LE SPERANZE DEL GOB, ORA IN MINORANZA
"Non vi è un messaggio repubblicano coerente in questo momento". Ecco come l'ex parlamentare repubblicano Vin Weber ha descritto la situazione attuale del suo partito. Sarà vero ma l'unanime voto del Gop (Grand Old Party) contro il piano di stimolo approvato dalla Camera recentemente suggerirebbe il contrario. Sembra che i repubblicani siano uniti nella loro opposizione alla politica di Barack Obama nonostante gli sforzi notevoli del nuovo Presidente di mettere in atto programmi bipartisan.
Dopo avere controllato sia la Casa Bianca che le due camere legislative nazionali il Gop si trova nella sua situazione di minoranza.
Si crede che l'opposizione unanime al pacchetto di stimolare l'economia sia semplicemente una prima mossa dei repubblicani la quale mira solo ad ottenere concessioni. Il disegno di legge si trova ora al Senato dove verrà modificato e raddolcito per i gusti dei repubblicani. Alcuni senatori del Gop hanno già dichiarato il loro supporto e sembra inevitabile che il Senato lo approvi. Una volta riportato alla Camera almeno una parte dei parlamentari repubblicani lo approverà. In ciò si rifletterà l'opinione di economisti di sinistra e di destra sulla necessità dello stimolo data la gravità della crisi.
Le obiezioni dei repubblicani sono state spiegate in parte con la misura del pacchetto che aumenterebbe il deficit nazionale. Inoltre i parlamentari hanno identificato dei punti che non avrebbero un impatto sull'economia. Il miliardo di dollari per il Censimento degli Stati Uniti e i fondi per combattere l'influenza aviaria sono alcuni dei punti considerati dai repubblicani spese inutili e non direttamente connesse allo stimolo economico. Solo una piccola parte del pacchetto avrebbe un effetto immediato alla ripresa economica secondo membri del Gop. Infine, la linea generale repubblicana ritorna alla posizione tradizionale del partito che vede la ripresa economica legata alla riduzione delle tasse.
L'unanime voto contro il disegno di legge non dovrebbe lasciare i repubblicani tranquilli in parte perché Obama è popolarissimo e si è comportato in maniera esemplare. Il nuovo residente della Casa Bianca si è incontrato con i leader repubblicani per cercare di convincerli a vedere il suo punto di vista.
Obama da una parte non ha bisogno dei voti repubblicani per fare approvare i suoi programmi dato che il suo partito controlla ambedue le camere. Ma ovviamente lui vuole governare con la collaborazione del partito di opposizione. In ciò Obama riflette la sua filosofia che ha dimostrato nella campagna elettorale l'anno scorso. Inoltre vi è anche una buona dosi di realpolitik dato che se il programma dello stimolo non dovrebbe produrre frutti allora la responsabilità non andrebbe solo ai democratici ma anche al partito di opposizione. In ciò si avrebbe una ripetizione della responsabilità sulla guerra in Iraq che fu voluta da Bush ma anche approvata in maniera bipartisan da ambedue le camere.
Nonostante la compattezza repubblicana riflessa nell'unanime voto contrario al pacchetto di stimolo alla Camera il Gop si trova senza timoniere. La sonora sconfitta nell'elezione di mid-term due anni fa e quella più recente del novembre scorso stanno spingendo i repubblicani a riconsiderare le loro posizioni. Alcuni credono che il Gop dovrebbe ampliare il suo messaggio per raggiungere più elettori minoritari come il sempre crescente gruppo ispanico. Altri vedono la soluzione nel ritorno alla base più conservatrice indicando la loro perdita della Casa Bianca alla scelta del moderato John McCain come candidato. Come conferma di ciò si addita alla scelta disperata di McCain della vice Sarah Palin per aggiungere colori conservatori alla sua candidatura.
In realtà le sorti del partito repubblicano sono legate a quelle del Paese e sotto molti aspetti sono fuori delle loro mani. Se l'economia si riprende subito una volta approvato il pacchetto di stimolo vi saranno altri anni bui per il Gop. I repubblicani devono dunque pregare in segreto per una crisi costante. Solo in quel caso potranno perdere nel vicino futuro il loro ruolo di partito di minoranza.
Domenico Maceri (x)
(x) dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a
Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.