MCCAIN: STERZANDO A SINISTRA PER VINCERE?
"Sono legato" al successo della guerra in Iraq. Senza di quello "io perdo" l'elezione. Ecco come John McCain ha spiegato recentemente il legame fra la sua candidatura e il conflitto nel Medio Oriente. Ciononostante o forse a causa di questo dilemma McCain ha tenuto un discorso nel quale ha cercato di abbandonare alcune delle sue vedute più conservatrici prendendo così delle distanze da George Bush.
Nel discorso, tenuto al World Affairs Council di Los Angeles, il senatore dell'Arizona ha parlato sostanzialmente come un candidato democratico. Ha detto che non bisogna affidarsi ai "regimi autocratici" per risolvere problemi internazionali. La pace e la stabilità nel mondo hanno bisogno della leadership americana ma è necessario anche "attirare altri" per ottenere risultati positivi. È necessario difendere le regole della società "internazionale civilizzata" e creare nuove istituzioni per raggiungere le mete desiderate. McCain ha anche discusso il tema del riscaldamento globale, la proliferazione nucleare e la necessità di risolvere la tragica situazione dell'Aids in Africa.
Si tratta ovviamente di "temi" democratici che allontanerebbero McCain dalla politica unilaterale dell'attuale presidente George Bush. Una distanza che crescerebbe anche soprattutto con la nuova idea di McCain di chiudere la prigione americana a Guantanamo Bay e creare nuovi metodi per affrontare quelli sospettati di terrorismo.
Le idee moderate di McCain miravano a presentare il candidato in luce presidenziale riflettendo in questa maniera il suo recente viaggio nel Medio Oriente ed Europa. Durante la sua visita il senatore dell'Arizona, il virtuale candidato repubblicano, si è incontrato con Gordon Brown, primo ministro inglese, e Nicolas Sarkozy, presidente della Francia. McCain ha elogiato i leader francesi ed inglesi come eventuali collaboratori diplomatici. In effetti, McCain agiva da "presidente" mediante il suo viaggio.
Nonostante la sua sterzata a sinistra McCain non ha abbandonato la sua idea centrale sull'importanza della guerra in Iraq e sulla necessità di vincerla. Cosa vuol dire vincere? Per McCain vuol dire creare governi stabili in Iraq ed Afghanistan che non rappresentino "minacce ai loro vicini" e naturalmente pericoli per gli americani. Quindi una fuga precipitosa dall'Iraq sarebbe un "atto di tradimento" con conseguenze serie per tutti. Quanto tempo ci vorrà per cogliere gli obiettivi? McCain aveva già indicato che è impossibile precisare e che forse gli Stati Uniti dovranno mantenere truppe in Iraq per molti anni come lo hanno fatto in altri Paesi del mondo.
Le reazioni di Hillary Clinton e Barack Obama al discorso di McCain erano prevedibili. Ambedue candidati alla nomina del Partito Democratico hanno detto che il loro rivale continua a seguire la linea di Bush ad opporsi al ritiro delle truppe dall'Iraq. Barack Obama è andato oltre ed ha caratterizzato un'eventuale amministrazione di McCain come un terzo mandato per George Bush. L'ex first lady ha però aggiunto che il senatore dell'Arizona aveva espresso alcune componenti lodevoli. Si tratta, infatti, dello spostamento di McCain verso il centro politico. Se lo può permettere dato che ha già in tasca la nomina del Partito Repubblicano e può dirigersi non solo ai membri del GOP ma a tutto l'elettorato. Per conquistare la Casa Bianca McCain avrà il difficile compito di mantenere unito il suo partito, la sua base, e convincere gli elettori repubblicani di destra che è un vero conservatore. Allo stesso tempo dovrà anche conquistarsi una percentuale di elettori indipendenti ed anche democratici.
Non sarà facile in parte per il fattore economico. Nonostante il fatto che i candidati repubblicani hanno tradizionalmente surclassato i loro avversari democratici nella raccolta dei fondi per le campagne politiche, McCain ha poco successo. In questo senso Barack Obama è l'indiscutito vincitore. Il senatore dell'Illinois ha persino surclassato Hillary Clinton nonostante la "macchina organizzatrice" eredata da suo marito, l'ex presidente Bill Clinton.
Al momento sembra che Obama sarà il candidato democratico. Seguirà anche lui l'esempio di McCain e si sposterà dalla sua base democratica per "sedurre" elettori indipendenti e ed anche repubblicani? Lo sapremo fra poco tempo non appena avrà ottenuto la nomina che di giorno in giorno diventa più inevitabile.
Domenico Maceri /x(
(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (¹ International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan
Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications).