DA REAGAN A OBAMA?

"Ronald Reagan ha cambiato la traiettoria dell'America in un modo che non riuscì a Richard Nixon e neanche a Bill Clinton" ha detto Barack Obama alla vigilia del caucus in Nevada vinto da Hillary Clinton

Gli echi a Ronald Reagan vengono spesso usati dai candidati del Partito Repubblicano. Quando uno dei candidati maggiori alla presidenza del partito dell'asinello si avvicina al Gipper diventa molto rischioso. Obama ha continuato a spiegare che Reagan cambiò la direzione del Paese perché gli americani erano pronti per farlo date le reazioni agli eccessi degli anni sessanta e settanta. Reagan, secondo Obama, riuscì usare l'eccessiva crescita del governo ed il bisogno di "chiarezza e ottimismo" della gente per spingere in direzioni diverse.

Le parole di Obama hanno ferito naturalmente Bill e Hillary Clinton i quali hanno subito reagito con sdegno attaccando il senatore africano-americano dell'Illinois. L'ex first lady ha detto che "se l'idea di privatizzare il social security, i tagli delle tasse ai ricchi che fanno esplodere i deficit" sono cose buone allora lei capisce come si può ammirare Reagan. Altri leader democratici si sono uniti ad attaccare le dichiarazioni di Obama. Barney Frank, l'ultra liberal parlamentare gay del Massachusetts, ha detto di essere "stupefatto". La parlamentare democratica africana-americana Corinne Brown della Florida ha dichiarato che Obama ha una visione "sbagliata" della storia considerando l'impatto negativo della politica di Reagan verso i poveri. Anche John Edwards, il terzo candidato maggiore del Partito Democratico alla presidenza, alleato di Obama come agente del cambiamento, ha attaccato il senatore dell'Illinois. "Vi posso promettere che come presidente io non userò mai Reagan come modello" ha detto Edwards.

Gli assalti a Obama sono comprensibili ma in realtà sono ingiustificati. L'ideologia di Obama è moderata e ha poco a vedere con quella del Gipper. Obama voleva semplicemente dire che con leadership il Paese è maturo per un cambiamento di direzione come lo fu al tempo di Reagan. Inoltre gli attacchi sono anche immeritati e persino ipocritici specialmente nel caso dei Clinton i quali sono i maestri della triangulation, cioè la pratica di assorbire idee politiche degli avversari e farle proprie. Non a caso Hillary Clinton è il candidato che per ideologia rassomiglia di più ai repubblicani specialmente per quanto riguarda la politica estera.

Obama si sarà sbagliato nella sua lode di Reagan ma in certo senso aveva ragione che Reagan era stato agente del cambiamento. Reagan era riuscito anche con le sue idee a conquistarsi il sostegno non solo di elettori repubblicani ma anche di una buona percentuale di quelli che tradizionalmente votano per i candidati democratici.

Ed è questo che Obama voleva suggerire che lui, come Reagan, riuscirà ad unire il Paese ottenendo voti dai democratici come pure dai repubblicani. Non ha tutti i torti. Sia Reagan che Obama hanno strutturato la campagna su un messaggio di ottimismo e cambiamento. Inoltre le doti oratorie di Obama hanno echi non solo di John Kennedy, Martin Luther King ma anche di Reagan. E naturalmente Obama ha una buona dosi di affabilità esattamente come l'aveva Reagan.

Ma Obama non è Reagan né per idee né per la capacità del Gipper di usare le battute per neutralizzare gli attacchi degli avversari. Uno degli esempi classici è quello della questione della sua età avanzata (aveva 73 anni) durante il dibattito con Walter Mondale nel 1984. Reagan disse che non userebbe la mancanza di esperienza, vedi giovinezza, del suo avversario per trarne vantaggi politici. Dopo la risata la questione dell'età di Reagan non fu menzionata. Nei dibattiti, invece, Obama è sempre serio anche se cortese. Quando però si tratta di fare i discorsi Obama non ha nessun rivale in questa campagna politica.

Nel suo discorso di accettazione alla candidatura del 1980 Ronald Reagan disse che nel 1932 egli votò per un democratico, Franklin Delano Roosevelt. Mediante l'invocazione di Roosevelt, Reagan voleva assicurare gli ascoltatori democratici a non avere paura di lui e dargli il loro sostegno. Vi riuscì creando persino l'espressione Reagan Democrats, elettori democratici, principalmente blue collar workers, lavoratori del colletto blu, i quali ricordavano con grande affetto Roosevelt.

Invocando Reagan, Obama faceva esattamente la stessa cosa, cioè cercava di comunicare agli elettori repubblicani di offrirgli il loro sostegno. Obama, però, ha agito in fretta dato che non ha ancora vinto la nomina del suo partito. La triangulation funziona ma bisogna usarla al momento giusto.

Domenico Maceri (x)

(x) (dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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