UE, ACCORDO SUL PACCHETTO CLIMA. L'ITALIA SPUNTA FACILITAZIONI

L'Italia potrà ricorrere fino al 50% dei tagli di anidride carbonica con eco-investimenti in Paesi non Ue, contro un tetto europeo del 20%. Questo è uno dei punti del pacchetto europeo "clima ed energia" chiuso a Bruxelles nei giorni scorsi dopo un negoziato estenuante condotto dall'Italia per ammorbidire il testo originario della Commissione europea. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha parlato di «grande vittoria italiana».

Tra i punti chiesti e ottenuti dall'Italia c'è la clausola di revisione. Nel marzo 2010 il Consiglio europeo esaminerà i risultati. Si deciderà se c'è lo spazio per forzare la riduzione di emissioni dal 20 al 30%, o viceversa se servirà una valutazione critica dell'impatto delle misure sull'economia europea e sull'efficacia ambientale. «Questa clausola di revisione - commenta Corrado Clini, direttore generale al ministero dell'Ambiente, che ha condotto l'ultima parte e la stretta finale della mediazione a Bruxelles - è un'ottima leva per il negoziato internazionale con Usa, India e Cina».

Il "fondo Margherita" anticrisi - voluto dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti - sarà la base per un fondo europeo per l'energia, le fonti rinnovabili e le infrastrutture, coordinato dalla Banca europea degli investimenti e gestito in ogni Paese da un'istituzione nazionale (per l'Italia sarà la Cassa depositi e prestiti). «È il primo strumento di politica finanziaria europea che lega energia, cambiamenti climatici e infrastrutture. Il fondo - aggiunge Clini - potrebbe essere lo strumento "keynesiano" parallelo a quelle politiche che potrebbe promuovere Barack Obama negli Stati Uniti».

La tecnologia carbon capture and sequestration (cattura e isolamento della CO2) consiste nel seppellire in vecchi giacimenti vuoti e sicuri l'anidride carbonica sottratta ai fumi delle ciminiere. L'Italia si è sempre opposta, ritenendola un rimedio palliativo: ciò avrebbe bloccato il progetto dell'Eni e dell'Enel per sviluppare insieme una tecnologia tutta italiana, a partire dall'esperienza che si sta sperimentando nella centrale di Brindisi e nei giacimenti storici piacentini di Cortemaggiore. Il Governo in queste ultime battute di negoziato europeo ha saputo cambiare rotta e d'intesa con la Gran Bretagna è riuscito a mettere nell'accordo un co-finanziamento di 10 miliardi per il 15% della spesa.

Chi non riesce a ridurre le emissioni di CO2 deve comprare i diritti di emissione. Alcuni settori potranno avere gratis i diritti: quelli che rischiano di doversi trasferire in Paesi meno severi, come la Cina. Per riconoscere i settori a rischio di delocalizzazione, saranno considerati i sovraccosti del pacchetto europeo, gli effetti sugli scambi internazionali, il divario competitivo tra gli impianti europei e quelli di Paesi terzi.

Cambia anche il modo di suddividere tra i Paesi e i settori i tagli alle emissioni (che siano gratuiti o a pagamento). Non ci si basa più sul solo Pil (per l'Italia, il 13% dell'intera Ue) bensì su un benchmark, un confronto che incroci il Pil pro capite e le emissioni pro capite, «l'Italia molto efficiente - ricorda Clini -ha poche emissioni in rapporto alla produzione».

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