Renzi, la politica, i numeri, la saggezza popolare. Ma come andrà a finire?

Legge elettorale legge dello Stato non ancora ma questione di poche ore per la firma al Quirinale e poi per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Dittatura morbida se la colleghiamo alla riforma che sta venendo avanti e che sancisce la trasformazione del Senato in qualcosa che assomiglia molto ad una specie di Circolo Culturale, utile comunque a quei consiglieri regionali a cui farà comodo, venendo nominati anche senatori, l'immunità propria dei parlamentari. Dittatura morbida perchè? C'è infatti chi ha fatto i conti e scoperto che potrebbe verificarsi l'eventualità di una maggioranza alla Camera di 340 deputati su 630 perfino con solo il 28% dei voti espressi dai cittadini senza considerare poi il non-voto.
I paragoni sono stati inevitabili. Il Fascismo è nato con la legge Acerbo che comunque ha assegnato a Mussolini i due terzi però con un risultato elettorale che è stato del 60%. E per decenni tutti hanno parlato, esecrandola, la famosa legge Scelba del 1953, da allora chiamata 'legge truffa' che era un campione di democrazia rispetto all'Italicum. In base ad essa avrebbe avuto un premio, modesto, di seggi chi avrebbe avuto il 50% più uno, comunque dunque la maggioranza assoluta. La legge Renzi se l'è ritagliata su misura. Padrone del Partito, padrone in Parlamento perchè le minoranze interne incapaci di sintesi hanno dimostrato nei risultati di essere un due di picche quando la briscola è quadri, alla mercè domani, si andasse al voto, della compilazione delle liste, appuntamento per fare i conti. Ricco il portafoglio: pingue il bottino alla Camera, Regioni ridimensionate nelle competenze e nel ruolo politico, Province spazzate via, Comuni confinati nella periferia politica i maggiori, quelli con peso nazionale, essendo confluiti delle aree metropolitane che dovranno fare i conti, reciprocamente, con le Regioni, sindacati sbattuti come pelle di fico. Spoil system e quindi tabula rasa, dai membri della Corte Costituzionale ai Servizi segreti, alle società pubbliche.
Tappeto rosso steso per lui anche dal centrodestra. Dal centrodestra??? Sì perchè la polverizzazione, la corsa a distinguersi, quasi la moda del dividersi è ancora niente rispetto ai due dati che qualsiasi dilettante alle prime armi in fatto di politica, se lontano dal Palazzo romano, rileva essere fondamentali.
1) Deficit di politica. Manca una strategia, e persino tattiche quotidiane
2) L'uomo. Dov'è il leader? L'ultima chanche, per quanto ormai debole, Berlusconi se l'è giocata sottoscrivendo al Nazareno la più grande delle fesserie e cioè il premio di maggioranza ad un partito anziché alla coalizione.
Il centrodestra pertanto ha una sola possibilità, quella di iniziare la sua lunga marcia, imparando dunque proprio da Mao.

Tutto scritto quindi?
Soccorre la saggezza popolare: "Non vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso",  "Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco",  “Non fare i conti senza l'oste”.  E poi il più pericoloso per Renzi, quello che ammonisce “non c'è due senza tre”.
E UNO. Occhetto nel 1994 era ormai a Palazzo Chigi. Era anche andato a Londra, alla City, per accreditarsi, e Londra vuol dire anche altro, non solo Borsa. Comparve la sorpresa Berlusconi e addio Presidenza del Consiglio
E DUE. Bersani, storia recente. All'inizio della campagna elettorale aveva un vantaggio enorme secondo i sondaggi. Comparve la sorpresa Grillo e addio Presidenza del Consiglio.
Siamo nel “de jure condito” ma quale “de jure condendo”?

