09 11 20 EUROPERETTA PER COMPRIMARI INCOLORI. QUALE AUTOREVOLEZZA POTRANNO AVERE SIA IL PRESIDENTE CHE IL MINISTRO DEGLI ESTERI EUROPEI? BRAVE PERSONE, CERTO, MA PER SEDERSI AL TAVOLO CON USA, GIAPPONE, CINA, INDIA, ARABI ECCETERA CI VORREBBE BEN ALTRO!
Avevamo scritto il 1 novembre scorso che le maggiori chanches le aveva il Ministro degli Esteri inglese Miliband che però aveva detto di non essere interessato, probabilmente preferendo puntare alla guida del Labour per presentarsi alla seconda elezione come candidato Premier. E' stato così. Una differenza: gli osservatori, ed in particolare quel particolare tipo di osservatori che sono i bookmakers, archiviata l'ipotesi Miliband puntavano su D'Alema non trovando nessuno nelle figure candidabili, almeno secondo le voci corse, avente un minimo di spessore internazionale tale da reggere il confronto con i grandi della terra. Qualche mal di pancia certo non mancava ma questo era originato dal passato comunista dell'ex Premier italiano, controbilanciato da quella che sembrava la posizione granitica dei socialisti da cui dipendeva la designazione essendo toccata ai popolari, nel gioco delle spartizioni, la Presidenza.
Guarda caso i giochi però si riaprono, certamente favoriti da una Presidenza svedese non certo tenera con gli italiani, ma soprattutto per il siluro dei socialisti tedeschi a D'Alema, colto al volto dai laburisti inglesi cui tutto serve in previsione della scontata legnata alle prossime elezioni politiche. Riaperti i giochi ne vengono fuori due perle, non quelle originali e pregiatissime dei fondali di Tahiti, e neppure di quelle coltivate bensì, in sostanza, due patacche, pur con il dovuto rispetto che si deve alla baronessa inglese e al belga, anche pensando alla loro incoscienza nell'accettare due incarichi per svolgere adeguatamente i quali avrebbero bisogno almeno di un Mago Merlino costantemente al loro fianco. E' vero che Herman Van Rompuy viene da un breve periodo da Premier del Belgio, messo lì dal re per cercare di fare andare d'accordo i suoi fiamminghi con i valloni, e prima si era occupato di economia, ma per fare il n. 1 d'Europa ci vuole ben altro che tali esperienze o che le sue poesie in giapponese. E' anche vero che Catherine Ashton è una baronessa e ha fatto in quest'ultimo anno il Ministro europeo per il Commercio estero, ma queste due cose non la aiuteranno certo nel confronto con i Capi di USA, Giappone, Cina, India, Brasile e perfino S. Marino, Andorra e Montecarlo.
Operetta europea
Operetta europea dunque, anzi Europeretta. Potremmo riesumare Franz Lehar con la sua vedova allegra. Un'Europa vedova del suo grande passato e con l'allegria della spensieratezza incosciente, alla struzzo, con la testa sotto la sabbia per non vedere come sta cambiando il mondo. In compenso però dalle diverse sedi europee vengono altisonanti segnali di lungimirante intelligenza, come il negare le radici cristiane, il bandire i Crocefissi, una certa italofobia, l'UCAS eretto a sistema da una burocrazia, quella dei burosauri, che dimostra come non vi sia mai limite al peggio.
Nella logica politica di un tavolo a 27 poteva anche rientrare il non passaggio di D'Alema. In giro per il nostro continente qualcuno con i numeri necessari poteva anche esserci. Ma silurare un Blair alla Presidenza per un belga qualsiasi e D'Alema per una Lady abituata alla Camera dei Lord, sono cose da avanspettacolo (con la scusa agli interpreti di questo settore).
GdS