ELEZIONE USA 2012: L'INIZIO DELLA CORSA 11 2 20 40
"Non si tratta di un sondaggio Gallup" ha dichiarato David Keane, direttore del gruppo CPAC (Conservative Political Action Conference) prima di annunciare i risultati del loro recente convegno annuale. Com'era successo l'anno scorso, Ron Paul ha vinto lo "straw poll", il sondaggio (30% dei consensi) a cui hanno partecipato quasi quattromila membri del gruppo di conservatori. Al secondo posto si è classificato Mitt Romney (23%), seguito da Gary Johnson, Chris Christie, e finalmente Newt Gingrich.
Il valore del voto è limitatissimo e fra questi solo Romney, ex governatore del Massachusetts e candidato alla presidenza nel 2008, e Newt Gingrich hanno delle serie chance di aspirare alla nomina repubblicana ed eventualmente confrontarsi con Barack Obama, lo scontato candidato democratico.
Paul, il settantacinquenne parlamentare ultraconservatore e libertario del Texas, ha idee troppo lontane dal centro politico. Includono un ruolo limitatissimo del governo e l'opposizione alla guerra in Iraq ed Afghanistan.
Fra gli altri papabili per la nomina repubblicana che non hanno partecipato al convegno CPAC spiccano Sarah Palin che ha ricevuto il 3% dei consensi e Mike Huckabee, ex governatore dell'Arkansas. Ambedue hanno partecipato all'elezione presidenziale del 2008, la Palin come vice di John McCain e Huckabee come candidato perdente per la nomina repubblicana.
Essendo all'inizio della campagna presidenziale i leader presenti al convegno hanno diretto le loro frecce al presidente Obama come era da aspettarsi. Gingrich si è concentrato a dire che Obama non "è Ronald Reagan" commentando il suggerimento "dell'amore" fra Obama e Reagan apparso recentemente su Time Magazine. Rick Santorum, ex senatore della Pennsylvania, invece ha dichiarato che Obama ha un problema con la "verità" e che non accetta l'esistenza "del male" come pericolo per l'America.
Oltre alle frecciate per Obama l'ex vicepresidente Dick Cheney ha ricevuto un'accoglienza non tanto calorosa. Cheney era presente al convegno per consegnare il premio di "difensore della costituzione" al suo amico Donald Rumsfeld, l'ex segretario della difesa nell'amministrazione Bush. Parecchi dei presenti lo hanno fischiato causando Cheney di reagire in modo scortese invitandoli a sedersi e stare zitti.
Si trattava ovviamente di una piccola minoranza ma il messaggio alla vecchia guardia dell'ex presidente George Bush era di mettersi da parte e cercare di dimenticare il fallimento dell'ultimo presidente repubblicano.
Il cammino che conduce alla Casa Bianca nel 2012 è lungo e i luminari presenti al convegno hanno cominciato a fare i primi passi. Alcuni credono di avere possibilità ma altri che faranno parte della campagna saranno soddisfatti di qualche successo vicino al bersaglio centrale. Per alcuni si tratta della possibile vicepresidenza mentre altri poco noti sarebbero soddisfatti di farsi un nome mirando al di là del 2012.
Obama invece già guarda al 2012. La sua svolta a destra dopo la vittoria repubblicana alle elezioni di midterm lo ha spinto alla collaborazione con il Gop. I tagli al bilancio per l'anno prossimo hanno suscitato lamentele sia dalla sinistra che dalla destra. Ciò è esattamente quel che vuole Obama. Sa che il 40% degli americani gli voterà contro di sicuro e che il 40% gli voterà a favore. Resta il 20%, cioè gli elettori indipendenti che decideranno l'elezione. Questa svolta a destra mira a conquistarsi la maggioranza di questo 20%. Sembra funzionare. I più recenti sondaggi vedono Obama in ripresa. Quindi può permettersi di aspettare tranquillamente il suo avversario chiunque lui o lei sia.
L'eventuale candidato repubblicano dovrà sperare che l'economia continui a stentare. In particolar modo la questione della disoccupazione sarà di somma importanza. Se la disoccupazione scenderà verso il 7% o l'8% sarà dura per il candidato del Gop. L'eventuale candidato repubblicano dovrà dimenticare il 2012 e aspettare la prossima volta quando non dovrà lottare con il presidente in carica.
Domenico Maceri (x)
(x) dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.