PRIMARIE USA: DIBATTITO DEMOCRATICO, TEMI REPUBBLICANI

Quando Hillary Clinton atterrò in Bosnia nel 1996 non c'era il fuoco dei cecchini ma fiori e sorrisi ad accoglierla. Hillary aveva mentito? O semplicemente si era sbagliata?

Molti hanno scelto la menzogna ma non il suo rivale Barack Obama. Nell'ultimo dibattito con la senatrice dello Stato di New York, Obama si è rifiutato di attaccare la sua avversaria. Il senatore dell'Illinois ha spiegato che ambedue candidati nel corso della lunghissima campagna hanno fatto qualche sbaglio.

Lo sbaglio più grande, voleva suggerire Obama, sarebbe quello di concentrarsi su temi triviali invece di discutere ciò che veramente dovrebbe essere di somma importanza agli elettori per capire i programmi dei due candidati. Ma i due moderatori non ne volevano sapere. Per quasi quarantacinque minuti le domande di George Stephanopolous e Charles Gibson della rete televisiva Abc hanno infuocato una tematica superficiale che aveva poco o niente a che fare con l'elezione del presidente degli Stati Uniti e in un senso più amplio anche del mondo. "Perché non porta Obama la bandierina americana all'occhiello della giacca" volevano sapere i due moderatori.

Le domande hanno frustrato il senatore Obama anche se lui non ha perso la pazienza ed ha cercato di indirizzare il discorso su un terreno di sostanza. Ciononostante i due moderatori hanno insistito che le loro domande erano importanti perché vertevano sul fattore di eleggibilità. Traduzione: gli americani vogliono sapere cose di poca importanza perché è così che votano.

In realtà si tratta di una tematica repubblicana la quale consiste quasi sempre di spingere la campagna politica su temi che poco hanno a che fare con il futuro del paese. Si ricorda per esempio il pegno alla bandiera di George Bush padre nell'elezione del 1988 per cercare di dimostrare che Michael Dukakis, il suo avversario, non era patriottico. La linea repubblicana è sempre di spingere su temi tangenziali perché quando si tratta di cose serie si trovano a disagio. Cercano cioè di convincere gli elettori a votare per loro usando le emozioni mentre i democratici spingono verso una tematica più sostanziosa di programmi.

Poco dopo il dibattito di Filadelfia Obama spiegò che il Partito Repubblicano seguirà quella linea nell'elezione di novembre. Non c'è dubbio. In un certo senso i giornalisti, specialmente alla televisione, fanno esattamente ciò che vogliono i repubblicani. Ecco come si spiega per esempio la metodologia della rete televisiva FOX. Infatti, sembra che le domande di Stephanopolous gli siano state dettate de Sean Hannity, il popolare commentatore di Fox News. In sintesi, Stephanopolous e la Abc hanno ceduto il campo alla Fox News.

I telespettatori del dibattito hanno idee diverse come si è visto dal fatto che i due moderatori sono stati fischiati alla fine del programma. Per non parlare poi dei 17.000 messaggi negativi lasciati nel sito internet della Abc.

Oltre a queste reazioni negative anche giornalisti importanti come Tom Shales del Washington Post hanno sottolineato il tono triviale delle domande. Ma David Brooks del New York Times ha scritto che il lavoro dei giornalisti è di mettere in imbarazzo i candidati onde scoprire le loro contraddizioni e debolezze.

La mancanza di professionalità di Gibson e Stephanopolous ha ironicamente contribuito a rafforzare il candidato democratico all'elezione generale di novembre. Nonostante la recente vittoria della Clinton in Pennsylvania al momento sembra che Obama la spunterà dato che finora ha vinto più delegati della sua avversaria. Inoltre lo slancio dei superdelegati i quali decideranno la nomina sembra anche indirizzarsi verso Obama come testimoniano anche le recentissime dichiarazioni di sostegno di Robert Reich, Sam Nunn e David Boren, pezzi da novanta del Partito Democratico. Giornalisti del calibro di Gibson e Stephanopolous riflettono lo stile e il tenore di una campagna con tematica superficiale televisiva. Il dibattito di Filadelfia è servito ad Obama come una buona sessione di allenamento in una partita che se giocata con regole di sostanza vincerebbe di sicuro. Se la partita invece sarà giocata seguendo le regole di Fox News e Abc si potrebbe avere un vincitore repubblicano che continuerebbe la politica disastrosa di George Bush.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a

Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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