5 30 ISRAELE E I SUOI FALCHI. UNA CHIAVE DI LETTURA DIVERSA DI QUEL CHE E' SUCCESSO SULLA NAVE TURCA. ERRORE O 'INCIDENTE' CERCATO?

L'assalto e la strage di pacifisti sulla nave turca hanno sollevato, giustamente, indignazione e censure in tutto il mondo. Iniziamo nel commento riportando alcuni stralci di due articoli di autorevoli giornalisti.

Primo

Stefano Magni sul giornale fondato da Baget Bozzo ricostruisce quel "Che è accaduto a Freedom Flotilla?", in particolare ricordando la controproposta di Israele che era quella di uno sbarco degli aiuti umanitari al porto di Ashdod, poi l'organizzazione di un convoglio via terra per far affluire tutto il materiale a Gaza. Israele cioè non voleva cedere sul punto ritenuto non superabile - e che l'organizzazione del convoglio di navi voleva superare - e cioè l'unilaterale blocco dal mare a suo tempo stabilito dagli israeliani. Si svolge la tesi che Israele sia caduta nella trappola tesa dai turchi come da finale dell'articolo: "Per il governo islamico di Erdogan è un momento d'oro. A una settimana dalla conclusione di uno pseudo-accordo sul nucleare iraniano, di cui si è fatto promotore, può ora mettersi alla testa dell'indignazione anti-israeliana di tutto il mondo musulmano."

Secondo

Sulla Stampa l'autorevole intervento di Lucia Annunziata che affonda il dito nella piaga: "C'era una volta la capacità di Israele di eseguire operazioni militari con il minimo di spargimento di sangue e il massimo di successo. Un esempio, l'«operazione Entebbe» del 4 luglio del 1976, in cui 100 uomini delle forze speciali di Israele sottrassero ai palestinesi 103 su 105 ostaggi ebrei, dopo aver percorso 4000 km in volo senza farsi intercettare dai radar di mezza Africa, e dopo solo 90 minuti di azione di terra. Oggi quello stesso esercito non riesce più nemmeno a fermare una piccola flotta di pacifisti senza fare una strage. Fra i due episodi un legame evocativo: a Entebbe l'unico morto ebreo fu il comandante del commando, il leggendario Jonathan Netanyahu; l'operazione sanguinosa di Gaza oggi è invece il suicidio politico del fratello minore di Jonathan, il premier Benjamin (Bibi) Netanyahu".

Conclude infatti: "Dopotutto ci vuole una grandiosa incapacità per rompere un intero equilibrio regionale, tutto, e tutto insieme".

Disastro

L'operazione appare dunque un disastro sotto ogni punto di vista e comunque la si riguardi, ovviamente in primissimo piano il bilancio di vite umane. Per Israele, per l'Occidente. Un formidabile regalo agli oltranzisti musulmani, a quelli turci ma all'Iran e a quant'altri.

Antisemitismo?

Deboli tentativi di difesa contro l'indifendibile. Qualcuno però non si sottrae al tentativo di presentare le censure a questa straordinaria prova di idiozia politica oltre che di cecità umana come frutto di antisemitismo o storie del genere.

Nossignori. Questa volta spetta proprio a quanti sono più vicini ad Israele, in primis le organizzazioni ebree italiane, a insorgere contro strategie politiche perdenti. Già, diciamo 'strategie', non casualità.

Strategie perdenti di qualche falco

Non siamo dell'idea dominante di un fatto causale e di clamoroso errore, anche operativo.

Il Premier israeliano era in Canadà e si preparava a incontrare Obama, notoriamente meno scaldato dei predecessori nel sostegno ad ogni costo di Israeelnel sostegno. Qualcuno voleva il fatto compiuto. E l'ha avuto. Qualcuno voleva impedire che Netanyahu facesse concessioni -non aveva alternative - a Obama.

Non è infatti la prima ma la seconda volta, pochi mesi fa. Allora sui colloqui alla casa Bianca piombò come un macigno la questione degli insediamenti dei coloni israeliani. Ora il bis. Non dimentichiamo che a Tel Aviv il Governo si regge con l'appoggio dei settori più intransigenti.

Un falco maximus l'abbiamo avuto qualche tempo fa nell'Amministrazione USA, quel deleterio di un Rumsfeld, teorico della guerra in Irak a tutti i costi, anche contro il parere dei generali che giudicavano insufficiente la forza militare disponibile. Doveva essere, notizia uscita dal Governo inglese, una passeggiata, due o tre giorni di guerra, e poi il nuovo ordine mondiale. Il regalo al mondo di questo Segretario di Stato è stato lo sconvolgimento totale, la perdita secca americana di quelle simpatie che l'attentato delle Torri Gemelle aveva procurato, una grande influenza negativa sull'economia mondiale, una carica esilarante per gli estremismi nel mondo ed anche per quell'Hamas che a Gaza stava conoscendo momenti di difficoltà e che non si sarebbe atteso un tale, insperato, regalo.

I falchi di Tel Aviv sono pericolosissimi, per Israele e per tutto l'Occidente. Lo facciano capire agli israeliani gli ebrei d'Italia, d'Europa, degli USA

a.f.

a.f.
Politica