DOPO IL COLORADO ANCHE PER NASHVILLE: SOLO L'INGLESE NON BASTA

Referendum: bocciata dai cittadini la proposta di imporre l'inglese come lingua ufficiale ma in 29 Stati si è deciso diversamente

"Il risultato di questa elezione conferma l'identità di Nashville come una città accogliente ed amichevole". Ecco come Karl Dean, sindaco della capitale del Tennessee, ha descritto il recente voto dei suoi concittadini che hanno votato contro il referendum di imporre l'inglese come lingua ufficiale della città.

Nashville si aggiunge allo Stato del Colorado a rifiutare i tentativi di gruppi di destra di imporre l'inglese come lingua ufficiale. In generale questi tipi di referendum a favore dell'inglese vincono facilmente dato che la lingua di Shakespeare domina il Paese nonostante la presenza di altre lingue.

Quando l'inglese perde vuol dire che qualcosa di significativo sta succedendo. A Nashville gli elettori hanno rifiutato l'idea di schiaffeggiare psicologicamente gli immigrati i quali sanno molto bene che devono imparare l'inglese per avere successo negli Stati Uniti. Questa, infatti, è una delle "scuse" dei promotori dell'inglese come lingua ufficiale. Dicono che vogliono incoraggiare gli immigrati a imparare la lingua dominante del Paese. Inoltre si crede che promovendo l'inglese si risparmiano soldi dato che i governi non devono fornire documenti e servizi in diverse lingue. L'altra ragione per questi tipi di referendum è di cercare di controllare l'immigrazione illegale.

Già ventinove Stati hanno approvato l'inglese come lingua ufficiale ma in nessuno di questi posti l'immigrazione legale o illegale è diminuita. L'unico effetto è di dare una soddisfazione psicologica agli elettori di fare qualcosa contro i clandestini.

A Nashville però gli elettori hanno scelto l'inclusione invece della discriminazione. I cittadini hanno accettato l'idea che le lingue rappresentano un punto positivo e naturalmente i parlanti di queste lingue aiutano anche l'economia della città e in termini più ampli anche dello Stato. Non a caso la Camera del Commercio di Nashville si era opposta al referendum facendo notare che in città vi sono 206 aziende i cui proprietari sono stranieri. Questa attività economica crea 34.000 posti di lavoro. Si stima che queste aziende hanno contribuito notevolmente a non perdere posti di lavoro alla città di Nashville com'è successo invece in quasi tutti gli Stati Uniti ed anche in molti altri Paesi. Ovviamente alcune di queste aziende sono tedesche ma altre giapponesi che operano soprattutto nell'industria automobilistica.

La sconfitta dell'inglese a Nashville non vuol dire che la lingua dominante del Paese sia in pericolo. Sarebbe impossibile integrarsi negli Stati Uniti senza imparare l'inglese. L'indispensabilità di questa lingua si nota anche nel resto del mondo dove l'inglese si è già affermato come la lingua franca. Sfortunatamente gli americani conoscono poco il resto del mondo e credono che la presenza di altre lingue nel territorio nazionale crei problemi. La paura degli americani è che l'incremento degli immigrati, soprattutto gli ispanoparlanti, crei un paese bilingue alla Canada con tutti i "problemi" inerenti del Paese al nord degli Stati Uniti. I gruppi che intendono difendere l'inglese vedono il monolinguismo come il mastice che mantiene l'unità del Paese e temono che il bilinguismo sgretoli gli Stati Uniti.

La realtà storica è diversa. Le lingue negli Stati Uniti sono sempre state fonte di energia rappresentata dagli immigranti i quali hanno costruito il Paese. Nonostante l'inglese sia l'indisputata lingua dominante vi sono più di trecento altre lingue parlate negli Stati Uniti. Alcune non hanno che poche centinaia di parlanti ma vi è poi lo spagnolo che conta quasi trenta milioni. Questi individui parlano in gran parte anche l'inglese. La presenza di questo multilinguismo non ha impedito al Paese di progredire e diventare la potenza mondiale. Persino il nuovo presidente americano ha radici globali dato che il padre di Barack Obama era nato nel Kenya.

La sconfitta dei promotori dell'inglese a Nashville è stata risentita soprattutto a livello nazionale dal gruppo ProEnglish che da anni sponsorizza con successo questi tipi di referendum. I cittadini di Nashville però hanno detto di No. Alcuni anni fa la città ha cambiato il suo nomignolo da "Music City U.S.A." a "Music City". L'eliminazione di U.S.A. non è stata a caso volendo suggerire che la città non è semplicemente americana ma, infatti, parte del mondo. Il rifiuto dell'inglese come lingua ufficiale riconferma questo concetto di inclusione ed abbraccio non solo agli stranieri residenti a Nashville ma in senso figurato anche al resto del mondo.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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