L'INIZIO DELLA FINE PER MCCAIN
Nel recente dibattito fra Joe Biden and Sarah Palin, i due candidati alla vicepresidenza, la governatrice dell'Alaska ha accusato il suo avversario di alzare la bandiera bianca in Iraq. Si tratta invece di McCain ad alzare la bandiera bianca nello Stato del Michigan dove il candidato repubblicano ha deciso di ritirare staff e spot televisivi, in effetti concedendo lo Stato e i suoi diciassette voti elettorali a Barack Obama.
La Palin non era d'accordo con il suo numero uno e forse per il fatto di non essere stata consultata ha scritto immediatamente una e-mail mettendo in dubbio la decisione. La vice di McCain ha detto alla Fox News che lei e suo marito sarebbero pronti ad andare nel Michigan e lottare fino in fondo.
McCain avrà le sue ragioni per avere abbandonato il Michigan. I sondaggi gli danno causa per riflettere e concentrare le sue risorse sugli Stati che ancora possono offrire delle possibilità. Ma anche negli Stati chiavi ed incerti le cose non appaiono promettenti. Secondo il Real Clear Politics, un'agenzia che pende a destra, gli ultimi sondaggi nei dieci Stati ancora in bilico suggeriscono un tempo nuvoloso per il candidato repubblicano. Anche alcuni Stati che quattro anni fa hanno votato per George Bush come l'Ohio, la Florida, il North Carolina, e l'Indiana ora sono in bilico con un lieve vantaggio per Obama. Basteranno pochissimi di questi Stati incerti per dare la spinta finale ad Obama di raggiungere i 270 voti elettorali che gli aprirebbero le porte della Casa Bianca.
L'unica buona notizia attualmente per McCain è venuta dalla prestazione della Palin nel dibattito fra i due candidati alla vicepresidenza. Nonostante il fatto che Biden è considerato il vincitore scontato del faccia a faccia, la Palin non ha deluso come aveva fatto in alcune recenti interviste. La governatrice dell'Alaska si è presentata con energia ed una presenza tipica di una personalità televisiva ed ha ricevuto i consensi di più del 50%, molto meglio del previsto. Anche Biden è riuscito a mantenere la sua compostezza lasciando pochissimi dubbi su chi potrebbe divenire presidente in caso di una tragedia al numero uno. L'idea della Palin di diventare presidente lascerebbe dubbi secondo alcuni sondaggi.
La decisione del voto non si basa sul vicepresidente ma sui candidati al posto numero uno. Quindi tocca a McCain di cambiare la situazione. I recenti eventi della crisi di Wall Street la cui responsabilità viene addossata dalla maggioranza degli americani al Partito Repubblicano gli renderanno il compito molto difficile. Nonostante il salvataggio approvato dal governo l'imminente recessione è un'altra brutta notizia per il candidato repubblicano.
McCain deve sperare in qualche evento di politica internazionale che allontani i riflettori dalla crisi economica. A mancanza di ciò, aumenteranno gli attacchi negativi soprattutto nello sprint finale della campagna per cercare di incollare dubbi su Obama. Ma anche qui non sarà facile perché ci vorranno risorse economiche ingenti per le spese televisive e McCain è a corto di fondi. Obama invece ha avuto molto successo con la sua raccolta di fondi e può permettersi il lusso di contestare Stati dove forse non avrà molto successo costringendo però il suo avversario a spendere preziosissime risorse.
George Will, David Brooks e Charles Krauthammer, tre fra gli opinionisti più famosi di destra hanno già annunciato la sconfitta di McCain. Krauthammer ha persino scritto nel Washington Post che in un certo senso Obama sarebbe più competente del presidente Franklin Roosevelt. Krauthammer riecheggia Oliver Wendell Holmes, il citatissimo giudice della Corte Suprema americana, il quale scrisse che Roosevelt aveva "un intelletto di seconda classe ma un temperamento di prima classe". Per Krauthammer Obama possiede ambedue "un intelletto di prima classe e un temperamento di prima classe". Considerando tutti i problemi economici ed internazionali che il nuovo presidente erediterà da Bush, Obama avrebbe bisogno di tutti i suoi talenti per cambiare rotta e spingere il Paese ed anche il mondo nella giusta direzione.
Domenico Maceri (x)
(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.