I REPUBBLICANI TRADISCONO DETROIT

"Non siamo riusciti a tagliare il traguardo". Ecco come Harry Reid il leader della maggioranza al Senato americano ha spiegato il fallito tentativo di salvataggio dell'industria automobilistica. I senatori repubblicani, malgrado la loro minoranza, sono stati capaci di bloccare la proposta già approvata dalla Camera dei Rappresentanti la quale aveva anche il supporto del presidente George Bush.

Il piano di salvataggio avrebbe dato 14 miliardi a General Motors, Ford e Chrysler, i tre colossi di Detroit, onde evitare la loro bancarotta. Dei tre sembra che Ford sia nella miglior posizione di mantenersi a galla nel vicinissimo futuro.

Il programma non è andato in porto perché in grande misura i senatori repubblicani volevano colpire il sindacato, la United Auto Workers. Per i senatori del GOP i membri del sindacato guadagnano troppo. Le altre ditte automobilistiche straniere che operano negli Stati Uniti si trovano in una condizione superiore perché non devono fare i conti con sindacati e i loro lavoratori guadagnano di meno.

Un'analisi superficiale rivela però che gli stipendi dei lavoratori dei tre colossi di Detroit sono solamente un po' più alti di quelli delle ditte straniere con fabbriche negli Stati Uniti. Ciò si deve al fatto del costo di pagare i benefici dei lavoratori già in pensione. I lavoratori di Toyota, Nissan e Honda negli Stati Uniti sono stati assunti più recentemente e non hanno tanti pensionati. I loro costi sono dunque inferiori. In alcuni casi i lavoratori delle ditte straniere hanno infatti guadagnato di più mediante i bonus di profit-sharing. C'è poi il fatto che il costo del lavoro nella produzione di un'automobile è solo il 10% del totale. Il 90% delle spese è dovuto alla ricerca e sviluppo, parti, pubblicità, marketing e costi di management.

Tutto ciò non interessa i senatori repubblicani che hanno bocciato il piano di salvataggio. Infatti, la maggioranza dei senatori contrari a mantenere in piedi l'industria automobilistica americana rappresentano cittadini del sud. Questa è la zona dove le ditte automobilistiche straniere hanno la stragrande maggioranza delle loro fabbriche. In effetti, l'opposizione dei repubblicani al salvataggio aiuta le ditte straniere e continua la filosofia conservatrice dell'outsourcing dei lavori.

Il piano di salvataggio ovviamente avrebbe anche aiutato la classe dirigente delle ditte le quali sono in grande misura responsabili per avere fatto scelte sbagliate. La loro enfasi sulle macchine grosse si è rivelata un grave errore ed ecco perché le ditte straniere sono riuscite a conquistarsi un maggior numero di clienti ed ingrandire la loro fetta di mercato. Ciononostante punire le ditte vuol dire anche colpire i lavoratori i quali non hanno fatto altro che fare il loro dovere.

Dopo il salvataggio di Wall Street che ha beneficiato in grande misura le grosse ditte di colletti bianchi, approvato in metodo bipartisan, si credeva che anche le ditte automobilistiche avrebbero ricevuto un sostegno. Ciò forse avverrà ancora dato che il presidente Bush ha l'opzione di usare parte dei 700 miliardi di dollari stanziati per Wall Street e di indirizzare una piccola parte verso i costruttori di automobili.

Salvare le ditte automobilistiche è qualcosa che si sta facendo anche in Europa, vedi la Svezia e la Gran Bretagna. Altri Paesi come la Germania e l'Italia avranno difficoltà a tirarsi indietro. Gli effetti della bancarotta dei tre colossi di Detroit sarebbero disastrosi non solo per i manager ed i lavoratori. Allo stesso tempo avrebbero un effetto negativo su milioni di persone che direttamente o indirettamente dipendono dalla produzione di veicoli. Inoltre si tratterebbe di un altro duro colpo alla recessione ed aumenterebbe l'insicurezza nazionale ma anche quella internazionale.

Gli Stati Uniti non possono permettersi di perdere totalmente tutte le ditte che producono. La sicurezza nazionale richiede che il Paese produca e non solo importi prodotti fatti all'estero. Durante le seconda guerra mondiale il governo americano chiese alle ditte automobilistiche di smetterla di costruire macchine e cominciare a costruire carri armati. Fu fatto. Aiutò notevolmente alla vittoria.

I senatori repubblicani sempre parlano di patriottismo ma il loro voto di opposizione al salvataggio di Detroit fa sentire l'odore di tradimento.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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