagliata, inaccettabile in democrazia, che non fa risparmiare nulla, che rende le istituzioni meno efficienti.
La vuole un governo, quello di Renzi, che non ha risolto neppure uno dei problemi del nostro Paese, ed anzi ne ha aggravati diversi. Dopo 1000 giorni di governo Renzi, l’Italia ha aumentato di 106 miliardi il suo debito che tutti noi dovremo pagare, lo Stato ci toglie con le tasse la metà della ricchezza che produciamo, il numero dei poveri è aumentato di un milione nell’ultimo anno.
La disoccupazione non diminuisce, è rimasta quella di tre anni fa, quando Renzi è entrato a Palazzo Chigi, di tre punti percentuali più alta del livello al quale noi l’avevamo lasciata nel 2011.
La sicurezza è a rischio per tutti, l’immigrazione è fuori controllo.
Con questo Referendum, Renzi cerca quella legittimazione che non ha mai avuto dal voto degli italiani. Anche per questo noi diciamo No e invitiamo anche Te a dire No con noi.
Il nostro No non ha lo scopo di lasciare le cose come stanno. Ha lo scopo di ridare la parola agli italiani per un governo diverso e per un vero cambiamento, condiviso e positivo, della Costituzione.
Ci impegniamo infatti, dopo la vittoria del No, a lavorare con tutte le parti politiche ad una nuova e diversa riforma che dovrà contenere:
1) Un limite costituzionale alla pressione fiscale, per cui nessun governo, neppure un governo di sinistra, potrà aumentare le tasse oltre un certo limite.
2) Un taglio drastico al numero dei parlamentari in modo che diminuiscano a 450, contro i 1000 attuali: 300 alla Camera e 150 al Senato.
3) Il vincolo di mandato: un parlamentare non deve poter cambiare schieramento, deve rispettare quello in cui è stato eletto. Se cambia idea, deve dimettersi.
4) L’elezione diretta del Capo dello Stato, in modo da sottrarla ai partiti e affidarla ai cittadini.
Renzi minaccia ogni giorno, se dovesse vincere il No, crisi nei mercati finanziari, instabilità e ritorno al passato.
Non succederà nulla di tutto questo. Nessuna instabilità e nessun ritorno al passato.
Si terranno invece nuove elezioni, con una nuova legge elettorale che rispetti la volontà dei cittadini, per avere finalmente una maggioranza di governo che corrisponda alla maggioranza degli italiani.
Se anche Tu credi, come noi, che l’Italia abbia bisogno di un cambiamento in meglio (e non in peggio come quello che Renzi ci propone occupando radio e Tv), di un cambiamento di governo, di un abbattimento della oppressione fiscale, della oppressione burocratica, della oppressione giudiziaria, allora non esitare domenica 4 dicembre: vai a votare e vota No.
Per Te e per i Tuoi figli, per un comune futuro di prosperità, di giustizia e di libertà.”
Silvio Berlusconi”
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Un uomo qualunque
Pubblichiamo anche questo contributo sebbene non firmato per una curiosità lessicale che ha attinenza con la situazione attuale. “Uomo qualunque” era un giornale fondato da Giannini che poi, visto il clamoroso successo di diffusione, venne trasformato addirittura in un Partito in grado di mandare alla Costituente una trentina di deputati. Il suo logo una grande pressa e sotto di quella, schiacciato, l'uomo qualunque, il cittadino del ceto medio, l'antipartito, l'antipolitica. Attinenza. Potrebbe rappresentare l'italiano di oggi pressato dal fisco.... Discorso che vale sia per il SI che per il NO (ndr).
Stufi
Una campagna elettorale così noiosa non è il miglior viatico per accostare noi giovani alla politica. Da alcune settimane sui giornali o sulle emittenti si ripetono le stesse cose per dimostrare di avere ragione. I fans del SI difendono a spada tratta la riforma. I fans del NO la inceneriscono. I nostri quasi coetanei in politica sono scesi in campo nello stesso modo dei vecchi che contestano. I vecchi guardano con sufficienza chi sta cercando di sostituirli.
Il 4 dicembre come facciamo ad andare a votare?
Non ho finito. Parlando con amici e amiche abbiamo verificato una consonanza di idee anche se ideologicamente di opposte sponde sugli interventi esterni in appoggio al SI, ma sarebbe lo stesso se l'appoggio fosse stato per il NO.
Ingerenza
Abbiamo visto nei giorni decorsi illustri personaggi internazionali a farci la lezione e a dirci come votare. Si parte da Obama, si passa per consessi finanziari, per uomini politici di vari Stati, per giornali stranieri. Non ci associamo a chi ha lamentato questa ingerenza per ragioni di etica politica.
Interessi
Abbiamo invece un interrogativo da porre. Tutti questi signori sono proprio animati da generosi disinteressati slanci verso il nostro Paese o stanno cercando di fare il loro interesse?
(UQ)