IL CUORE TENERO DI PERRY E I CLANDESTINI IN USA 11 10 10 23
"Non avete cuore" ha detto recentemente Rick Perry ai suoi avversari per la nomination del Partito Repubblicano nel più recente dibattito in Florida.
Il governatore del Texas aveva firmato una nuova legge statale che permette ai giovani clandestini di usufruire delle basse tasse universitarie statali. Fa parte del noto "Dream Act" che cerca di incorporare studenti universitari portati illegalmente negli Stati Uniti da bambini dai loro genitori e cresciuti in America. In effetti, americani eccetto per la mancanza dei documenti legali.
Il governo federale aveva approvato il "Dream Act" l'anno scorso ma i repubblicani al Senato sono riusciti a bloccarlo. In mancanza di azione del governo federale gli Stati hanno agito da se stessi. Perry infatti non è il solo governatore a firmare una legge simile. Altri tredici Stati hanno fatto esattamente la stessa cosa. Si tratta di un riconoscimento della realtà che ovviamente va al di là del puro e semplice aspetto legale.
Essendo il primo in classifica nei sondaggi per la nomination repubblicana si capisce benissimo come gli avversari di Perry abbiano voluto colpirlo. Ci sono riusciti perché per molti americani, e specialmente la destra, tutti gli undici milioni di clandestini dovrebbero essere deportati. Ma Perry, governatore di uno Stato che condivide la frontiera col Messico, ha seguito in linee generali la politica moderata verso i clandestini di George Bush, che lo ha preceduto come governatore prima di divenire presidente degli Stati Uniti.
Non si tratta dunque completamente di una questione emotiva ma anche di realpolitik. I latinos nel Texas rappresentano il 37% della popolazione. Nonostante il fatto che i clandestini non votino i latinos cittadini sono legati ai clandestini a volte da parentela ma vedono sempre gli amici dei clandestini come i loro amici.
Dal punto di vista umano e anche logico Perry si trova in terreno solido. Dal punto di vista politico invece Perry è visto come colomba sulla questione dei clandestini anche perché è contrario alla costruzione del muro che la destra vorrebbe erigere lungo la frontiera per impedire l'entrata. Un altro "peccato mortale" che gli ha causato ulteriori frecciate al recente dibattito.
Ma anche in questo caso l'emozione e la logica supportano Perry. Il muro non fermerebbe tutte le entrate perché la metà dei clandestini in America viene come turisti o studenti e una volta scaduto il visto temporaneo decide di rimanere nel Paese.
Un altro "peccato" di Perry sull'immigrazione è stata la sua dichiarazione che l'aspra legge anti-clandestini approvata dal vicino Stato dell'Arizona l'anno scorso non avrebbe funzionato in Texas.
Se Perry sembra trovarsi in terreno solido dal punto di vista umano e razionale queste prese di posizione potrebbero divenire il suo tallone di Achille. Ecco perché il governatore del Lone Star State ha fatto marcia indietro ed ha dichiarato che forse non ha usato la parola giusta quando ha accusato tutti i suoi avversari alla nomina, e per estensione tutti i repubblicani, di non avere cuore. L'accusa andava totalmente controcorrente all'ideologia della destra.
Le obiezioni della destra contro i clandestini sono anche esse basate sull'emozione. Si crede che i clandestini non paghino tasse e ricevano un sacco di benefici. La realtà è diversa. Buona parte dei clandestini lavora con numeri di Social Security falsi, paga tasse, e fa contributi dai quali non riceverà benefici. Si calcola, per esempio, che più di venti miliardi di dollari sono stati depositati nelle casse del Social Security che non possono identificarsi eccetto come contributi dei clandestini.
È in parte per questi contributi che la Corte Suprema americana ha sostenuto che i figli dei clandestini hanno il diritto di frequentare le scuole americane dall'asilo fino al liceo. La questione dell'università del "Dream Act" sarebbe un'estensione di questi diritti.
La Corte Suprema americana ha accettato il caso di decidere se il governo ha il diritto legale di deportare i clandestini portati nel Paese da bambini dai loro genitori i quali sono eventualmente divenuti residenti legali. Si vedrà allora se la legge americana funziona come bianco o nero o vede la complessità della situazione che riflette valori legali ma allo stesso quelli umani nella miglior tradizione del Paese come terra di immigrati. Si vedrà dunque se nella questione dell'immigrazione clandestina bisogna usare il cervello ma anche il cuore.
Domenico Maceri (x)
(x) dmaceri@gmail.com), PhD della Università della (x) dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.