LA FRANCIA E LA GRANDEUR POLITICA - LA FRANCIA E IL NUCLEARE DOPO IL GIAPPONE 11 3 20 45

L'appello alle popolazioni sede delle centrali francesi contro il nucleare da un costituendo Comitato

Risposta alla grandeur

La Francia e la sua grandeur, anzi quella del suo capo, Sarcozy, che cerca di rimediare alla sua caduta di popolarità con un po' di bombe sulla testa dei libici (sempre teste sono quale sia la loro parte, o tribù).

Adesso ha dovuto ingoiare il passaggio di leadership alla NATO ma subito è ripartito con l'altro bombarolo, Cameron, ora battendo la via diplomatica. Vista l'irritazione italiana è arrivata una dichiarazione da mentecatti. Più o meno han detto che dal momento che le decisioni dovranno passare dalla UE anche l'Italia in quella sede potrà dire la sua. Come, cioè, gli altri 25 Paesi. Come, ad esempio, il Lussemburgo, dimenticando, oltre a tutto, che siamo in prima linea.

L'irritazione non deve però essere lasciata al Palazzo - che, almeno in questo, sia però unanime! - ma deve scendere fino all'uomo della strada usando i mezzi di cui l'uomo della strada dispone ovvero lasciando ogni e qualsiasi prodotto francese sugli scaffali, per esempio.

Nucleare

La Francia è piena di centrali nucleari. Ne avremmo disperato bisogno anche noi. Sembrava che ormai questa convinzione si fosse sufficientemente diffusa visti i problemi energetici che abbiamo e che saranno sempre più seri nel futuro. Il Giappone ci ha fatto tornare indietro. Inutile dire che là è successo un evento millenario già per loro e impossibile da noi. Inutile dire che oltre a questo sisma è arrivato uno tsunami ipergigantesco. Inutile dire che tante altre centrali giapponesi non hanno fatto una piega. Inutile dire che a fronte di 25.000 morti, se bastano, per lo tsunami ce n'è stato uno solo nella centrale. Inutile dire che là sono centrali di prima generazione e quelle che dovrebbero essere costruite in Italia sarebbero di terza con garanzie di sicurezza iper-moltiplicate. L'emotività vince e gli antinucleari possono spuntarla. Questa volta però non ci facciano fessi come l'altra volta. L'altra volta avevano spergiurato che dopo l'Italia sarebbero venuti gli altri. Noi cornuti e mazziati perché abbiamo chiuso le nostre centrali, gli altri le hanno tenute aperte e con quelle ci hanno fornito a più caro prezzo l'energia con, inoltre, macchinari che fino allora venivano prodotti anche in Italia mentre così abbiamo dato un colpo mortale all'industria elettromeccanica italiana.

Appel aux citoyens des lieux avec centrales nucléaires

(Appello ai cittadini dei luoghi ove vi sono centrali nucleari)

Se in Italia non deve tornare il nucleare per ragioni di sicurezza ci devono spiegare come intendono risolvere lo stesso problema per le centrali che ci sono.

Noi siamo andati a fare una ricognizione delle centrali nucleari francesi. Ci siamo soffermati su tre che distano dall'Italia meno di 200 km, tenuto conto che in Giappone la gente fibrilla a 500 km di distanza (anche là se rischio reale sinora non si è visto). Una bella età, circa, non c'è che dire: 40 anni, 35 anni, 25/35 anni.

Abbiamo preso nota dei Comuni sede delle centrali e stiamo facendo la mappa di quelli contermini. Sfideremo i nostri antinucleari - che comunque ci devono dire in qual modo possiamo produrre l'energia che ci serve (x) - a portare la guerra al nucleare in queste località. Non lo facessero sappiamo come arrivare a queste comunità. In modo civilissimo, con l'arma della persuasione.

Chi dovesse obiettare che però così facendo ci giochiamo l'energia che ora ci viene dalla Francia può andare a quel paese per una ragione semplicissima:

- O il nucleare è pericoloso, e allora via in Italia e via in Francia

- O ci sono in Francia le condizioni di sicurezza e allora, di più per le innovazioni tecnologiche nel frattempo portate, ci sono anche in Italia.

Liguria e Piemonte: attivarsi!

Ce n'è ovviamente per tutti perché un inconveniente a una delle tre vicine centrali si propaga negli effetti circolarmente. Ma chi è più lontano respira meglio e ovviamente si preoccupa di meno. Piemontesi e Liguri sono i più vicini. Ci pensino su se non è il caso di muoversi.

Intreccio

E' evidente che il nostro è un intreccio tra la reazione all'arroganza francese sulla questione libica e l'utilizzo degli eventi giapponesi. Ciascuno però opera con armi che ha.

Se si parte bene un buon lavoro si può fare. Partendo da Cruas piuttosto che da Codolet o da Pierrelatte, Comuni che gli impianti nucleari ce l'hanno in casa. Così almeno sostiene il costituendo Comitato contro il nucleare francese.

***

(x) La frase generica delle 'rinnovabili' non basta perché di per sé è una favola. L' Associazione nazionale energia del vento, il massimo quindi di autorevolezza nel campo, ha stimato una potenzialità di 27,2 miliardi di kWora annui nel 2020 posto che si riesca per quella data, oltre gli impianti attuali, ad avere installato OTTOMILA AEROGENERATORI. Obiettivo difficile visto che anche quelli che sono per le rinnovabili quando si va al concreto, continuano ad esserlo ma alla condizione che gli impianti si vadano a farli da un'altra parte. In Puglia si è detto no persino a impianti off-shore, vale a dire in pieno Adriatico, lontani dalla costa. Ebbene se si riuscisse a fare con l'intercessione di San Gennaro questa specie di miracolo degli 8.000 generatori, la percentuale di energia prodotta rispetto ai consumi totali sarebbe solo dell'8,5%. E, si noti, che il costo di installazione dell'eolico è di circa un terzo rispetto al fotovoltaico. Il quale fotovoltaico, se si vogliono fare impianti di una certa potenza e quindi di correlative dimensioni, non ha affatto vita facile, persino con la motivazione che ruba spazio prezioso per l'agricoltura…

Politica