PRIMARIE USA: HILLARY GETTA LA SPUGNA?

"Non ha nessuna possibilità di vincere" e quindi dovrebbe "ritirarsi ed appoggiare il senatore Barack Obama". Ecco come il senatore democratico del Vermont Patrick Leahy ha messo alla luce ciò che non pochi membri del partito di Hillary Clinton stanno pensando ma fino ad ora hanno taciuto.

L'ex first lady non ha nessuna intenzione di seguire il consiglio di Leahy il quale era stato uno dei più forti sostenitori di Bill Clinton durante la procedura dell'impeachment per avere mentito sulla sua relazione con la stagista Monica Lewinsky. Leahy non è dunque un "traditore" come James Carville aveva descritto Bill Richardson per avere offerto il suo appoggio a Barack Obama invece di sostenere la Clinton dati i loro rapporti di amicizia.

L'ex first lady non intende gettare la spugna anche se sa che matematicamente non potrà vincere abbastanza delegati per ottenere la nomina. Lei sa anche che nemmeno Barack Obama potrà ottenere il numero di delegati necessari per la nomina anche se il senatore dell'Illinois ha un centinaio di delegati più di lei. La Clinton continua a sperare in un forte successo nello Stato del Pennsylvania che avrà la primaria martedì prossimo, 22 aprile. L'altra speranza è che Obama in qualche modo inciampi e i superdelegati le offriranno la nomina.

Al momento pochi scommetterebbero sulla Clinton. Obama ha condotto una campagna quasi perfetta ed è riuscito persino a trascendere il problema del suo pastore Jeremiah Wright il quale aveva pronunciato delle frasi contro gli Stati Uniti che molti hanno considerato offensive. Obama ha usato la scusa per parlare apertamente della questione razziale mediante un memorabile discorso alcune settimane fa. Non avrà convinto tutti ma anche i repubblicani moderati sono stati costretti ad apprezzare l'eloquenza e la sincerità del senatore dell'Illinois. Gli ultimi sondaggi rivelano che Obama si è ripreso e sconfiggerebbe la sua avversaria di dieci punti in una contesa di elettori democratici.

Tutto sembra indicare dunque che per il bene del Partito Democratico l'ex first lady dovrebbe ritirarsi. Howard Dean, il presidente del Partito, vuole risolvere la questione al più presto per potere concentrare gli sforzi sulla battaglia contro i repubblicani i quali hanno già dato la nomina a John McCain, senatore dell'Arizona.

Per cercare di convincere la Clinton a ritirarsi si è già cominciato a discutere di qualche "ricompensa" per il suo gesto nobile di lasciare il campo libero ad Obama. Alcuni hanno suggerito che l'ex first lady potrebbe candidarsi a governatore dello Stato di New York dove avrebbe buonissime chance di successo. Un'altra ipotesi sarebbe di divenire presidente del Senato dopo le elezioni. Ed ancora un'altra sarebbe di essere nominata alla Corte Suprema una volta che Obama avrebbe conquistato la Casa Bianca.

Ci sarebbe anche la possibilità di Obama e Clinton in "un dream ticket" come ha suggerito persino Mario Cuomo, ex governatore dello Stato di New York. Questa ipotesi era stata anche suggerita da Hillary Clinton ma scartata da Obama. Il vantaggio dei due nello stesso ticket è che ovviamente unificherebbe il partito. Ma dati i toni negativi della campagna l'eventualità sembra remota. Obama non accetterebbe il ruolo di vicepresidente dato ha già vinto più delegati ed ha anche surclassato l'ex first lady nel voto popolare e nel numero di stati vinti. La Clinton non accetterebbe il ruolo di vicepresidente nemmeno, ruolo che in un certo senso ha già ricoperto durante la presidenza di suo marito.

Nel frattempo i toni aspri della campagna democratica continuano e alcuni leader cominciano a perdere la pazienza. Se i leader del Partito Democratico lasciano correre e non entrano in campo, aiutano involontariamente John McCain. Mentre i due candidati democratici si arruffano fra di loro il candidato repubblicano sembra avere campo libero per concentrarsi sulla vittoria finale. In tal caso si avrebbe un terzo mandato per George Bush considerando le idee conservatrici di John McCain.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a

Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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