L'ultima battaglia delle Province

Le loro ragioni (maggiori costi, caos istituzionale ecc.) parole al vento (non c'è peggior sordo...). Ma fra sei mesi chi, e come, gestirà le oltre 200 materie delegate dal Pirellone?

Il Consiglio Direttivo dell’Unione Province Lombarde (UPL), di cui è Presidente il Presidente della Provincia di Sondrio Massimo Sertori, si è riunito a Milano oggi, mercoledì 15 gennaio. I rappresentanti delle Province lombarde hanno discusso, ora che sta per iniziare al Senato la volata finale, il disegno di legge sulle Province e le Città metropolitane e le norme sulle Province contenute nella legge di Stabilità, in particolare quelle che prevedono i commissariamenti delle Province in scadenza naturale del mandato o per cessazione anticipata degli organi e la proroga al 30 giugno 2014 delle gestioni commissariali in atto.

Si è trattato di decidere azioni e strategie comuni anche in vista dell'Assemblea dei Presidenti di Provincia e Presidenti di Consiglio Provinciale a Roma. Parola d'ordine delle Province lombarde il portare il loro contributo in difesa dei territori, dei cittadini e, soprattutto, della democrazia, fortemente minacciata da questi provvedimenti. Frecciata di Sertori: “se oggi consentiamo al Governo centrale di cancellare, attraverso la procedura incostituzionale del commissariamento, la rappresentanza democratica di un organo previsto dalla Costituzione come le Province, chi  potrà impedirgli domani di fare lo stesso con i Comuni?”.
Si è parlato di caos istituzionale. Forse a Roma pensano a qualche Regione che si é tenute strette le competenze per questioni di potere. In Lombardia ci sono voluti 15 anni per far andare in porto un processo di delega – oltre 200 le materie delegate! - e in pochi mesi si dovrebbe fare il percorso inverso? Altro che dilettanti allo sbaraglio, qui si passa ogni ragionevole limite fregandosene dei contenuti e quindi dei guai per la gente e anche per la cassa visto l'inevitabile incremento dei costi. Vale il ricorso alla saggezza popolare che sostiene non vi sia peggior sordo di chi non vuol sentire. E, nel merito, come farebbe un commissario da solo a sbrigare l'enorme mole di lavoro che svolgevano, e svolgono, otto assessori?
Quanto al commissariamento delle Province non ricorrono nelle motivazione gli unici due casi in cui questo è possibile: dissesto finanziario o condizioni di penetrazioni di criminalità organizzata. Siamo oltre la cinquantina in fatto di enti coinvolti. Probabile, se disgraziatamente nulla cambia, che qualcheb ricorso ci sia e in tal caso succederà quello che è già successo mesi fa, ossia ce verso da parte della Corte Costituzionale.

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