Tra il dire e il fare...
Tra il dire e il fare, sempre secondo la saggezza popolare, c'è di mezzo il mare. Renzi ha davanti a sé l'imperativo categorico del fare, del dover fare e in campi assai difficili e sempre con insidie dietro l'angolo (vedasi sentenza della Corte Costituzionale, pessima e da disistima, al di là del merito, se è vero che è passata solo perchè ha votato il Presidente, dimentichi dell'esser noi in un'Europa con le sue regole). E' una corsa ad ostacoli e su temi che agli italiani interessano sul serio. Delle Province non gliene interessava niente. Della legge elettorale poco. Adesso arrivano i nodi veri e ieri ne abbiamo avuto un saggio con la questione della scuola, un capolavoro della Ministra Giannini, da guida dei Montiani passata al PD. Personalità di primo piano della cultura italiana ha dimostrato anche lei come i tecnici è bene che facciano i tecnici obbedendo alla saggezza popolare “Ofelè fa el to mesté”. Torni alla glottologia e alla linguistica e lasci il posto a Trastevere ad altri, e il PD qualcuno che in questa materia sa il fatto suo lo ha.
Corsa a ostacoli resa più complicata da quello su cui pochi si fermano ossia dalla debolezza complessiva del Governo scotto che in genere si paga, come succede ora, quando il leader è forte e, aggiungiamo, quando sono rimaste a casa risorse umane che ora farebbero comodo per il bagaglio di esperienza che da sempre è requisito essenziale.
E non c'è solo la questione della corsa ad ostacoli.

I numeri
I numeri, quello che dicono e quello che non dicono. Oggi quelli dei sondaggi ci danno il PD, cifra tonda, intorno al 35%. Ogni lunedì Mentana sulla 7 ci propone l'esito e le variazioni, in genere di quale o virgola per cento.
Dati fasulli.
I dati che i vari sondaggisti ci propongono sono quelli relativi a chi ha fatto la sua scelta che in totale in Italia si aggirano intorno al 40% del corpo elettorale, un dato abnorme e non destinato a permanere tal quale nel tempo.
Il primo Partito, il PD, avendo il 35% del 40% che si esprime ha fra nel Paese una radice del 14%. In cifre 8 milioni e 400.000 italiani. E' abbastanza al top (l'eventuale 'effetto Renzi' in area moderata è da vedere fra qualche mese) dato che gli aficionados e simpatizzanti oggi non hanno ragione di non votare il PD. Andiamo nel bacino del nonvoto, là dove sono finiti gran parte dei milioni di voti persi da Forza Italia. Supponiamo che da quel 60% esca un milione, su 36, per tornare nell'area del voto. L'incidenza, basta fare i conti, che oggi hanno gli 8.400.000 PD sui 24 milioni di italiani che si esprimono nei sondaggi è del 35%., in tal caso (8,4/25) scende al 33,6, Se sono due milioni, su 36, la discesa è il al 32,3. Se escono 5 dei 36 milioni l percentuale del PD scende al 28. Il centrodestra resta lontano perchè per la compattazione occorrono anni ma Renzi non aspetta, alle elezioni ci va ben prima che al 2018.

L'ipotesi fantapolitica
Con un PD ai valori abituali che adesso ha superato non, o comunque non solo, per la bravura del Premier ma per l'effetto rialzo del nonvoto, l'antipolitica ha la sua opportunità. Fantapolitica pura ma una 'impossibile' intesa Grillo Salvini potrebbe contendere a Renzi Palazzo Chigi confermando l'esperienza della saggezza popolare la quale, appunto, vuole che non ci sia il due senza tre. Intesa 'impossibile' ma intanto quasi silenziosamente, e dopo qualche defezione, nel M5S è in corso una mutazione “parlamentaristica”, neologismo brutto ma di efficace resa. Così come Salvini che viaggia su un doppio binario, quello della ricerca del consenso sui temi caldi, primo dei quali il problema dei migranti (i no crescono dappertutto, oggi dalla Val d'Aosta che, pur con i privilegi che ha,  oltre i 62 che ospita non ne vuol sapere di altri) e quello, più importante, ma quasi del tutto inespresso, e se ne saprà di più quando arriveranno i numeri veri, non quelli dei sondaggi ma quelli dalle urne (e non ri riferiamo a quelle di Talamona, Mazzo, San Giacomo Filippo, Cercino ma alle Regioni dove sono appena state presentate le candidature)

La morale
Quanto sopra ha ovviamente in sé elementi, sia pur semplificati, di analisi reale e di qualche, si può dire, volo pindarico. Ci sono elementi condivisibili e altri, scavando sui numeri in primis, che potrebbero ingenerare discussioni e approfondimenti. Ma, come per sposarsi, per discutere bisogna essere almeno in due, periodo ipotetico del terzo tipo.  Quanto scritto ad ogni modo non vuol essere il V° Evangelo. Sono spunti che si offrono ai nostri 24 lettori (Alessandro Manzoni ne aveva 25 per cui è giusto stare dietro). Valutino loro.

 

Alberto Frizziero
Politica