PD di Morbegno interviene sui nostri guai ferroviari

Riceviamo:
 
Il rapporto tra pendolari valtellinesi e servizio ferroviario, in questi ultimi anni, ha conosciuto moltissime ombre e ben poche note positive. Come Circolo di Morbegno del Partito democratico non possiamo che esprimere preoccupazione per la sostituzione, prevista da Trenord per tutto il mese di agosto,  dei treni locali nella tratta Colico-Sondrio con degli autobus: nel nostro mandamento, questa decisione comporta, di fatto, la chiusura per tutto il mese di agosto delle quattro stazioni di Delebio, Cosio-Traona, Talamona e Ardenno. Il servizio sostitutivo tramite i bus, sebbene sulla carta più economico, comporta delle problematiche molto forti: minore sicurezza di discesa e salita da parte dei passeggeri, rischio di ritardi anche consistenti nei giorni di maggior traffico, sovrapposizione col servizio di trasporto pubblico locale su gomma,…  
La preoccupazione prevalente, anche tra gli addetti ai lavori, è però costituita dalla motivazione di questa scelta, che rischia di penalizzare fortemente il nostro mandamento in un momento in cui i turisti, anche grazie all’Expo, potevano affluire nei nostri paesi. Da più parti si sente infatti ipotizzare che questa soluzione sia solo una prova in vista di una progressiva sostituzione di buona parte delle corse su rotaia locali con dei bus. Se così fosse, si andrebbe verso un progressivo abbandono delle stazioni “minori”, con un conseguente ulteriore carico di pendolari su quella di Morbegno e le conseguenze connesse: non essendoci ancora una diffusione della cultura del car-pooling né un trasporto pubblico locale minimamente adatto per consentire un tempestivo e conveniente spostamento dai paesi limitrofi alla stazione di Morbegno senza l’impiego di mezzi privati, un’ipotesi di questo tipo rischia di comportare ulteriori problemi di circolazione e inquinamento.
La stazione di Morbegno, l’unica servita dai treni diretti verso Milano e Tirano, si trova già adesso una situazione non certo idilliaca. I lavori sul sottopasso hanno incontrato numerosi incidenti di percorso, e tuttora permangono alcune problematiche evidenti quali, ad esempio, la totale mancanza di tabelloni indicatori sul secondo binario, considerato che il sistema di annuncio degli arrivi e delle partenze è instabile e soggetto a periodiche avarie. Vi è inoltre la totale assenza di macchinette obliteratrici nel sottopassaggio o nei pressi del secondo binario: sebbene dal primo luglio, in caso di guasto o mancanza delle macchinette obliteratrici il viaggiatore può provvedere (mettendo data, numero del treno e orario) a convalidare il proprio biglietto, questa nuova modalità non è ancora stata pubblicizzata a dovere, col risultato che molti pendolari sono costretti a lunghe ricerche del capotreno e corrono il rischio di venire multati.
Allo stesso modo non è presente nessun tipo di macchinetta automatica per la vendita dei biglietti, che consentirebbe di risparmiare tempo e accorciare le code e permettere l’acquisto di ogni tipo di biglietto anche nelle ore in cui la biglietteria e il bar siano chiusi. A queste problematiche strutturali si è aggiunto, specialmente nell’ultimo periodo, un ulteriore peggioramento del servizio ferroviario: le ultime settimane hanno visto un susseguirsi di ritardi, cancellazioni, disservizi. Le alte temperature non hanno aiutato, rendendo delle saune le carrozze di molti dei treni più vecchi ma anche alcune dei nuovi Coradia.
Insieme a tutti i pendolari, siamo in attesa di un intervento forte da parte di Regione Lombardia, che possiede il 60% di Trenord: eppure Maroni e la sua Giunta si sono, in questi ultimi mesi, caratterizzati solo per i proclami e la nomina di Andrea Gibelli, leghista di ferro ed ex deputato, ex vicepresidente con formigoni, ed ex direttore generale della regione a presidente delle Ferrovie Nord (società controllata dalla stessa Regione, e co-partner di Trenord), dopo lo scandalo che ha travolto Norberto Achille, accusato di aver sottratto oltre 600.000 euro per spese personali.
Da un punto di vista politico preoccupante è la mancanza totale di una visione chiara di politica del trasporto. Le azioni intraprese sembrano finalizzate ad ottenere più rimborsi possibili dal contratto di programma e ad avere una vetrina pubblicitaria da un punto di vista politico, fatta da una serie di proclami puntualmente disattesi. Politica della mobilità significa altro: significa valutare territorio per territorio le reali necessità in relazione alle infrastrutture esistenti e prevedere integrazioni serie tra i vari settori, senza sprechi o dispersioni delle risorse in funzioni delle lobby.
Purtroppo al momento non ci sono novità di rilievo, anzi: sebbene tra i molti proclami dello scorso anno vi fosse un aumento della puntualità dei treni, in verità solo l’87% dei treni arriva con meno di cinque minuti di ritardo; nei giorni festivi invece solo tre treni su quattro arrivano con meno di cinque minuti di ritardo (e da questo dato sono esclusi i ritardi dovuti a scioperi, cause di forza maggiore e lavori programmati sulla linea!). Le regioni confinanti invece hanno degli indici di puntualità ben superiori: basti considerare il Veneto, dove il 97% dei treni arriva in orario! Ma non serve andare lontano per rendercene conto: i guasti, i ritardi e le soppressioni sono sistematici.
La situazione è ormai da anni insostenibile. Così come il Gruppo consigliare regionale del Partito Democratico, anche noi condividiamo pienamente la petizione #firmapendolare, lanciata dal Comitato Pendolari Bergamasco. Le scuse non bastano più: serve una direzione chiara, delle politiche trasparenti di controllo e affidamento dei servizi e delle soluzioni concrete che mettano al centro gli utenti, al fine di dotare la nostra regione di un sistema di trasporto pubblico locale finalmente all’altezza.

 

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