USA: SOLO IMMIGRATI DI LUSSO BENVENUTI

Il giocatore di pallacanestro Paul Gasol milita attualmente nei Los Angeles Lakers. Gasol è spagnolo ma non ha avuto nessun problema di immigrazione data la sua celebrità. Lo stesso avviene per altri ricchi e famosi mentre per i poveri entrare negli Stati Uniti si tratta di un'altra cosa. Quando i ricchi e potenti vogliono qualcosa si cambiano le leggi per accomodarli ed ecco che cosa sta facendo il governo americano per facilitare l'entrata negli USA a persone classificate desiderabili.

Disegni di legge al governo federale per facilitare le pratiche di immigrazione sono state approvate recentemente per favorire cantanti, attori, atleti professionisti, modelle ed altri artisti. Questi individui non hanno tempo da aspettare date le esigenze dei loro datori di lavoro. Nel caso del baseball, per esempio, il 28% dei giocatori della lega professionista, la serie A, sono stranieri. In alcuni casi qualche giocatore ha fatto ciò che fanno persone comuni. Sono venuti in America con un visto di turista mentre la loro pratica faceva il suo cammino negli ultra burocratici uffici dell'immigrazione. Si tratta ovviamente di una situazione che esiste in molti altri paesi nei quali un giocatore di calcio può ottenere il passaporto europeo in tempi brevissimi mentre una persona "normale" a volte deve aspettare mesi o persino anni.

In America queste leggi per favorire i big stranieri sono appoggiate sia dal partito democratico (la sinistra) che dal partito repubblicano (la destra). Ambedue partiti favoriscono l'entrata di individui che possono contribuire alla vita americana mediante i loro talenti eccezzionali. Alcune di queste leggi sono state classificate lavoro di "pulizia" perché non comportano molti conflitti ai due partiti. Per quanto riguarda un disegno di legge comprensiva che risolva il problema dei 12 milioni di clandestini negli Stati Uniti il governo americano ha avuto poco successo come riflettono i tentativi recenti. In linee generali malgrado l'appoggio del presidente Bush la destra repubblicana è riuscita a silurare il disegno di legge che avrebbe offerto un cammino alla legalizzazione agli indocumentati in America.

La questione ha a che fare con il potere di spingere il governo a creare leggi. Le leggi vengono a galla non necessariamente a causa di fattori di giustizia ma mediante il potere delle lobbie. Se il governo americano riceve richieste da ditte che hanno bisogno di ingegneri stranieri nella Silicon Valley, regione fra San Francisco e San Jose ricchissima di industrie di semiconduttori e computer, le considera seriamente perchè la loro importanza influisce sull'economia del Paese. Meglio importare lavoratori specializzati e mantenere i posti di lavoro in America che incoraggiare le ditte a trasferirsi all'estero o perdere i lavori mediante l'outsourcing.

Per quanto riguarda le persone comuni non c'è molta fretta e non c'è pressione per legalizzare i loro bisogni. Ciò non avviene nemmeno quando si tratta di mantenere unite le famiglie. In America vi sono più di tre milioni di cittadini americani i cui genitori si trovano nel Paese senza permesso legale. I figli sono nati negli Stati Uniti dove i genitori sono entrati illegalmente. Nonostante le radici stabilite negli Usa questi individui non hanno il potere di spingere il governo a cambiare le leggi per offrire stabilità alle loro famiglie. In alcuni casi infatti dopo che i loro figli sono morti combattendo per gli Stati Uniti i genitori sono stati deportati. Persino il sacrificio della vita dei figli non ha valso la residenza legale ad alcuni genitori di clandestini.

Per facilitare l'entrata di giocatori di baseball stranieri negli Stati Uniti il Senato americano considererà un disegno di legge fra breve. Linda Sanchez, parlamentare della California, ha detto che il Senato approverà il disegno di legge perché fra i senatori americani ci sono "molti tifosi". È vero. Quanti "tifosi" ci sono nel Senato americano per i clandestini?

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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